TRIESTE Il negazionismo è finito, ma il percorso per cancellarne davvero ogni traccia non può considerarsi ancora concluso. La conoscenza dei fatti realmente accaduti ha ed avrà un ruolo fondamentale in questo senso: dovrà rappresentare la base anche per la triplice riconciliazione fra Italia, Slovenia e Croazia. Per arrivarici, sarà però necessario che la verità degli eventi si tramuti in giustizia. In primis sulla questione dei beni abbandondati. Sono queste le fondamenta del pensiero che il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, esprime nel Giorno del Ricordo.
Ministro, il tributo solenne nei confronti dei martiri delle foibe ha cancellato ormai gli anni del silenzio?
Il negazionismo, per fortuna, è finito. Tuttavia devo sottolineare una cosa: di esso, infatti, rimane ancora presente quel riflesso che fece del nostro Stato, per sessant’anni, un patrigno più che un padre delle vittime di quella tragedia.
Dove e in che cosa nota questo riflesso?
Si manifesta nella carenza di informazione sul dramma delle foibe e dell’esodo, che si riscontra ad esempio nelle scuole del Paese. Eppure, sottolineo che il Giorno del Ricordo è stato istituito con una legge dello Stato (la numero 92 del 30 marzo 2004, ndr). Inoltre, lo si vede pure nella evidente sottovalutazione dell’argomento che appare nei libri di testo scolastici.
Concorda quindi con il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che a proposito ha chiesto una verifica dal Ministero dell’Istruzione.
Nei testi bisogna raccontare la verità, dire esattamente come sono andate le cose nella storia. I morti delle foibe avevano la sola colpa di essere italiani: ci inchiniamo commossi a coloro che furono assassinati. Quanto al come attuare degli interventi specifici, il ministro dell’Istruzione (Mariastella Gelmini, ndr) saprà sicuramente cosa fare. Ma non si tratta di un discorso limitato solamente alla scuola.
Cioè?
Questa sottovalutazione è presente anche nel mondo dell’amministrazione pubblica, sebbene non nelle principali istituzioni dello Stato. Fin qui, in ogni caso, ho parlato del bicchiere mezzo vuoto.
E quello mezzo pieno, allora?
Appunto a fronte della mancanza mostrata dagli altri enti, c’è invece chi questo dramma ha iniziato a ricordarlo e continua a farlo dandogli la giusta importanza. Mi riferisco al Presidente della Repubblica, alla Camera e al Senato e al Governo. E questa è una delle soddisfazioni maggiori anche per An.
Proprio Alleanza nazionale, il suo partito di provenienza ora confluito in ambito nazionale nel Pdl, ha spinto all’epoca per ottenere il riconoscimento del Giorno del Ricordo.
Sì, l’abbiamo fortemente voluto. Ci siamo arrivati grazie al grande aiuto dell’infaticabile Roberto Menia, all’accordo della maggioranza parlamentare e di una parte dell’opposizione (all’epoca del governo Berlusconi II, ndr). Però, non dobbiamo fermarci adesso: bisogna evitare che la perdurante motivazione ideologica, legata al riflesso di cui dicevo prima, continui a mettere sotto traccia la manifestazione del 10 febbraio. Siamo orgogliosi di esserci battuti per questo riconoscimento.
Quali sono i passi da compiere ancora?
Innanzitutto, la nuova frontiera da superare è questa: non si possono più equiparare le sofferenze patite dagli esuli istriani, fiumani e dalmati e quelle subite dai popoli slavi. Non sono paragonabili.
Fascismo e comunismo: anche secondo lei vanno considerati come mali assoluti della storia?
Non dobbiamo ideologizzare queste tragedie. In questa giornata, non vedo cosa c’entri tale necessità di equiparazione. Il genocidio che c’è stato nei confronti delle vittime delle foibe, questo sì è un male assoluto: qui si tratta di dare un giudizio. Per farlo, occorre conoscere quella verità che in questa tragedia, a differenza di altri teatri di guerra dei quali si sa tutto, è rimasta nascosta per oltre cinquant’anni e anche oggi viene largamente mistificata.
La storia di queste terre e del confine orientale, lo sappiamo, è stata molto travagliata. I tempi sono maturi per la riconciliazione proposta in prima battuta dal presidente croato Mesic?
Una riconciliazione sarebbe possibile solo se figlia della conoscenza. Anche per quanto concerne Italia, Slovenia e Croazia. Solo conoscendo, infatti, si può arrivare al passo successivo, quello della giustizia necessaria al completamento di questo processo.
Il riferimento è alla risoluzione della questione dei beni abbandonati e della loro restituzione?
Certo, quando parlo di giustizia mi riferisco anche a questo tema. Bisogna trovare finalmente la giusta soluzione.
(Matteo Unterweger su Il Piccolo)