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27 ott – Morto Crivelli, maestro capodistriano del giornalismo

Il direttore editoriale dell' "Unione Sarda", Gianni Filippini, ricorda Fabio Maria Crivelli, lo storico direttore capodistriano che guidò il giornale per 25 anni

Purtroppo la notizia della scomparsa di Fabio Maria Crivelli, storico direttore del nostro giornale, non è giunta inattesa. Si sapeva che stava male. Da qualche tempo gli anni si erano fatti progressivamente più pesanti. Ne avrebbe compiuto 89 fra qualche mese, a gennaio. L'ultimo tratto della sua vita ha avuto il segno della fatica e del dolore. Eppure apprenderla è stato un colpo durissimo per tutti noi de "L'Unione Sarda". Soprattutto per quelli che più a lungo e da vicino hanno avuto il privilegio di esserne allievi.

Tentare adesso di scrivere poche righe sul collega, il maestro, l'amico che ci ha lasciati è di sicuro un azzardo. Il sentito, doveroso omaggio rischia di essere travolto dalla tempesta emotiva. La commozione è troppo forte per sperare nel minimo di lucidità necessario a ricordare degnamente Fabio Maria Crivelli, a richiamarne – con quelle umane – le eccezionali doti professionali. Ed è quasi impossibile trovare, nel sofferto addio, parole adeguate che ancora una volta esprimano profonda stima e affetto sincero. Per tutta la categoria è stato – e resterà, nel ricordo collettivo – un alto punto di riferimento. Decine di giornalisti hanno imparato da lui l'amore, il rispetto e la dedizione per un mestiere tanto coinvolgente quanto difficile. Come il figlio Massimo, nostro stimato collega, al quale va – assieme a tutti i familiari – un forte, fraterno abbraccio.

Il doloroso evento ha fatto scattare la sequenza dei ricordi e il flashback composto da mille e mille frammenti di memoria si è fatto stimolo di intima sofferenza. Un lunghissimo rapporto si è trasferito nel passato. Ed è triste, molto triste. Anche se ciò che sta ormai alle spalle è di una ricchezza davvero preziosa. Non ci saranno più neanche le telefonate e i biglietti augurali che sapevano mantenere vivo il rapporto amichevole da quando Crivelli aveva lasciato definitivamente il giornale e affidato a una villetta di Sinnai la propria estraneità ai vuoti riti sociali e il proprio amore per la natura. Certo, resteranno, incorrotti, i sentimenti maturati e consolidati in oltre mezzo secolo. Ma non sarà la stessa cosa.

Quando nel 1954 ho conosciuto Fabio Maria Crivelli ero poco più che ventenne. A lui – appena arrivato al vertice del giornale – mancavano pochi giorni ai trentatrè anni. Nel quadro del radicale rinnovamento sostenuto da rilevanti e illuminati investimenti e con meditata decisione, gli editori – la famiglia Sorcinelli – l'avevano chiamato per imprimere al quotidiano una svolta di qualità, per farlo uscire dalla gabbia del provincialismo. Giornalista giovane ma di esperienza già robusta e matura, orgoglioso di essere nato a Capodistria, si era fatto romano anche umanamente nella redazione di importanti giornali. Nel parlare, del romanesco aveva inflessioni e accenti. Invece la sua scrittura, sempre di grande sostanza, formalmente proponeva un italiano di assoluto e spontaneo nitore che sapeva coinvolgere i lettori di ogni livello.

La dimostrazione che si era visto bene nell' affidare a Fabio Maria Crivelli la direzione del giornale non tardò ad arrivare. Da subito, grazie al suo appassionato e generoso impegno esaltato dalla lucida ed esperta professionalità, l'autorevolezza e la diffusione del giornale hanno cominciato a crescere. Un successo progressivo per il quale Crivelli, nei tanti anni di direzione, ha impegnato se stesso e le migliori energie di redattori e collaboratori vecchi e nuovi. Una svolta totale sostenute anche da importanti migliorie tecniche e strutturali. Informazione più ampia e puntuale da ogni angolo della Sardegna e da tutto il mondo. In particolare, servizi, inchieste, commenti e rubriche sulla realtà isolana e sui suoi problemi sociali. Spazi aperti alla cultura, meditato interesse per ogni forma d'arte e di spettacolo, sincera attenzione anche per i nuovi talenti dell'Isola. Davvero un grande salto di qualità. Così "L'Unione Sarda" ha cominciato a superare, uno dopo l'altro, gli scalini delle classifiche nazionali sui giornali più importanti e a essere non soltanto il più antico quotidiano della Sardegna, ma anche il più diffuso.

Fabio Maria Crivelli non è stato soltanto un giornalista di grande valore e un direttore di raro prestigio. Il suo profilo non si esaurisce nelle qualità professionali, nella straordinaria capacità – manifestata in pratica sino all'ultimo negli editoriali sempre accolti con vastissimo consenso – di scrivere articoli esemplari per chiarezza ed efficacia. C'è anche il coraggio con cui affrontava – schierandosi dalla parte dei lettori – le battaglie con il potere. Fabio Maria Crivelli era uomo di profonda e solida cultura. Leggeva molto. Affidava intellettuali interessi alla saggistica e personali curiosità alla narrativa e alla poesia. Amava in particolare il teatro di prosa per il quale aveva anche scritto testi interessanti. Lo attirava la conoscenza del mondo, era pronto a mettersi in viaggio appena il lavoro lo consentiva.

La direzione di Fabio Maria Crivelli è durata un quarto di secolo. Prima ventitrè anni, fra il 1954 e il 1977. Poi altri due, dal 1986. La si potrebbe addirittura legare a un record nazionale. Basterebbe eliminare dall'ipotetica classifica le "direzioni di famiglia", quelle non proprio giornalistiche di proprietari e loro rappresentanti. Per il resto, infatti, sono pochissimi quelli che reggono il confronto. Non è un caso che se ne parli con ammirazione nei libri di storia del giornalismo italiano. Comunque, è di Crivelli il primato – al momento imbattibile – per quanto riguarda "L'Unione Sarda" e tutta la Sardegna. Nel record c'è la conferma che il nostro giornale ha avuto per direttore un giornalista eccezionale, un professionista intelligente e appassionato, un maestro impareggiabile.

Grazie, carissimo Fabio Maria. Ci mancherai.

GIANNI FILIPPINI

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