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12 ott – Le seconde generazioni dell’ANVGD si interrogano sul futuro

Secondo incontro a Bologna dedicato al “Futuro che vogliamo: idee, proposte e persone in prospettiva del Congresso nazionale dell’ANVGD”. Un appuntamento informale, con libera partecipazione dei nati dopo il 1955, figli e nipoti degli esuli, animati dalla volontà di stimolare o comunque accompagnare il passaggio del testimone attraverso un’acquisizione di consapevolezza e responsabilità nei confronti delle tematiche alla base dell’impegno associativo.

La prima convocazione, partita su iniziativa del Comitato ANVGD di Bologna presieduto da Marino Segnan, era avvenuta ad aprile, il dibattito s’era focalizzato allora su una decina di punti che sono stati presentati ora come manifesto sul quale costruire un impianto di idee progettuali da portare al prossimo Congresso. Una ventina i partecipanti giunti da Vicenza, Verona, Fermo, Ferrara, Modena, Roma e Trieste, oltre che naturalmente dalla sede ospite, Bologna.

Costruttivi gli interventi, a partire dal ruolo che devono assumere nell’associazionismo da figli e nipoti degli Esuli in un passaggio del testimone che non può prescindere dalla continuità nella soluzione dei temi ancora aperti che hanno caratterizzato l’impegno dell’ANVGD dalla sua fondazione ad oggi, in particolare indennizzi e beni abbandonati oltre agli altri punti in discussione al tavolo di concertazione aperto con il Governo.

Al prossimo Congresso verrà presentato anche un nuovo Statuto dell’Associazione che dovrà corrispondere alle esigenze delle necessità emerse nel corso degli anni e che oggi impongono adeguamenti sostanziali: dalla definizione del profilo dei legittimi rappresentanti – che giocoforza sono sempre meno testimoni diretti dell’esodo – alla composizione degli organi nazionali e locali in un processo di snellimento e riforma degli stessi per una maggiore agilità negli interventi. La nuova normativa sull’Associazionismo che il Governo sta per varare porrà inoltre nuovi paletti organizzativi da rispettare che potrebbero determinare la necessità di “ripensare” ex novo gli schemi dell’associazionismo stesso.

Interessante e doverosa anche la riflessione sul rapporto con i partiti attraverso la proposta di quell’equidistanza che permetta di svincolare storia e realtà da etichette di parte per un più facile e giusto rapporto con la scuola ma anche rispetto al Giorno del Ricordo.

Scaturisce da più parti la necessità di dare nuova vita anche ai Raduni, trasformando le singole iniziative di bandiera (o di campanile che dir si voglia) in un incontro unico delle diverse componenti per conoscersi ed allacciare nuovi contatti ma anche per immaginare insieme il futuro attraverso convegni e dibattiti all’interno di queste “convention” annuali con famiglie al seguito. Emerge, infatti, anche a livello di informazione e di centri d’eccellenza il bisogno di individuare strumenti d’unione che garantiscano una razionalizzazione di mezzi ed idee con migliori risultati rispetto all’odierna parcellizzazione. Si riuscirà in futuro, tanto per fare un esempio, ad avere un unico giornale rappresentativo di tutte le realtà dell’esodo? E’ uno spunto di riflessione senza nulla togliere alla validità di quanto fatto fino ad ora ma nella prospettiva di un mutamento generazionale che produrrà inevitabilmente una diversa geografia ideale ed umana nel mondo degli esuli.

Per quanto concerne il rapporto con le terre d’origine ed i connazionali che vi risiedono, l’atteggiamento è di assoluta apertura espressa come necessità di allacciare rapporti più stretti e costruttivi ai fini della conoscenza – molti lo stanno già facendo anche con strumenti moderni di comunicazione come Facebook – ma anche per iniziative da promuovere congiuntamente a beneficio di entrambi.

Certo rimane fondamentale riuscire a traghettare altri fondi all’interno dell’Associazionismo per trasformare l’ordinario in straordinario, elevare il discorso culturale e dando corso ad una rete di relazioni ed interessi fondamentalmente diverse rispetto al passato. La proposta di una Fondazione che accompagni tale processo e diventi un bacino finanziario di rilievo è una delle proposte emerse, ma è solo una di una lunga lista che diventa motivo di riflessione prima ma anche di analisi e di possibilità in una prospettiva futura e futuribile.

Alla riunione – che ha prodotto un bagaglio di idee e proposte – erano presenti anche alcune realtà, come quella di Fermo, che non è ancora Comitato ma solo Delegato ANVGD a conferma che altre realtà stanno nascendo – e altre nasceranno – laddove istriani, fiumani e dalmati hanno lasciato un seme ed una testimonianza della propria cultura.

A sunteggiare i significati del dibattito è stato Renzo Codarin, Presidente della Federazione degli Esuli che si è soffermato anche sui prossimi impegni con il Governo oltre che a fornire ragguagli sugli aspetti elettorali del prossimo Congresso ANVGD. Opinioni a confronto su quest’argomento, con qualche perplessità e spunti polemici, hanno confermato la delicatezza del momento e l’estrema necessità di procedere con franchezza e chiarezza di idee.

Ora spetterà al Congresso stigmatizzare un’inevitabile evoluzione delle cose cogliendo le proposte migliori o comunque evidenziando la indubbia disponibilità di singoli esponenti delle generazioni nate dopo il ’55 di impegnarsi nel presente e per il futuro dell’associazionismo di istriani, fiumani e dalmati.

Rosanna Turcinovich Giuricin su www.arcipelagoadriatico.it

 

(alcuni momenti dell'incontro presso la sede del Comitato ANVGD di Bologna)

 

 

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