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17apr12 – Il Beato Casotti / Kažotić da Traù, nuovo ”croato” per la Puglia

Dopo la cooptazione di Papa Sisto V tra i croati, maldestramente tentata da un “ricercatore” di Zagabria che ritiene di decifrare lo stemma del Peretti come allusivo ad una presunta origine illirica, ora il Beato Agostino Casotti, nativo di Traù, molto caro in quel di Lucera la cui Diocesi resse per un anno tra il 1322 e il 1323 e del quale è ripartito in questi mesi il processo di canonizzazione, si è visto addebitare la cittadinanza croata…a ritroso. «Si vanno costituendo – si legge in una nota diffusa da ambienti della Curia – gli organismi diocesani che devono valutare la cosiddetta fama di santità del Beato, cioè verificare se nel corso di tanti anni la venerazione del popolo cristiano è rimasta inalterata. Ci sarà, inoltre, una grande opera di sensibilizzazione perché attraverso la sua intercessione giunga un miracolo, il solo che serve a chiudere l’attività di indagine e proporre alla Congregazione dei Santi il riconoscimento di canonizzato. Questo significa che per ottenere il miracolo bisogna chiederlo attraverso la intercessione del Beato». E naturalmente «dalla Croazia ferve l’attività in questa direzione, anche mettendo a frutto i numerosi contatti intercorsi negli ultimi anni tra le due Diocesi, su iniziativa soprattutto del Vescovo uscente Mons. Francesco Zerrillo ed ora dal confratello in servizio Mons. Domenico Cornacchia».

 

La nuova carta d’identità croata del futuro Beato ne riporta disinvoltamente il nome nella forma Agostino Kažotić, e il suo luogo di nascita è indicato in Trogir (oggi ricade sotto la sovranità croata). Un esempio dei migliori di appropriazione indebita di un personaggio storico vissuto in un tempo e in un luogo che con la Croazia proprio non ebbero nulla a che vedere. Giusto per ricordare, la dalmata Traù, uno dei più splendidi esempi di città rinascimentale, marcatamente veneziana e italiana nelle sue suntuose architetture, venne fondata da coloni greci nel IV secolo a. C. con il nome di Tragurion; divenuta poi romana, dal VI secolo fu di Bisanzio. Dall’XI dipese con alterne vicende ora da Venezia ora dall’Ungheria. Ma nel 1322 (giusto quando il Beato ebbe assegnata la Diocesi di Lucera) per non cadere nelle mani di feudatari croati la città si diede a Venezia. Dopo una parentesi di dipendenza dalla corona d’Ungheria, nel 1420 tornò alla Serenissima e vi rimase per quasi quattro secoli. «I testimoni più fedeli di questa ricchezza materiale e culturale – ha scritto Lucio Toth nella sua trattazione storico-giuridica sulle città dalmate – sono gli Statuti cittadini, […] ripubblicati di recente sia dal Senato della Repubblica Italiana, insieme agli Statuti delle altre regioni appartenenti all’area culturale italiana, sia dall’Accademia delle Arti e delle Scienze di Belgrado»: statuti che istituiscono e regolamentano per i fiorenti Comuni dalmati «organi tipici del diritto pubblico italiano», alla cui sfera civile e culturale sono storicamente appartenuti nei tanti secoli.

 

Ora anche il Beato Kažotić può accomodarsi in fila, sportello extracomunitari (fino al 2013). Sarà lieto di trovarsi in buona compagnia, di un Papa addirittura.

 

© Anvgd nazionale

 

 

Traù, un Leone marciano scolpito in un capitello

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