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09 ott – Primo Nobel a testimone pulizie etniche est-Europa

L’Accademia di Svezia ha avuto il coraggio di conferire il premio Nobel per la letteratura ad una scrittrice cinquantenne quasi sconosciuta, che narra nelle sue opere le persecuzioni subite dalla minoranza tedesca in Romania da parte dell’armata rossa e del regime comunista di Ceasescu.

Herta Müller appartiene alla minoranza tedesca del Banato di Temesvar, una regione dell’ex-impero austroungarico assegnata alla Romania nel 1920 insieme alla Transilvania. Nelle due regioni, insieme alla maggioranza rumena, viveva una forte minoranza ungherese e una meno numerosa comunità di lingua tedesca. Entrambe subirono persecuzioni e vessazioni all’arrivo dell’armata rossa al termine della seconda guerra mondiale e successivamente sotto il regime comunista.

Nei suoi romanzi (L’altalena del respiro, Il paese delle prugne verdi, In viaggio su una gamba sola, Bassure) la Müller descrive proprio queste persecuzioni, nelle quali il fattore politico e ideologico si mescolava alla strategia nazionalista della pulizia etnica. Masse di profughi si riversarono ad Ovest, disperdendosi in tutto il mondo.

La Müller fu tra quelli che riuscirono a resistere nella sua patria, tentando di convivere con il regime, fino al 1987, quando emigrò in Germania, alla vigilia del crollo del Muro.

Sul valore letterario della sua scrittura i pareri, come al solito, saranno discordi. Ma dopo le analoghe denunce di un altro Nobel, Günther Grass, per decenni venerato guru della sinistra, sarà ora che la cultura italiana si renda conto che anche i vinti possono avere ragione e avere qualcosa da raccontare.

On. Lucio Toth
Presidente nazionale ANVGD

 

 

 

 

 

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