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Il prof istriano della cittadella della cultura

Orfanotrofio (o, meglio, Casa di Carità) dal 1761, convitto per universitari dal 2002, nuovo centro pulsante per i giovani e la cultura nei prossimi anni… L'istituto Renati, come il dirimpettaio ex Tomadini diventato addirittura sede di una facoltà, si sta adeguando ai tempi: al servizio dell'ateneo udinese, ma non solo. Con il convitto e la nuova mensa da 200 posti, con la scuola Mills bilingue italiana e inglese già in funzione, ma soprattutto con i progetti di una megalibreria, con bar e intrattenimento, aperta fino a tarda ora accanto al Giovanni da Udine, il Renati si propone di ricoprire un ruolo piú ampio e incisivo. Nella direzione di un ambizioso disegno che aveva preso avvio negli anni 1975-'80: la "visione candoliniana" del nuovo centro culturale cittadino con il teatro e il conservatorio musicale in via Treppo, la biblioteca civica nell'ex tribunale e con l'utilizzo degli ex istituti di via Tomadini, dell'ex ospedale militare e dell'ex cinema Roma di via Pracchiuso… Visione che non aveva potuto realizzarsi del tutto per la prematura scomparsa dell'ideatore, appunto il compianto sindaco Angelo Candolini.

Motore di questa trasformazione – tutt'ora in pieno sviluppo – del settecentesco istituto fondato dal filantropo Giuseppe Filippo Renati, è il professor Fabio Illusi, dal 2001 presidente della Fondazione Renati, dove è affiancato, come direttore generale, dalla dottoressa Renata Qualizza, già sindaco di Stregna e tutt'ora funzionario della Provincia. Preside, dal 1972 al 1979, dell'istituto professionale D'Aronco di Gemona e successivamente, per ben 22 anni, del Malignani di Udine, Illusi è un uomo di scuola. Nato nel 1934 a Monfalcone, ma di famiglia istriana (suo padre Arno era costruttore navale a Pola e anche sua moglie Nives è originaria della città dell'Arena), si è laureato a Trieste in fisica, materia che ha insegnato nei primi anni sia nella sua città sia nel capoluogo regionale. Ha fatto parte, inoltre, della Commissione nazionale per i nuovi programmi del settore elettrico ed elettronico (1984-'94) e del direttivo dell'Irrsae regionale, nonché, dal 1997 al 2003, del Cda dell'Educandato Uccellis. Tutti questi impegni gli hanno meritato, oltre alla commenda della Repubblica, la medaglia d'oro della Pubblica istruzione, che gli è stata assegnata dopo il terremoto. La tragedia del '76 lo ha visto in primo piano, a Gemona, non solo come preside del D'Aronco, ma anche come amministratore locale. Negli anni dell'emergenza sismica Fabio Illusi era consigliere comunale nella "capitale del terremoto". È stato poi assessore nella giunta guidata dal sindaco Ivano Benvenuti. Tra gli altri incarichi, ha fatto parte dell'assemblea della Comunità montana e poi del Consiglio provinciale di Udine, nel cui ambito ha presieduto la Commissione trasporti. Dopo la lunga esperienza al vertice dell'istituto tecnico industriale (ha anche presieduto la Polisportiva studentesca Arturo Malignani), nel 2001 Illusi ha raggiunto la quiescenza. Per passare subito a una nuova impegnativa presidenza, quella della Fondazione Renati. «Nel settembre 2001, quando sono andato in pensione – ricorda il professore – il sindaco Cecotti mi ha proposto la guida della Fondazione.

