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Napolitano accusa il fascismo (Il Giornale 11 feb)

Roma. Riconoscere il dramma delle foibe, ma anche le responsabilità storiche del fascismo. Entrambi fanno parte della «memoria condivisa» dell’Italia e ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione della cerimonia di commemorazione del Giorno del ricordo, li ha messi sullo stesso piano.

La dittatura italiana. «La memoria che coltiviamo innanzitutto – ha detto – è quella della dura esperienza del fascismo e delle responsabilità storiche del regime fascista, delle sue avventure di aggressione e di guerra», ha premesso il capo dello Stato. Per poi aggiungere: «Non dimentichiamo e cancelliamo nulla, dunque: tanto meno le sofferenze inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo e della guerra». Poi i crimini dei partigiani titini. Giusto istituire la giornata per ricordare gli italiani dell’Istria uccisi e gli altri 350.000 connazionali costretti all’esilio perché corrisponde «all’esigenza di un riconoscimento umano e istituzionale già per troppo mancato e giustamente sollecitato». Il Giorno del ricordo «non ha a nulla a che vedere col revisionismo storico, col revanscismo e col nazionalismo», ma l’Italia, ieri come oggi, «non può dimenticare le sofferenze, sino a un’orribile morte inflitta a italiani assolutamente immuni da ogni colpa».

Parole che hanno assunto valore anche perché Napolitano è il primo inquilino del Quirinale proveniente dal Partito comunista italiano. «È stata vinta la congiura del silenzio: la celebrazione al Quirinale fa giustizia di tanti ritardi, di tante sofferenze, di tante incomprensioni e di tante colpevoli omissioni», ha sottolineato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, intervenendo alle commemorazioni.

Anche alla Camera si sono tenute celebrazioni. E il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini ha proposto di scrivere sulla carta d’identità dei profughi, alla voce cittadinanza, la parola «italiana» e non «ex Jugoslavia». Anche il presidente del Senato Renato Schifani ha puntato, sulla costruzione «di una memoria condivisa» sulle foibe. Ma non solo italiana. «È necessario porsi l’obiettivo di costruire una coscienza comune tra i diversi Paesi della regione e una memoria condivisa sulle cause e le responsabilità di quanto accadde in quegli anni».

Più o meno dello stesso tenore gli interventi della politica, dal Popolo della libertà al Partito democratico. Ha fatto eccezione il Partito dei comunisti italiani, il cui responsabile Esteri Jacopo Venier, ha detto che «la Giornata del ricordo è lo strumento con cui si è rimossa la pagina più vergognosa della storia italiana. La destra fascista e nazionalista è riuscita, con la complicità attiva di molti esponenti del Pd, a far dimenticare l’aggressione razzista italiana contro le popolazioni slave di Slovenia e Croazia». All’università di Roma, ha denunciato il presidente dei giovani di Forza Italia Francesco Pasquali, le organizzazioni di estrema sinistra hanno organizzato convegni «revisionisti». I collettivi degli autonomi hanno dato vita a manifestazioni pro partigiani di Tito, fino alla deposizione – ha denunciato la leader di Azione sociale Alessandra Mussolini – di una corona di fiori agli infoibatori. A Padova la commemorazione è stata teatro di uno scontro tra organizzazioni di estrema destra e di estrema sinistra. I centri sociali hanno cercato di interrompere una manifestazione, di Forza Nuova. Un agente è rimasto contuso e alla fine è finito in manette un 33enne dell’area degli autonomi.

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