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08 lug – Toth scrive al ”Resto del Carlino” sui toponimi

Al Direttore Responsabile de “Il Resto del Carlino” Dott. Pierluigi Visci – Bologna                                  

Roma, 8 luglio 2009

Gentile Direttore,

Il quotidiano da Lei diretto, tra i più autorevoli del nostro Paese e seguito da centinaia di famiglie di esuli istriani e dalmati che – come la mia – vivono tra l’Emilia e le Marche, ha pubblicato nei giorni scorsi inserzioni pubblicitarie relative a località della costa istriana e dalmata.

Spesso i nomi delle città vengono indicati in croato anziché in italiano, come sono state conosciute da sempre, ancora prima di entrare nel Trecento nei “domini da mar” della Serenissima, e come venivano indicate nelle carte e negli atti pubblici dell’impero austro-ungarico.

Non si tratta di nazionalismo, ma di rispetto della lingua italiana, così come gli altri popoli (inglesi, greci, francesi, tedeschi) rispettano la propria. Parenzo è stata chiamata così non solo da chi ci abitava, ma da tutta la letteratura e la storia dell’arte italiana, per la sua splendida basilica in stile ravennate e per i tanti artisti veneti che vi sono nati e vi hanno operato: da Bernardo Parentino ad Alvise Vivarini.

Infine – fatto giuridicamente essenziale – Parenzo/Poreć è tra i comuni istriani cui è riconosciuto l’uso dell’italiano come lingua ufficiale, ai sensi della legislazione croata e degli accordi internazionali, frutto di laboriose trattative.

Perché allora mortificare i sentimenti degli istriani che vivono sull’attuale suolo della nostra Repubblica e di tutti gli italiani che lì sono rimasti e sono orgogliosi di esserlo?

Non è certo al Suo giornale che mi permetto di fare un rilievo. Gli impaginatori possono essere molto giovani e non sono obbligati a sapere tante cose.

Sono sicuro della Sua comprensione e La ringrazio dell’attenzione.

Cordialmente.

Il Presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
On. Lucio Toth

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