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100 anni fa la Prima Esposizione Provinciale Istriana (Voce del Popolo 01 ott)

Il 2 ottobre del 1910 la Prima Esposizione Provinciale Istriana di Capodistria chiudeva i battenti. “L’Indipendente”, nell’edizione del giorno successivo, scrisse che “(…) s’è messo punto così a un periodo di vita istriana che è il più memorabile, il più significativo della storia moderna della provincia”. Per cinque mesi la tranquilla località di mare aveva ospitato una delle più interessanti e originali manifestazioni, ricche di contenuti e concernenti la penisola in tutte le sue sfaccettature. Dal primo maggio di quell’anno, infatti, i visitatori, che affluirono numerosi grazie ai collegamenti via mare da Trieste e dalle cittadine della costa istriana, ebbero modo di conoscere e di apprendere quali fossero le ricchezze della loro regione.

Le ricchezze del territorio in sette mostre

L’esposizione si era prefissata di esibire le ricchezze del territorio attraverso le mostre dedicate ad argomenti specifici e le sezioni relative alle più svariate attività umane. Grazie alle sette mostre: agraria, industriale, marittima, didattica e di previdenza, di belle arti, scienze e lettere, degli stabilimenti balneari, stazioni climatiche e di villeggiatura sportiva, delle corporazioni autonome e delle istituzioni sanitarie, gli organizzatori proposero una presentazione a tutto tondo dell’Istria. Nella medesima si soffermarono sia sul passato sia sulla situazione vigente agli albori del Novecento. Per la prima volta il grande pubblico poté ammirare e conoscere il ricco patrimonio artistico, gelosamente conservato nelle chiese, ma anche il retaggio storico-culturale che annoverava la penisola. I reperti scoperti durante le campagne di scavo all’interno dei castellieri, i calchi dei resti romani, il superbo modello in legno dell’Arena di Pola, i documenti di età veneziana, come gli statuti dei comuni, costituivano una parte delle testimonianze giunte nella città di San Nazario.

Grado, Portorose, Abbazia, le isole Brioni: la scoperta del turismo

Parallelamente quel rilevante evento di cent’anni or sono abbracciava pure la dimensione del momento, dedicando ampio spazio alle attività economiche ed industriali, quest’ultime, a dire il vero, non ancora ampiamente sviluppate. Particolare interesse riscosse la mostra concernente l’agricoltura e le esposizioni del bestiame le quali, per ovvi motivi, ebbero la durata di giorni. Ampio spazio fu riservato al turismo, che ormai rappresentava un’importante attività, specialmente per località come Grado, Portorose (nell’agosto del 1910, ad esempio, fu inaugurato il celebre hotel Palace), Abbazia e le isole Brioni. Dall’inizio del secolo il numero dei villeggianti era aumentato esponenzialmente anche in alcuni luoghi minori come Isola e Strugnano. Di conseguenza furono elaborati dei progetti che avrebbero ampliato l’offerta nonché il numero dei posti letto, ma naufragarono a causa dello scoppio del primo conflitto mondiale.

Attrattive, serate, gare, sagre popolari…

Tra le attrattive apprezzate dal pubblico ricordiamo l’ampio acquario con innumerevoli specie animali dell’Adriatico, curato dal prof. Carlo Corsi della stazione zoologica di Trieste. Le serate, invece, erano allietate dalle presentazioni teatrali o dalle orchestrine che si esibivano in piazza del Brolo. Ad arricchire la kermesse vi furono anche non pochi contenuti speciali e appuntamenti di vario genere: la festa dei fiori sul mare, la gara ciclistica proveniente da Gorizia, il concorso delle fanfare, la regata a vela, il convegno polisportivo, il sorvolo della città, con il monoplano “Bleriot” pilotato dall’aviatore Auer, solo per ricordarne alcuni.

Si palesa il primato italiano

L’Esposizione giustinopolitana trasmetteva anche un messaggio esplicito, e cioè quello di palesare il primato italiano. Dopo il rifiuto alla collaborazione da parte delle forze politiche slovene e croate, difatti, l’evento si tramutò nell’occasione in cui gli Italiani avrebbero manifestato la forza della loro presenza, energia e vitalità, sia in termini storici – attraverso le attestazioni dei tempi andati – sia in quel preciso momento – mediante il vigore rappresentato dai suoi esponenti politici, dalle attività economiche, dall’offerta didattica e culturale, ecc. –. In occasione dell’inaugurazione “Il Piccolo” scrisse che essa: “È la maggiore manifestazione della sua potenza morale e materiale che l’Istria abbia dato nell’ultimo secolo: rappresenta idealmente, nelle sue varie sezioni, il culto rinvigorito del passato del quale cotesto popolo italiano non si sente indegno, la seria modestia dell’attività presente che già accenna a rinnovare il paese e ad elevarne la prosperità, e quella intelligente attenzione al progresso delle idee e delle opere che non permette ai popoli di attardarsi mentre gli altri camminano verso l’avvenire”.

