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23 feb – Il commosso omaggio di Gorizia a Norma Cossetto

Di salite come quella che divide via del Carso da via San Michele, Norma Cossetto, con la propria inseparabile bicicletta, nella sua Istria, chissà quante ne avrà fatte. Soprattutto in quel maledetto autunno del ’43, quando stava lavorando alla tesi e si muoveva da un archivio all’altro, alla ricerca di dati e informazioni. Poi, la ferocia che si consumò in questo angolo di Europa si portò via nel modo più brutale questa ragazza ventitreenne.

Ieri, a 65 anni da quella tragedia, Gorizia ha voluto ricordarla, intitolandole il tratto che collega la parte alta alla parte bassa di Campagnuzza, il quartiere che più degli altri, in città, accolse gli istriani, i polesani, i fiumani e i dalmati sfuggiti al regime titino. «Martire infoibata (1920–1943)», c’è scritto sul cartello, sotto il suo nome. «Certi drammi non possono in alcun modo essere dimenticati – ha sottolineato il sindaco Romoli, aprendo la breve ed emozionante cerimonia -. Soprattutto oggi, di fronte alle vergognose spinte giustificazioniste, con le quali si vuole sminuire la pulizia etnica che si consumò in quegli anni».

La sorella di Norma, Licia, prima di levare il drappo tricolore che copriva la nuova insegna stradale, è riuscita a dire solo poche parole. «Vorrei solo che i nostri giovani conoscessero di più questa terribile pagina di storia nazionale – ha sospirato -. Noi, che vivemmo in prima persona quella stagione, siamo rimasti in pochi, però. E non possiamo fare altro che tenerci nel cuore la nostra amata terra rossa dell’Istria». All’inaugurazione sono intervenuti anche i due ex primi cittadini ai quali gli esuli adottati da Gorizia sono più legati: Antonio Scarano, che fece realizzare il lapidario al parco della Rimembranza, e Gaetano Valenti, che istituì, all’altezza della statua bronzea di Cesare Augusto, il largo Martiri delle foibe. «Segnali fondamentali – ha fatto notare Rodolfo Ziberna, presidente dell’associazione nazionale che riunisce gli italiani dell’esodo – ai quali oggi si aggiunge quest’altro tassello, dedicato a una figura che incarna ciò che rappresentarono per noi quegli anni tremendi compresi fra il 1943 e il 1947».

Alla cerimonia, seguita da decine di persone, sono intervenuti, tra gli altri, diversi assessori comunali, la signora Clara Morassi Stanta, del sodalizio che riunisce i parenti dei deportati, e il prefetto, Maria Augusta Marrosu. Quest’ultima, al termine della commemorazione, visibilmente commossa, si è intrattenuta a lungo con Licia Cossetto.

(Nicola Comelli su Il Piccolo del 23 febbraio)

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