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03 gen – Mesic rilancia la riconciliazione, a modo suo

Mesic rilancia la pacificazione con Italia e Slovenia
«Ma non vanno messi sullo stesso piano il fascismo e coloro che lo combatterono»
L’Italia mediatrice? Il contenzioso sul confine marittimo è ormai un problema dell’Unione europea. Siamo pronti ad accettare il verdetto di un arbitrato
La restituzione dei beni è una questione risolta dai trattati. Ma sarebbe stato utile per la Croazia la cessione di un edificio o di un villaggio disabitato in Istria

di ALESSIO RADOSSI su Il Piccolo del 3 gennaio

TRIESTE Sì della Croazia alla riconciliazione con l’Italia per le tragiche vicende della Seconda guerra mondiale e del periodo post-bellico. Dopo che i ministri degli Esteri italiano e tedesco, Franco Frattini e Walter Steinmeier lo scorso 18 novembre, in occasione del vertice bilaterale Berlusconi-Merkel, si sono recati alla Risiera di San Sabba per un omaggio alle vittime dell’unico lager nazista del Paese, torna d’attualità il più volte prospettato atto di pacificazione con sloveni e croati per chiudere le ferite della storia del XX secolo. A rilanciare un atto ufficiale che metta insieme in un luogo simbolo come Trieste i Capi di Stato di Italia, Croazia e Slovenia è il presidente Stipe Mesic. L’inquilino del Pantovcak (il Quirinale croato, ndr) fa capire che si tratta di una sorta di «ultimo appello», un gesto che va preparato bene perché non si possono fare altri errori. Ma il leader di Zagabria ribadisce una condizione: «Non si possono mettere sullo stesso piano, in questo atto di riconciliazione, il fascismo e l’antifascismo». La presa di posizione di Mesic arriva dopo un biennio nel quale l’iniziativa sembrava del tutto tramontata, nonostante venisse preparata dalle diplomazie ancora ai tempi della presidenza di Carlo Azeglio Ciampi. Nel 2007 infatti il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era intervenuto in occasione della Giornata del Ricordo che ricorre il 10 febbraio. Il Capo dello Stato, parlando del dramma delle Foibe che aveva visto migliaia di vittime italiane, le aveva definite «strumento di pulizia etnica» e dell’annessionismo slavo. Un intervento che aveva provocato una secca reazione da parte di Mesic il quale aveva replicato definendo quelle frasi «razziste e revansciste». La querelle si era spenta in pochi giorni grazie al lavoro delle diplomazie e a un rapido chiarimento fra i vertici dei due Stati. Ma da allora sull’ipotesi di riconciliazione era calato il silenzio.

Presidente Mesic, alcuni anni fa era stato ipotizzato un incontro di pacificazione a Trieste fra i tre Capi di Stato di Italia, Croazia e Slovenia per un omaggio comune ai luoghi della memoria. Fra i siti che venivano citati c’erano ad esempio la Risiera di San Sabba, la Foiba di Basovizza, ma anche il monumento ai caduti sloveni del fascismo di Basovizza, il lager di Arbe. Tutto però si è bloccato: come mai, qual è stato il fatto o i fatti che hanno sospeso questo progetto?

Si sbaglia, questa iniziativa non è stata bloccata, ma è ancora – se posso dirlo – in gioco. La mia opinione, e così la pensava anche il defunto presidente sloveno Drnovsek, è che l’evento dev’essere preparato molto bene, prendendo in considerazione tutti gli aspetti di questo gesto.

In altre parole, non esiste l’appello per questo tipo di atti. Due sono pertanto gli esiti possibili: organizzare l’atto come si deve, dimostrando che il nostro intento è quello di onorare le vittime innocenti, senza per questo mettere sullo stesso piano il fascismo e coloro che contro il fascismo avevano combattuto, in modo che tutti – senza eccezioni – riconosciamo quello che di sbagliato è stato compiuto dalle rispettive parti; oppure saremo costretti a cedere a coloro che dopo sei decenni dalla fine della Seconda guerra mondiale vogliono fare del revisionismo storico, perdendo così una chance unica.

