codarin

04 gen – I politici triestini sulle parole di Mesic

di PIETRO COMELLI su Il Piccolo del 4 gennaio

L’auspicio di Stipe Mesic per una riconciliazione, alle sue condizioni, con Italia e Slovenia spacca il mondo politico triestino. Dividendo gli stessi schieramenti politici. All’intervista rilasciata a Il Piccolo plaude il Partito democratico, anche se con toni diversi al suo interno, assieme al sindaco Roberto Dipiazza che evidentemente non ha dimenticato la convocazione al Colle nel luglio 2006. «A suo tempo abbiamo lavorato molto per portare tutti e tre i Capi di Stato sui luoghi della memoria – ricorda l’esponente forzista – ma proprio le dichiarazioni di Mesic (l’attacco a Napolitano sulle foibe, ndr) bloccarono tutto. Adesso c’è una riapertura, visto che la Croazia ha bisogno di noi per entrare in Europa, che saluto favorevolmente».

La reazione più dura arriva invece dal deputato Roberto Antonione (Pdl, ala Fi). «Le dichiarazioni di Mesic non aiutano un processo di pacificazione. Sono concetti già sentiti che ritengo superficiali», dice l’ex sottosegretario agli Esteri. E aggiunge: «Il presidente della Croazia ha già espresso in passato opinioni in maniera poco diplomatica e adesso – spiega – ritorna a esprimere dei concetti in cui non vedo dei cambiamenti». Mesic ha posto la discriminante di «non mettere sullo stesso piano il fascismo e coloro che lo combatterono», ma soprattutto ha chiuso qualsiasi apertura sulla questione dei beni abbandonati degli esuli istriani. Accennando solo alla disponibilità di consegnare all’Italia un villaggio disabitato. «Non è vero come dice Mesic che la questione dei beni è stata risolta dai trattati. C’è un contenzioso economico ancora aperto – spiega Antonione – e poi molti beni non rientrano nei trattati, che tra l’altro la Croazia deve ancora onorare».

Solo in apparenza più morbido il senatore Giulio Camber (Pdl, ala Fi): «È singolare vedere come a distanza di pochi mesi siano così diverse le dichiarazioni del presidente croato Mesic. Non vorrei che a breve ci trovassimo davanti ad un’ulteriore diversa presa di posizione». La posizione del leader croato, infatti, lascia perplessa parte del centrodestra. «Mi auguro che vengano seguiti i fondamenti giuridici europei. Bisogna riconoscere agli esuli – dice il senatore – quanto è di loro diritto e tutelare coloro che sono rimasti. Solo così si potrà parlare di una vera conciliazione».

«È evidente che con queste dichiarazioni – sostiene Renzo Codarin, presidente della Federazione degli esuli istriani, fiumani e dalmati – Mesic intende riaprire un dialogo con la Slovenia dopo che questa ha bloccato l’entrata della Croazia nell’Ue. Ora il presidente croato parla di pacta sunt servanda, ma sa benissimo che esistono migliaia di beni che sono stati espropriati dalla Jugoslavia comunista di Tito senza rispettare alcun accordo». Se Codarin chiede alla Croazia di «dimostrare la volontà di conciliazione in merito alle tragedie delle terre orientali», anche Stelio Spadaro fa un distinguo sulle parole di Mesic. «Sono un sostenitore degli atti di riconciliazione a tre e un convinto assertore dell’ingresso della Croazia nell’Ue – dice lo storico esponente del Pci – però attenzione alla richiesta di Mesic di non mettere sullo stesso piano il fascismo e quelli che l’hanno combattuto. Bisogna fare una distinzione: non si può confondere le persecuzioni ai civili italiani dell’Istria che non c’entravano nulla con il fascismo».

Invita a una riflessione il deputato Ettore Rosato (Pd): «Non siamo di fronte ad una trattativa – precisa – e tanto meno ha senso fare una lista della spesa. Aspettarsi qualcosa per poi dare qualcos’altro in cambio crea delle premesse sbagliate ad una vera pacificazione nell’interesse di tutti. Le parole del presidente Napoletano non sono transitorie, valgono allora come oggi, così come è giusto dare un riconoscimento agli esuli. Per questo un incontro ai vertici tra i tre Stati potrebbe essere la giusta occasione per parlare anche di tutte queste cose».

Ritiene che «i tempi siano maturi» a un gesto di riconciliazione anche la senatrice Tamara Blazina (Pd), ma il coinvolgimento dei vertici dei tre Paesi non basta. «Si tratta di un processo più ampio che deve coinvolgere tutta la popolazione di queste terre. Sono convinta, però, che sia fondamentale trovare un luogo simbolo riconosciuto da tutti. Per fare questo è giusto tenere conto di tutte le vicende, senza tralasciare un luogo che ricordi anche il dolore subito dagli sloveni di queste terre. Per questo oltre alla Risiera di San Sabba, alle Foibe, e ai numerosi altri luoghi del ricordo presenti in regione, credo non possano essere tralasciate realtà come il Cippo di Basovizza (ricorda i 4 sloveni del Tigr fucilati nel 1930, ndr)». (ha collaborato Silvia Stern)

 

 

(Renzo Codarin, Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati)

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.