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03 nov – Fiumana in Argentina: cara Italia, dove sei?

"Cari amici Esuli, già abbiamo compiuto 64 anni. Non affrettatevi a fare gli auguri, perché sono 64 anni di Esilio, ed ancora il 95% degli italiani non sa che i politici di allora dettero le "nostre terre", l’Istria, Fiume e Dalmazia, per pagare i danni di una guerra persa.
Risarcimenti? C’è denaro al mondo che possa risarcire i danni morali che abbiamo subito? In questo momento non chiedo denaro, anche se dopo 64 anni il governo non ha finito di pagare i bene abbandonati, come promessoci, così pure non ha rispettato le altre promesse.
Desidererei chiedere a chi di competenza: perché mai non s’insegnò nelle scuole chi sono gli Esuli, cosa abbiamo dato all’Italia oltre al sangue dei nostri? È stato fatto per nascondere una verità che metterebbe una mano di catrame sul buon nome dei politici dei governi precedenti?
Dov’era e dov’è l’Italia che i nostri genitori ci hanno insegnato ad amare e che ancora amiamo? Così come amiamo l’Italia, però, vorremmo amare e rispettare anche i membri del governo che, da quanto vediamo, nei nostri riguardi sono inesistenti. Diteci voi, signori politici, cosa dobbiamo fare affinché quando diciamo che siamo esuli, si capisca chi siamo, e la gente non ci guardi come se venissimo da un altro pianeta!
Che cos’è per voi il 10 febbraio "Giorno del Ricordo"? Una giornata fredda, in cui portare una corona di alloro su qualche monumento, e cercare di fare presto per non infreddolirvi e tornare al calduccio dei vostri uffici?

Per noi il 10 febbraio non è solo una giornata fredda; è una successione di giornate gelide nei nostri ricordi, dove le ferite non rimarginano malgrado il trascorrere del tempo. Ancor prima che l’Italia riconoscesse il 10 febbraio 1947, in Argentina già da vari anni si commemorava questa giornata.
Sicuramente direte: ma che bravi! Noi non abbiamo bisogno di lodi perché i nostri atti sono fatti con il cuore, un cuore rotto a causa della vostra incomprensione.
Abbiamo chiesto varie volte a chi dovevamo rivolgerci per sapere se noi possiamo fare qualche cosa per ottenere questo riconoscimento. Nessuno sa nulla. Allora per piacere, che qualcuno ci aiuti, e ci dica a quale porta dobbiamo bussare.

Un’ultima cosa molto importante: gli Esuli all’estero hanno fatto la Patria e proseguiranno ad onorarla. Noi abbiamo ancora l’orgoglio di saper cantare l’Inno nazionale ed emozionarci, gridiamo "viva l’Italia" non solo quando viene qualche autorità, lo si fa anche nelle piccolissime riunioni. Fate in modo che un giorno non molto lontano non solo gli Esuli Giuliani, ma tutti gli Emigrati si sentano orgogliosi dei membri del governo italiano, che per ora brilla per la sua assenza.
Dato che siamo persone riconoscenti, ringraziamo quei pochissimi politici, forse cinque, che si sforzano o, meglio, lottano per darci una mano.
Abbiamo pure sentito dire da qualche eventuale visitatore del governo italiano, che dopo tanti anni questa è la nostra Patria. Non è così.

Prima di tutto, il 90% o più degli italiani residenti in Argentina non ha preso la cittadinanza di questo paese, che non obbliga il residente a tale requisito. Secondo: la Patria di una persona è là dove nacque. Una cosa sì: siamo riconoscenti ed amiamo l’Argentina, un Paese dove lavoriamo, abbiamo formato le famiglie e siamo rispettati. Un Paese che, quando raccontiamo le nostre vicissitudini, non può credere a tanto dolore ed alla indifferenza del nostro governo.
Voi, signori politici direte: ma sono cose d’altri tempi, di altri governi! Per piacere, non buttatevi la palla da uno all’altro come fanno i bambini quando giocano. Questo non è un gioco, è un dovere che voi dovete adempiere.
Non lasciatelo ad un altro governo, a meno che voi non siate all’altezza delle cariche che avete giurato di onorare e difendere".

Annamaria Marincovich, Esule fiumana in Argentina

(fonte Aise)

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