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07ago12 – La ”guerra dei beni” tra sloveni e croati. Gli Esuli alla finestra

Dopo la ex Ljubljanska Banka ora un altro ostacolo si profila all’orizzonte nei rapporti bilaterali tra Slovenia e Croazia e al tavolo dei quali sta seduto un convitato di pietra: l’Italia. Si tratta delle proprietà immobiliari slovene in Croazia e della restituzione di beni per un ammontare di circa 100 milioni di euro in base alla legge sulla denazionalizzazione dei beni. Una partita in cui entrano di diritto anche i beni abbandonati dagli esuli italiani. Adesso che Zagabria sta per aderire all’Unione europea escono dall’armadio di Lubiana parecchi scomodi scheletri. Come quello relativo alla restituzione dei beni nazionalizzati dall’allora regime jugoslavo ai cittadini sloveni in Croazia dopo la seconda guerra mondiale (vicenda praticamente analoga a quella dei beni abbandonati dai nostri esuli). A cui si aggiungono anche le proprietà dal 1991 (anno di indipendenza) ad oggi.

 

Ricordiamo che cinque anni fa il Tribunale amministrativo della Croazia ha stabilito che anche gli stranieri (non cittadini croati) hanno il diritto di vedersi restituire i beni nazionalizzati dall’allora Jugoslavia. Decisione che venne poi confermata nel 2010 dall’Alta corte croata. Immediatamente dopo quest’ultima sentenza il governo croato, guidato allora dall’Hdz e con la Jadranka Kosor sul seggio di primo ministro, decise di emendare la legge sulla denazionalizzazione. Ma l’esecutivo Kosor non andò più in là della determinazione dei contenuti della nuova norma.

 

Ora la mano è passata alla nuova compagine governativa capitanata dal premier Zoran Milanovi„ che dovrà avviare la vera e propria via procedurale per il varo della rinnovata normativa sulla denazionalizzazione. Ma, a quanto sembra, Milanovi„ & Co. non hanno alcuna fretta di porre la questione all’ordine del giorno dei lavori del Sabor (Parlamento).

 

Ma come mai questo improvviso interesse sloveno per i loro “beni abbandonati”? A risvegliare Lubiana dal torpore è stata la nuova normativa sugli abusi edilizi che è entrata in vigore da pochi giorni in Croazia. Normativa severa che prevede l’abbattimento degli edifici costruiti senza le necessarie licenze e autorizzazioni. E siccome gli sloveni sono proprietari di circa 110mila immobili nella vicina repubblica ecco che si scatena l’interesse dei media. E, come può essere strana la storia a volte, ora il più forte alleato degli esuli per riottenere la proprietà dei beni in Croazia è proprio quella Slovenia che da sempre ha negato lo stesso diritto ai nostri esodati del dopoguerra.

 

Intanto le autorità diplomatiche slovene in Croazia hanno prontamente messo sul chi vive i proprietari sloveni di case in Croazia. Se qualcuno avesse costruito o rimodernato le proprie case senza i richiesti permessi potrà, nei casi previsti per legge, sanare la situazione entro e non oltre il 30 giugno del 2013. Per i casi già accertati dall’ispettorato croato dell’edilizia la richiesta di sanatoria sarà accettata fino al 31 dicembre di quest’anno. Ma ci sono poi anche i casi di immobili che non sono mai stati iscritti a catasto o la cui documentazione è andata perduta o si rende irreperibile negli stessi uffici comunali in cui dovrebbe essere custodita.

 

Insomma un bel rebus amministrativo che la Slovenia è pronta a trasformare anche in uno spinoso affare diplomatico. «La questione degli immobili – ha scritto il quotidiano lubianese Delo – non è certo meno delicata e importante di quella della ex Ljubljanska Banka». Ergo anche per gli immobili si sente un forte odore di veto nell’aria nei confronti dell’adesione della Croazia all’Ue.

 

Mauro Manzin su “Il Piccolo” del 7 agosto 2012

 

 

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