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11ago/14.38 – Daila, nuova puntata: torna allo stato croato

La questione, già spinosissima per i soggetti in causa, del monastero di Daila ed annessi terreni ha assunto ieri i contorni di una farsa. Il ministero della Giustizia croato ha infatti emesso un documento nel quale – per l’occasione e a posteriori – sentenzia la nullità dell’atto di “restituzione”, da parte dello Stato (del quale allora era presidente l’ultra nazionalista Tudjman), alla Diocesi di Parenzo-Pola: con ciò, si esplicita il dovere di reintegrare la Croazia nella proprietà dei beni, invece che i Benedettini italiani dell’Abbazia di Praglia, come stabilito de jure dal Vaticano lo scorso mese di luglio. In un comunicato emesso dal ministro Bosnjakovic si legge che, effettuati controlli sulle procedure seguite tra il 1997 e il 2002 per la restituzione alla Chiesa croata, tale atto «è da considerarsi nullo dato che fu svolto in base alla legge sulla restituzione dei beni confiscati dalle autorità jugoslave comuniste, mentre rientrava nella materia già prima risolta con accordi internazionali», ovvero gli Accordi di Osimo, ai quali gli ambienti ecclesiastici d’oltreconfine si erano subito appellati per scongiurare il pericolo di dover restituire qualcosa agli italiani, sia pure Benedettini.

 

La religiosissima Croazia, che soltanto due mesi addietro aveva accolto il Pontefice esaltandosi nella professione di cattolicissima e devotissima nazione, sottrae alla giurisdizione della Chiesa di Roma un contenzioso che la stessa Santa Sede aveva definito nel suo comunicato ufficiale «inter-ecclesiale». Nuovamente assegnato alla proprietà statale, dunque, l’intero complesso abbaziale viene così sottratto alla giurisdizione vaticana ed è opinione comune che la vicenda assuma ormai tutto l’aspetto di una crisi diplomatica tra Croazia da una parte e Italia e Vaticano dall’altra. L’obbedienza è servita.

 

© Anvgd Sede nazionale

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