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11 feb – Il Ricordo per costruire la nuova Europa (foto Quirinale)

Il fatto che il Giorno del Ricordo abbia ogni anno una cerimonia al Quirinale testimonia l’attenzione, ormai tradizionale, del presidente della Repubblica e quindi della nazione nei confronti di una manifestazione che l’Italia ha fortemente voluto dopo tanto silenzio.

E’ con questo messaggio che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha accolto le centinaia di autorità ed ospiti ieri mattina nel Palazzo della Presidenza. Nel suo discorso sintetico ha ribadito, per la terza volta consecutiva, che il 10 Febbraio non è una data contro qualcuno, non è un invito ad un revisionismo storico da parte della politica, anche a livello internazionale: è un momento di riflessione dell’Italia, dopo sessant’anni di silenzio, su un doloroso cammino dagli anni della guerra ad oggi.

“Con gli Stati di nuova democrazia e indipendenza – ha ribadito nel suo atteso discorso – sorti ai confini dell’Italia vogliamo vivere in pace e in collaborazione nella prospettiva della più larga unità europea”.

Non dimentichiamo e cancelliamo nulla – afferma il Presidente “tantomeno le sofferenza inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo e della guerra”.

Come dire che il riconoscimento sereno dei torti inflitti, ma anche subiti, deve segnare la strada di una realtà europea alla quale tutti tendono. Ciò vale implicitamente sia per chi già ne fa parte che per chi nutre la speranza che l’allargamento porti a nuova consapevolezza in cui “nessuna identità venga sacrificata o tenuta ai margini nell’Europa unita che vogliamo far crescere anche insieme alla Slovenia e alla Croazia democratiche”.

Tutto ciò per sgombrare il campo da ogni retaggio pesante del passato in modo che “le nuove  generazioni non debbano far pesare sull’amicizia tra i Paesi le colpe e le divisioni di ieri: ad esse spetta fare opera di verità e di giustizia, nello spirito della pace e dell’integrazione europea”.

Nella mattinata, anche quest’anno, in un’altra sala del Quirinale sono stati consegnati dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, i riconoscimenti alle famiglie degli infoibati;  a Roma sono 30 i nominativi di una lunga lista che ha visto cerimonie ripetersi anche in altre città italiane.

Nel  prendere la parola alla cerimonia centrale, Letta ha esordito dicendo: “Oggi è una giornata triste, di dolore. Forse il silenzio avrebbe reso più forte anche la celebrazione del Ricordo”. Il riferimento è alla scomparsa di Eluana Englaro ma riprende subito il filo del discorso entrando nello spirito del 10 Febbraio, sottolineando il contributo che i giuliano-dalmati hanno dato alla realtà italiana. Nel sogno europeo confluisce il tempo “dell’unità – afferma Letta – della riunificazione e della riconciliazione, del superamento del passato grazie al solido patrimonio di valori condivisi alla base del progetto europeo: democrazia, rispetto dei diritti umani, stato di diritto, solidarietà”.

Un caloroso abbraccio quello di Letta agli esuli senza dimenticare la Minoranza italiana in Slovenia e Croazia alla quale ha voluto riconfermare il sostegno dell’Italia  “più che mai convinti che il confine dell’Italia orientale possa oggi divenire un crocevia strategico per l’incontro di popoli e nazioni. Un confine vivo, non più una barriera da presidiare. Un confine aperto che non nega la nostra identità né la nostra storia o la nostra civiltà, ma che favorisce l’incontro delle diverse Europe, la loro riunificazione per un destino comune”.

Principi che rimbalzano anche nell’intervento di Guido Brazzoduro, a nome della Federazione delle Associazioni degli Esuli che si è soffermato sulla storia e la necessità di una rilettura ai massimi livelli onde far chiarezza sulle pagine ancora inesplorate o sottaciute. Ha ricordato l’eccellenza nel mondo degli esuli che ha dato lustro in Italia e nel mondo alla civiltà ed alla cultura di un popolo che va ricordato anche nei libri scolastici per la sua epopea e perla testimonianza di dignità che gli è propria. Importante che l’Italia sappia della tradizione multietnica della costa orientale dell’Adriatico per trarne insegnamento per il futuro. La solidarietà dell’Italia dimostrata in occasione del 10 Febbraio – ha sottolineato Brazzoduro – è un volano per continuare a costruire nuovi rapporti all’interno del mondo degli esuli ma anche con l’esterno sia in Italia che nel mondo e in particolare con la comunità italiana in Istria, Fiume e Dalmazia.

Sempre più si fa strada in queste cerimonie l’idea di un’unità che l’Europa va costruendo per i giovani che domani  dovranno concepire nuove strategie su basi forti e consapevoli a patto che i Paesi ed i popoli vicini affrontino la vera e profonda conoscenza dei fatti senza remore né pregiudizi.  Tesi – ha ricordato Brazzoduro – già affrontate in quell’importante incontro in Istria tra Mesic e Ciampi in un clima che faceva ben sperare in un  diverso futuro che va perseguito.

Nelle prime file, stretti al Presidente ed al pubblico numerose autorità: Fini, Schifani, Flick, Larussa, Chiti, Bindi e Cofferati che, anche a conclusione della cerimonia, dopo lo splendido concerto di musiche di Tartini e Donorà con Francesco Squarcia e Nina Kovacic, hanno voluto confondersi con il pubblico per foto e strette di mano.

Entusiasta il sindaco Roberto Dipiazza delle cerimonie che Roma ha voluto dedicare al 10 Febbraio, che, anzi, si sono sovrapposte con la manifestazione parallela con il sindaco Alemanno e l’ANVGD di Roma nella medesima mattinata. Ma su quanto porterà a Trieste di questa esperienza, afferma: “Già ieri sera al conferimento dei premi internazione del Giorno del Ricordo a cura dell’ANVGD, ho colto questo respiro alto dei giuliano-dalmati di Roma che stanno trasformando l’eccellenza in un messaggio forte, valido anche per Trieste. Noi che viviamo su quel confine al quale Roma destina un ruolo fondamentale, dobbiamo riuscire a gestire al meglio il compito che ci viene dato. Lo stiamo facendo con piccoli-grandi passi: il nuovo monumento sulla Foiba di Basovizza, la cerimonia di beatificazione di don Bonifacio, l’inaugurazione del Civico Museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata e, il 21 febbraio, anche l’inaugurazione del monumento a Norma Cossetto. A questi grandi momenti altri ne seguiranno a smantellare quello stereotipo che vede Trieste come “la città del no se pol”.

Rosanna Turcinovich Giuricin su www.arcipelagoadriatico.it

 

 

(Un momento dell'incontro)

 

 

 

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(Napolitano con Guido Brazzoduro e Lucio Toth)

 

 

 

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(Il Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza con alcuni rappresentanti degli Esuli)

 

 

 

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(Napolitano con un gruppo dei premiati al concorso ANVGD)

 

 

Foto pubblicate per gentile concessione del Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana e Dalmata

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