Dissapori politici e nazionali

Analizzando quella circostanza dobbiamo pertanto tenere presente l’esistenza di accesi dissapori tra gli esponenti politici italiani e quelli slavi, di tentativi spesi per giungere ad un compromesso nazionale, nonché di un persistente sforzo teso alla promozione nazionale da parte delle varie anime presenti in Istria. Di conseguenza anche l’Esposizione capodistriana divenne un’occasione importante per evidenziare il carattere italiano della penisola e al contempo per attaccare e screditare le richieste avanzate dalla controparte slava a favore dei loro connazionali, considerate tutt’al più alla stregua di una provocazione e di un’usurpazione volta ad alterare il carattere etnico della regione.
Allorché ai primi d’ottobre il brulichio dei visitatori venne meno e l’Esposizione chiuse definitivamente, inevitabilmente fu necessario fare un bilancio di quell’esperienza. La manifestazione fu un successo, ebbe vasta eco e contribuì a far conoscere l’Istria in primo luogo ai suoi abitanti ma anche oltre i confini regionali, presentando le ricchezze e le potenzialità di una penisola che nella stragrande maggioranza dei casi era considerata solo una periferia del vasto impero di Francesco Giuseppe e null’altro.

La delusione dei numeri

Gli organizzatori furono in parte delusi sul numero degli ospiti accorsi, che giunsero sì in gran numero, ma che non corrispondeva alle previsioni, sebbene fin dai primi giorni l’affluenza fosse stata buona. Benché il celebre manifesto di Argio Orell indicasse che la mostra si sarebbe tenuta tra maggio e settembre del 1910, vi fu un sottile cambiamento. Il comitato esecutivo dell’Esposizione, sotto la presidenza dell’on.Vianelli, nella sua riunione del 30 agosto decise all’unanimità di non prorogare la manifestazione e fissò la sua chiusura per domenica 2 ottobre, mentre il giorno dopo avrebbe avuto luogo anche la chiusura ufficiale.
“Ed ecco l’Esposizione istriana di Capodistria alla vigilia della sua fine! Parole che si scrivono con una vaga malinconia; giacchè tutta la provincia, anzi tutte le provincie nostre, si erano affezionate a cotesta esposizione istriana, che, rappresentando l’ardito spirito d’intrapresa di un piccolo popolo aveva saputo anche rappresentare ogni sentimento più gentile, ogni aspirazione a ricongiungerne il presente a un passato illeggiadrito dall’arte e dalla bellezza. In mezzo alla vita faticosa, l’Esposizione istriana fu per cinque mesi un’oasi di festa”, riportò, il 28 settembre 1910, il principale quotidiano triestino e non solo.

«Tutta nostra, fatta da noi, con tenacia mirabile»

All’indomani della chiusura, il 3 ottobre, “Il Giornaletto di Pola” evidenziò che “(…) a conti fatti, non possiamo non esser soddisfatti della sua riuscita: riuscita buona cui tutti, come potevano, come più potevano, abbiamo contribuito. Poiché questa prima Esposizione provinciale è stata tutta nostra; fatta da noi, con tenacia mirabile”. Malgrado le affermazioni positive espresse in riferimento all’evento, il medesimo chiuse con un disavanzo di 50 mila corone. Quel passivo di non lieve entità sprigionò vivaci polemiche, specie nel campo avversario.
La copertura figurò anche tra i punti dell’ordine del giorno della seduta della Dieta provinciale istriana del 18 ottobre 1910, ma, a causa dell’animosità che aveva caratterizzato quell’incontro, che si concluse con una rissa, la seduta fu dichiarata chiusa e, addirittura, fu sciolta la Dieta. Per gli Italiani il saldo del disavanzo divenne una questione di onore e al contempo estesero l’invito a contribuire mediante delle donazioni, poiché anche quel gesto avrebbe costituito la dimostrazione dell’orgoglio nazionale degli Italiani d’Istria.

Kristjan Knez

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