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25 aprile e stella rossa a Trieste (Il Piccolo 12 mag)

LETTERE

Egregio sig. Paolo Geri, non spetta né a me, né a lei giudicare la storia, tantomeno le pagine più tristi del nostro territorio, soprattutto in un momento politico nazionale che con forza evoca principi di libertà e volontà di allontanare gli errori di ogni realtà del passato.

Ma ricordare che la bandiera tricolore con la stella rossa rappresenta il simbolo della «Brigata Garibadi» e che la stessa doveva essere ben esposta in Risiera il giorno del 25 aprile come giusto segno di libertà e liberazione, stride con la storia scritta in ogni testo.

Colpisce la sua citazione dell’inno ufficiale delle Brigate Garibaldi «la stella rossa in fronte, la civiltà portiamo, ai popoli oppressi la libertà noi renderem». Come interpretare questo suo scatto di orgoglio? Sulla stella rossa in fronte non ho nulla da dire: tale era la divisa delle formazioni garibaldine e dei GAP («Gruppi di azione patriottica» formazioni partigiane alle dirette dipendenze del Pci con la complicità di Togliatti) e tale simbolo rappresentava il legame con l’Armata Rossa di Stalin.

Ho da dire invece sul quel «…la civiltà portiamo, ai popoli oppressi la libertà noi renderem». Nessuno può negare che alcune formazioni partigiane a conduzione comunista si resero responsabili di gravi colpe nel corso della guerra di liberazione. Mi riferisco a fatti che accaddero in tutta l’Italia centro settentrionale, ma che qui al confine orientale assunsero aspetti tragici, come quello del dramma della pulizia etnica anti italiana delle Foibe.

Come definire il massacro delle Malghe di Porzus nel febbraio 1945 quando le formazioni dei Gap di Giacca, uccisero 17 patrioti delle formazioni Osoppo?

E come definire l’intesa fra il Pci e il Partito comunista jugoslavo per far sì che il IX Korpus occupasse più territorio italiano possibile?

E che dire dei 40 giorni delle truppe di Tito a Trieste?

Nessuno toglie il rispetto ai morti e a coloro che combatterono e si sacrificarono, ma tale rispetto non significa rinunciare a ricordare in modo chiaro ciò che accadde nel 1943-45, qui al confine orientale dell’Italia, ma non solo.

No signor Geri, quelli con la stella rossa non hanno portato né la civiltà né hanno reso la libertà ai popoli oppressi, ma volevano semplicemente sostituire una oppressione con un’altra oppressione.

Il 25 aprile è il giorno della liberazione ma per Trieste e Gorizia fu l’inizio di un’altra drammatica ma fortunatamente breve occupazione, ma il 25 aprile è anche il di fatto inizio della Repubblica Italiana che ha un unico simbolo ed unica bandiera.

Ed allora come il fascio littorio e la croce celtica, anche la stella rossa rimanga chiusa nei libri di storia, evitando di esporla nelle giornate dolorose di ogni ricordo.

Maurizio Bucci, Gaetano Valenti
Consiglieri Regionali

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