Già nel febbraio successivo il Consiglio si è insediato. E nel 2007 è stato confermato. In questi sette anni, grazie all'alienazione di beni fondiari e ai contributi regionali (ottenuti tramite gli assessori Iacop e Moretton), abbiamo restaurato la sede (alcuni edifici erano piuttosto fatiscenti) e portato le stanze del convitto da 24 a 65; è stata ampliata la zona ristorazione (da 130 a 200 posti), dotata di un servizio bar aperto anche nelle ore serali; è stato creato un asilo nido (30 posti), dato in gestione, come pure la scuola parificata Mills (180 bambini). Sono stati pure rinnovati gli uffici (con entrata da via San Valentino) e adesso c'è anche un nuovissimo giardino per sostare, e studiare, nelle belle giornate e una grande terrazza per eventuali manifestazioni estive. Stiamo restaurando il teatrino e faremo anche un piccolo auditorium per conferenze». «Abbiamo restituito alla città un'opera importante», conclude l'ex preside del Malignani, che ha avuto la fortuna di avere accanto un direttore generale dell'esperienza e della sensibilità di Renata Qualizza.

Originaria di Stregna, dove ha abitato fino a sei anni fa, classe 1964, Renata si è laureata in giurisprudenza nell'89 a Trieste. Consigliere giuridico-legale della Regione dall'anno successivo, dal '95 è funzionario responsabile del servizio Economato della Provincia. Ma è stata anche consigliere, assessore e sindaco di Stregna (attualmente presiede la Pro Loco del paese), nonché assessore alla comunità montana delle Valli del Natisone. Ha anche diretto la Casa di riposo di Cividale e fatto parte dei cda di varie società. Renata Qualizza ha sempre pensato allo studio e al lavoro, non trovando il tempo – cosí spiega – di metter su famiglia. Ma ha due fratelli, entrambi ingegneri (Paolo lavora a Roma e Andrea a Trieste), ai quali è molto legata, e due nipotini. Alle sedi universitarie di Udine fanno capo 15 – 18 mila studenti (dei quali 5-6 mila non residenti) e la città, da trent'anni a questa parte, sta cercando di adeguarsi. Si è assistito, dai '70 – '80 in poi, a una grande trasformazione: chiudevano le caserme (al tempo del sindaco Candolini a Udine c'erano 10 mila militari!) e apriva nuove sedi l'Università. Ora sono sparse un po' dovunque: da quella centrale dell'ex collegio Bertoni alla nuovissima dei Rizzi, dalla Casa dello studente di viale Ungheria agli ex convitti, appunto, di via Tomadini. Quanto all'accoglienza ci sono anche il Sacro Cuore di via Ronchi e la nuova Residenza universitara delle Grazie (60 stanze, aula studio, sala polifunzionale e cucina completa) ricavata dal complesso del Roma. E il Toppo Wassermann, lo storico convitto di via Gemona, si sta attrezzando per ospitare la Scuola universitaria superiore per ora sistemata al Renati. Le nuove opere dell'ex orfanotrofio sono state inaugurate nel giugno scorso. In quell'occasione il presidente del Renati ha annunciato il prossimo inizio della realizzazione della palazzina di via Caneva, di fronte al teatro, al posto delle casette fatiscenti (dove, come moltissimi udinesi ricordano, c'era la mitica gelateria delle sorelle Toldo).

C'è già l'impegno con una importante impresa edile per cui si pensa che l'avvio dovrebbe avvenire il prossimo anno. Ci saranno uffici, negozi, ma a Illusi sta particolaremente a cuore il progetto della libreria non stop e della ristorazione, «anche al servizio del teatro Giovanni da Udine, con il quale abbiamo una convenzione». Allo scopo, come già accennato, di creare «un luogo di pluralità di proposte» e di svolgere «un'attività complementare con le realtà esistenti, in primis l'Università e il Comune». Resta da sistemare un ultimo aspetto del nuovo Renati, quello, diciamo, religioso. Sarà restaurata la chiesa, ora concessa in uso alla parrocchia ortodossa di san Basilio (comunità romena). Ed è previsto il ritorno delle suore Rosarie, che furono le fondatrici, con la contessa Emilia Freschi, della Casa di Carità prima dell'arrivo di Filippo Renati: da tempo trasferite in viale delle Ferriere, riavranno un piccolo convento, in omaggio alla storia, nel luogo originario in cui è nato l'ordine.

(dal Messaggero Veneto del 2 novembre 2009)

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