Questa seconda ipotesi per quanto mi riguarda, non va presa nemmeno in considerazione e per questo insisto sulla necessità di una buona preparazione dell’evento. In ogni caso ritengo che sarebbe utile prima di compiere un tale atto l’organizzazione di incontri bilaterali fra i vertici istituzionali delle nazioni coinvolte. La Croazia ha già dato disponibilità a questo tipo di incontri anche se da Roma finora non abbiamo avuto risposte. Ma c’è ancora un aspetto che vorrei segnalare: visti i cambiamenti avvenuti in questo periodo nella regione, penso che nell’iniziativa va coinvolto anche il Montenegro.

La Croazia dal primo febbraio del 2009 consentirà agli stranieri, e quindi anche agli italiani, di possedere proprietà immobiliari senza dover chiedere autorizzazioni al ministero della Giustizia di Zagabria. Ma gli esuli italiani dall'Istria chiedono che, dove possibile, alcuni immobili abbandonati dopo la seconda guerra mondiale vengano restituiti. Secondo lei la Croazia dovrebbe farlo?

A questa domanda posso rispondere in modo semplice e chiaro. La questione degli indennizzi agli esuli che noi in Croazia definiamo ”optanti”, è stata risolta con il Trattato di Osimo fra l’ex Jugoslavia e l’Italia. La Croazia, nella veste di uno degli Stati successori della Jugoslavia, è subentrata a questi trattati ma la loro revisione non può essere presa in considerazione. Nei rapporti fra Stati, per quanto attiene ai trattati, vale la regola del pacta sunt servanda, quindi quello che è stato concordato va senz’altro rispettato.

C'è chi propone che la Croazia, quale gesto di buona volontà, assegni all'Italia un intero villaggio disabitato in Istria, affinche venga ristrutturato e rivitalizzato. Cosa ne pensa?

Di un gesto simile si parlava ancora ai tempi dei preparativi della visita ufficiale alla Croazia dell’allora presidente italiano Ciampi. Preferirei non entrare nei particolari della questione – e cioè se si stava parlando di un edificio oppure di un intero paese disabitato – ma c’era la disponibilità da parte nostra. Purtroppo dopo la visita le cose non si sono evolute, nonostante la questione sarebbe potuta essere di grande utilità per la Croazia, ma anche per l’Italia, e anche questa idea è in qualche modo finita nel dimenticatoio.

La Slovenia ha posto il veto all'ingresso della Croazia nell'Unione europea per il confine nel Golfo di Pirano: l'Italia, quale membro Ue, potrebbe fare da mediatore e aiutare i due Paesi a trovare un accordo?

Posso solo ripetere cose che ho già detto. La politica di Lubiana, anche se ci crea difficoltà, non è al momento un problema esclusivamente nostro. E’ una questione di cui dovrebbe occuparsi l’Unione europea. Quindi, non credo che nell’attuale situazione creatasi a seguito di richieste inaccettabili poste dalla Slovenia, una nazione terza possa aiutarci in qualità di mediatore. Noi siamo pronti anche a incontri bilaterali, anche se crediamo che non avrebbero nessun senso senza la presenza e il coinvolgimento di rappresentanti dell’Unione europea.

E’ da anni ormai che stiamo cercando di affrontare le questioni aperte, che sono certamente risolvibili – sempre che esista la volontà politica per farlo – anche se finora non ci siamo riusciti. In questa situazione di stallo, già da tempo proponiamo un arbitrato davanti a un’istituzione internazionale come il Tribunale di giustizia dell’Aia, e ci impegniamo sin d’ora ad accettare qualsiasi decisione di questo tribunale. Ovviamente, si tratterebbe di una sentenza in armonia con il diritto internazionale, ma pretendere da parte nostra di rinunciare in partenza alle prove (come richiesto da Lubiana, ndr) con le quali intendiamo argomentare la nostra posizione, potrebbe sembrare persino ridicolo se la questione non fosse così seria.

 

 

 

  

(Il presidente croato Stipe Mesic)

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