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14 mag – Ricordato a Fossalon l’arrivo degli Esuli

"Ogni sofferenza umana è degna del massimo rispetto". Così monsignor Armando Zorzin, ieri, nel corso dell’omelia, ha ricordato il cinquantesimo anniversario dell’esodo e dell’arrivo degli istriani, fiumani e dalmati a Fossalon. Il parroco di Grado ha rammentato che da sempre la storia narra di popolazioni che sono costrette a lasciare la loro terra di origine per rifugiarsi in un altro luogo.
«Sono costretti il più delle volte forzatamente – ha sottolineato -, indotti dalla necessità di lavoro e da carestie oppure da eventi violenti dettati, come si usa dire oggi, dalla miopia politica, che vuole una ”pulizia etnica”, ad altissimo costo di sofferenze sia materiali che morali, facendo dividere affetti, ricordi e memorie».
Ed è attorno a questi temi che si sono snodati anche gli interventi dei relatori, in occasione della cerimonia ufficiale, alla quale erano presenti circa 400 persone. Nel corso della cerimonia sono stati inoltre consegnati riconoscimenti agli ultraottantenni della frazione agricola (presenti pure i veneti che contestualmente sono arrivati a Fossalon e Boscat). Ricordando l’esodo di cinquant’anni fa, il sindaco Silvana Olivotto ha parlato in particolare del dolore e della sofferenza dei nostri connazionali italiani.

«Allora e solo allora – ha detto la prima cittadina – gli italiani se ne andarono da quelle terre, presumendo, purtroppo a ragione, quello che accadde vent’anni dopo, il 10 novembre del 1975, quando l’Italia, con il Trattato di Osimo, rinunciò definitivamente alla zona B, regalando alla Jugoslavia di Tito 629 chilometri quadrati di terra italiana».

Terre spopolate allora e oggi, come ha aggiunto il sindaco, in gran parte abitate da altra gente venuta da lontano, con «i più giovani che forse nemmeno sanno che quelle case e quelle pietre erano di italiani».

Alla cerimonia sono intervenuti, tra gli altri, il consigliere regionale Roberto Marin («va sottolineata la vostra volontà di mantenere vivo il ricordo»), il direttore della Coldiretti isontina, D’Amore («qui avete trovato una nuova patria, dove avete creato la più estesa area agricola della provincia, per poi passare allo sviluppo degli anni Settanta-Ottanta, quando si badava alla produzione, e a quello attuale incentrato sulla qualità»). Il presidente provinciale dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, Rodolfo Ziberna, ha da parte sua sottolineato il forte collante religioso e il ruolo delle parrocchie, che hanno consentito l’inserimento dei profughi.
L’inaugurazione della mostra e la presentazione del libro «Esuli a Fossalon» di Guido Rumici, che ha colmato una carenza di informazione in riferimento alla storia dell’esodo a Fossalon, e numerose altre iniziative collaterali, il pranzo comunitario, le musiche, il teatro e le premiazioni (premio speciale per il presidente della sezione gradese dell’Anvgd, Giovanni Borsatti, e menzione speciale per il parroco don Gasperini) hanno concluso una grande giornata di ricordo.

 

fonte "Il Piccolo"

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