di LISA CORVA su Il Piccolo del 31 luglio 2010
LUBIANA Forse la notizia non è una vera notizia, comunque eccola. Zoran Jankovic, il sindaco di Lubiana, si ricorda ancora la marca dei jeans che comprò da ragazzo a Trieste: Rifle (che, nonostante il nome, è un brand tutto italiano). Questo succedeva quando Trieste era un enorme emporio di jeans, caffè e detersivi. Quando c'era ancora il confine, ancora la Jugoslavia. Da allora, il confine è scomparso; una nuova repubblica è nata; e quel ragazzo che faceva la coda per andare a comprarsi dei jeans ora è sindaco di Lubiana. E se la capitale della Slovenia è sempre più vicina a Trieste, almeno apparentemente (solo tre quarti d'ora di autostrada); in realtà è lontana, proiettata "fast forward" in un orizzonte europeo e internazionale. Ahimé, al contrario di Trieste. E Jankovic, 57 anni, da quattro sindaco di Lubiana, ben determinato ad essere rieletto a ottobre, spinge sull'acceleratore.
Tra Trieste e Lubiana non c'è più il confine, ma forse un confine esiste ancora, anzi un "muro", psicologico. E' come se le due città non si parlassero davvero.
Lei dice? Non sono d'accordo. Quel confine non c'è più, né fisico né psicologico. E guardi che mi ricordo molto bene di quando, a volte, si aspettava anche due ore per entrare in Italia.
A Trieste per comprare jeans: dunque ci andava anche lei?
Ovvio, e mi ricordo ancora la marca: Rifle. Erano i tempi in cui a Trieste si andava per tre cose: jeans, caffè, detersivo. (In sloveno sembra quasi uno scioglilingua: kava, il caffè; pralni prasek, il detersivo; e kavbojke: i jeans, in slang, hanno preso il nome dai cowboy!).
Buffo che, da allora, lo shopping, anzi l'esperienza shopping sia entrata in modo determinante nella sua vita. Lei è stato fino al 2005 direttore generale di Mercator, la catena di supermarket che dalla Slovenia è arrivata fino in Albania e Bulgaria. Poi, nel 2006, si è presentato come indipendente alle elezioni comunali. Dalla scrivania di manager a quella di sindaco: che differenza c'è?
Nessuna, mi creda.
Amministrare una città non è come dirigere un supermarket…
Non sono d'accordo. Ai cittadini non interessa la politica, i cittadini vogliono vedere risultati. E dei miei 22 punti, i progetti che avevo presentato nel mio manifesto elettorale, posso dire di averne iniziati e conclusi già 18. Ne mancano solo 4.
Qual è il progetto di cui va più orgoglioso? Center Stozice, il doppio stadio con in più parco e shopping center, che viene inaugurato il 10 agosto?
Sono fiero di tutto. Ma ci sono alcune cose che mi stanno a cuore in modo particolare: il nuovo centro regionale per la trasformazione dei rifiuti (RCERO); i container di raccolta rifiuti posti sottosuolo; i 40 ettari di nuovi parchi e la costruzione della rete fognaria nella zona di Rakova Jelsa (una zona di Lubiana proprio accanto al fiume).
La rete fognaria?
Esattamente. Stiamo approntando una rete di canalizzazioni di modo che la Ljubljanica, il fiume che attraversa la città, sia di nuovo pulito e balneabile. Inoltre, stiamo modernizzando ed ecologizzando la raccolta dei rifiuti, ponendo i container per la raccolta differenziata sotto il livello del terreno: vengono alzati al suolo solo per essere svuotati.
A Lubiana, infatti, con lei sono entrate in vigore nuove leggi per la raccolta differenziata dei rifiuti: severissime, forse come solo in Svizzera.
Certo, e posso dirle con orgoglio che per il 60% il finanziamento del progetto del centro regionale per la trasformazione dei rifiuti è stato europeo. Lubiana già oggi è una città molto pulita, più ecologica.
Lei ha pedonalizzato buona parte del centro (con qualche polemica), ampliato le piste ciclabili…
E presentato un nuovo progetto per la rete di trasporti urbani, che si chiama appunto Urbana: oggi, a Lubiana, si sale in autobus senza comprare biglietto, e senza i soldi in mano. Si paga con una carta magnetica, o al massimo con un sms. Non mi basta, sia chiaro: se sarò rieletto ho in mente ancora più zone pedonali, più parchi, più case per i lubianesi.
Qualche anno fa lei dichiarò di avere due modelli urbani: Barcellona, e Vienna.
Sì: Barcellona per la qualità della vita, Vienna per l'organizzazione e l'ordine. Ho sempre pensato che Lubiana dovesse prendere il meglio, e i risultati mi danno ragione: la rivista Forbes ci ha messo tra le cinque città più vivibili d'Europa.
Insomma, a Lubiana non manca niente?
Niente (ride). Direi che manca solo quello che stiamo già facendo. Guardi, a me già così Lubiana sembra la città più bella del mondo.
All'inizio del suo mandato ha promesso che sarebbe stato un sindaco "a porte aperte": che avrebbe ricevuto chiunque, in municipio. Lo fa davvero?
Certo: ogni primo martedì del mese. Apro le porte del mio studio dopopranzo, rimango fino a sera. Ascolto. Ci sono.
E cosa le dicono, i lubianesi?
Di tutto. Molti mi ringraziano: perché hanno finalmente un appartamento, un posto all'asilo nido.
In quattro anni ha trasformato e accelerato Lubiana. E se fosse il sindaco di Trieste, cosa farebbe?
Il sindaco di Trieste? Ma per carità, non scherziamo. Conosco Dipiazza e mi congratulo con lui per il coraggio che ha avuto, nel riunire tre Presidenti di Stato; mi è piaciuto il Concerto dell'Amicizia diretto da Muti in Piazza Unità, uno sforzo eccezionale di collaborazione tra tre nazioni, un bel segnale.
Insisto: ci vorrebbe almeno un treno veloce, un collegamento, un Intercity tra Trieste e Lubiana…
Ma questo è un problema dello stato sloveno e di quello italiano, non della città di Lubiana!
Nessuna idea, dunque, su Trieste?
(Un momento di silenzio. A Jankovic non piace essere incalzato. Poi risponde). Una cosa mi piacerebbe: un accordo per far sì che i turisti delle navi da crociera, quelle che si fermano in porto a Trieste, possano venire in giornata a Lubiana. Ma forse in futuro, chissà, ci si arriverà.