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27 apr – Fiumana Calcio, il sogno al traguardo

I miei due grandi amori calcistici sono scomparsi, ma non sono morti, perché il calcio di poesia non muore mai”. I due grandi amori di Sergio Vatta, il migliore educatore di calcio giovanile che abbia avuto questa nostra repubblica del pallone, sono stati il Grande Torino e l’Unione sportiva Fiumana. Ma mentre sulla tragica fine del Torino a Superga la storia ha fatto il suo corso, quella della Fiumana, la squadra degli esuli di Fiume dell’Istria e della Dalmazia, è un capitolo tutto ancora da rileggere e forse, molto presto, anche da riscrivere. La parabola di questa squadra ancora spezzata si concluse nel ’44 con la grande fuga degli italiani della Jugoslavia minacciati dalla furia di Tito e dai dieci mesi di bombardamenti che a Zara avevano provocato la morte di duemila civili. “Il mare si era alzato col sangue dei suoi martiri a Zara e la mia famiglia da lì si salvò salpando il 30 ottobre a bordo di un torpediniere tedesco. Sfollammo a Mantova e lì nel ’49 mi raggiunse la notizia della tragedia di Superga. Da quel giorno io sentii che il mio cuore sarebbe stato per sempre granata”.

Il cuore del giovane Vatta era già granata dalla nascita, come le maglie della sua Fiumana, nata nel 1926, ma diventata tale dopo la fusione del Gloria e dell’Olimpia nel ’29. “Per 15 anni questa squadra navigò in serie B, regalando al nostro calcio giocatori del calibro di Volk, i fratelli Varglien, Loik, Mihalich (fu campione del mondo). Ben 16 scudetti (11 della Juve e 5 al Torino) furono conquistati da quei campioni che avevano militato nella Fiumana”, precisa orgoglioso Vatta.

Un trionfo, fino a quando la guerra non li strappò portandoli al fronte e costringendo i tifosi istriani a riparare in Italia, nei 109 campi profughi che non sempre calorosamente accolsero i nostri connazionali che fino ad allora avevano vissuto sull’altra sponda dell’Adriatico. L’ultima triste partita prima di sparire per sempre  dagli almanacchi, la Fiumana la disputò il 14 marzo del ’44 e in quella gara d’addio da retrogusto amaro rifilò un morbido e vellutato 4-1 al Vittorio Veneto. Fine della storia? Niente affatto, perché Sergio Vatta e suo fratello Antonio, ora vogliono rifondare la società e ripartire da quella domenica in cui la Fiumana consolidava il suo terzo posto in serie C.

Abbiamo fatto richiesta alla Federcalcio e al suo presidente Giancarlo Abete per la riammissione a quella stessa categoria che adesso si chiama Prima divisione. A giorni si pronunceranno e noi siamo fiduciosi. Non si tratta di far rinascere solo un club di calcio, ma dopo il “Giorno del Ricordo” che noi commemoriamo il 10 febbraio, significa ridare dignità alle vittime di una tragedia dimenticata come quella di noi italiani dell’Istria. La Fiumana è una società più grande della sua storia. Quello che sono diventato anche come educatore sportivo, è perché ho fatto esperienza per dodici anni del sacrificio e della sofferenza provata su un campo profughi e questi valori che fanno parte della nostra cultura di italiani di Fiume e di Zara, vorrei trasmetterli ancora ai giovani, specie nelle scuole, dove spesso invece noi troviamo la giusta collaborazione da parte degli insegnanti”.

Intanto i quattromila italiani che vivono a Fiume e i duemila di Zara attendono trepidanti il ritorno in campo della Fiumana che ha già uno stadio pronto a Torino, il “primo Nebbiolo”, al Parco Ruffini (ottomila posti) e una rosa di potenziali sponsor e presidenti onorari. “se ci riammetteranno alla Prima divisione serviranno giocatori e quindi la collaborazione delle altre società”.

Il presidente della Juventus, Giovanni Cobolli Gigli è di origine istriana, così come l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne, e il sindaco in esilio della libera città di Zara Ottavio Missoni, il quale magari potrebbe fornire le divise più eleganti del nostro calcio: maglia granata e calzoncini blu, quelli della cara vecchia Fiumana.

(da Avvenire del 26 aprile 2009)

 

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