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25 nov – Toth: lettera aperta a Claudio Magris

 

 

Che i figli non debbano pagare le colpe dei padri è un’affermazione più generosa che giusta. È anche un principio pratico per evitare richieste di danni a cascata di generazione in generazione.

Ciò che lascia pensosi nell’articolo di Claudio Magris sul “Corriere della Sera” del 18 novembre è che le sue considerazioni non siano state espresse in occasione della recente sentenza della Corte di Cassazione italiana sull’obbligo dell’attuale Repubblica Federale Tedesca di risarcire i danni alle vittime delle stragi naziste in Italia negli anni 1943-’45, ma dopo un innocuo discorso di Gianni Alemanno, Sindaco di Roma, che nel visitare la comunità degli esuli giuliano-dalmati dell’EUR ha voluto sottolineare che l’attuale Repubblica di Croazia dovrebbe riconoscere le stragi delle Foibe compiute “sul suo territorio” dall’armata comunista iugoslava nel 1943-’47 e oltre.

Seguendo l’opinione di Magris male avrebbe fatto quindi a suo tempo il Cancelliere della RFT Willy Brandt a chiedere scusa alla Polonia per i massacri compiuti dalla Germania nazista. E male avrebbe fatto anche Gianfranco Fini, nella veste di Ministro degli Esteri italiano, a chiedere scusa allo Stato d’Israele per le persecuzioni degli ebrei perpetrate dall’Italia fascista. Male farebbero Francia e Grecia a chiedere oggi alla Turchia di riconoscere il genocidio armeno di un secolo fa e la pulizia etnica delle popolazioni greche dell’Asia Minore nel 1922.

Se poi è vero che ad un politico come Alemanno si possono perdonare “inesattezze pasticcione”, perché i politici sono antropologicamente ignoranti, meno si può perdonare ad uno studioso e scrittore come lo stesso Magris quando afferma, con certezza quasi giudiziaria, che ad usare per primi le foibe per gettarvi dentro le persone furono gli squadristi italiani, certamente colpevoli di episodi di violenza. Affermazione che non ha alcun supporto storico documentale, come hanno contestato diversi lettori del Corriere, tra i quali autorevoli esponenti della comunità italiana in Istria, che le cose le sanno e non possono essere sospettati di parzialità ideologiche.

Che poi gran parte dell’Istria sia oggi territorio croato è incontestabile, anche se allora era territorio italiano e la Croazia non esisteva come Stato per il diritto dei vincitori, ma solo per quello dei vinti, i Paesi dell’Asse.

Nella Croazia di oggi comunque ci sono partiti di governo che non rinnegano la loro discendenza dallo Stato fascista di Anton Pavelić.

Il Sindaco di Roma insomma non è incorso in inesattezze così pasticcione nel salutare una platea di esuli e di figli di esuli giuliano-dalmati, i cui diritti e sentimenti Claudio Magris conosce bene e rispetta, come è giusto da parte di un uomo della sua statura intellettuale e morale.

Proprio in questi giorni una commissione di storici sloveni ha accertato l’eccidio di circa 100.000 persone da parte dei partigiani di Tito a guerra finita: sloveni, croati, serbi, italiani, ungheresi, tedeschi. È doloroso riaprire i conti con il passato. Noi italiani lo abbiamo fatto, nel bene e nel male. Valgano gli ultimi discorsi del Presidente Giorgio Napolitano ad El Alamein e a Redipuglia.

L’importante è che questo dolore “non offuschi la mente ed avveleni il cuore”. Su questo credo che siano tutti d’accordo con Claudio Magris.
                                   
Lucio Toth
Presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia

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