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Viaggio in Istria con il Comitato

Pubblichiamo la cronaca del viaggio in Istria organizzato dal Comitato ANVGD di Padova con tappe a Parenzo, Loron e Rovigno.

 

I nostri viaggi in Istria si configurano ogni anno come viaggi della e nella memoria, alla ricerca del tempo perduto, e così è stato anche in questa del 2010, che ci ha ricondotto a struggerci nel ricordo di una terra “sì bella e perduta”, camminando lungo i sentieri di Stridone, paese natale della nostra Presidente Italia Giacca, e sui selciati di Parenzo e di Rovigno. Eppure la meta inedita e caratterizzante del viaggio 2010 è stata Loron, non una cittadina, ma un sito archeologico di recente scavo, portato alla luce grazie alla sinergia di ricerca dell’Università di Padova e di Istituti Archeologici croati e francesi. La documentazione della campagna di scavo ha costituito la  mostra “Histria fecunda et Industriosa” esposta dall’ANVGD e dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova in occasione del Giorno del Ricordo nella prestigiosa Sala della Gran Guardia. La visita al sito, perciò, costituiva per noi quasi un impegno morale, un riscontro dovuto.

Loron si trova a nord di Parenzo; è insieme una piccola baia e un promontorio sul quale sorgeva una splendida “villa rustica”, cioè fattoria, romana.

Arrivarci non è semplice, perché non c’è sentiero che costeggi il vallone e l’unica via di accesso è una pista ciclabile, inoltre manca la pur minima indicazione, come pure il colpo d’occhio al primo momento può deludere per la scarsità dei fabbricati che affiorano solo di poco dal terreno, ma in compenso si può cogliere la vastità del sito, articolato su due terrazze digradanti e costituito da due grandi moduli architettonici .

Loron fu un grande esempio di struttura produttiva romana perfettamente autarchica che in termini moderni si può definire “filiera”. A Loron giungevano dall’interno le olive e l’uva e a Loron venivano prodotti l’olio e il vino, ma anche le anfore in ceramica per trasportare i prodotti, oltre ad altre tipologie ceramiche, quali tegole, lucerne, vasellame da tavola ecc. A Loron venivano allevati in vivai pesci da esportare o da cui ricavare il “garum”, salsa molto apprezzata dai Romani e probabilmente si produceva anche la ricercatissima  porpora , vero status symbol dell’epoca, data la presenza  di numerosissimi murici, conchiglie da cui appunto si estraeva la tintura. Tutti i prodotti venivano poi imbarcati da un pontile o avviati lungo le vie consolari, fino a raggiungere le attuali Austria e Ungheria, configurando in tal modo Loron come uno scalo di import- export  e confermando che l’Adriatico in epoca romana fu più d’ogni altro lembo del Mediterraneo “Mare nostrum”, così come diverrà “Golfo di Venezia” nei secoli aurei della Serenissima. I bolli laterizi documentano che la villa di Loron fu nel tempo proprietà di senatori, di influenti matrone, di una serie di imperatori, a riconferma della vitalità economica dell’Istria, facente parte con Augusto della “X Regio Venetia et Histria”.

Conoscere questo sito ci ha fatto ritrovare il fascino dei luoghi dove è passata la storia, anche stavolta storia romana, storia nostra.

Seconda tappa a Rovigno, per visitare il “Museo della batana”. La cittadina dalla caratteristica struttura urbanistica, con le case addossate le une alle altre, quasi a sorreggersi a vicenda, con le infinite calisele, piazzette, archi, volti e scale ci ha accolti in una bella giornata di sole favorendo il nostro percorso fino al  Museo che si trova davanti al molo grande, quasi all’inizio dell’antica via S Croce. Nato ufficialmente il 9 settembre 2004 per mantenere viva una tradizione specifica di Rovigno e per tramandare  lo scibile e i segreti dei maestri d’ascia, questo Museo, disposto su due piani, offre l’opportunità di  conoscere le tradizioni marinare e gli usi legati alla costruzione di questa  imbarcazione. La batana è una barca tipica, piccola e maneggevole, dal caratteristico fondo piatto, usata dai pescatori, ma anche da tanti rovignesi che l’adoperavano nei giorni di festa e di riposo per “le uscite fuori porta” verso le tante e bellissime isole che costellano il mare  della città.

Con la sua impostazione multimediale il visitatore, interessato e incuriosito, può osservare direttamente tanti  aspetti, scoprirne altri attraverso video e registrazioni, utilizzando, così, lo strumento visuale e quello virtuale. Superata da mezzi e tecniche moderne questa piccola imbarcazione, che  rischiava l’oblìo, è stata fatta rinascere come testimonianza di un folclore e di una tradizione secolare e oggi, divenuta un’attrattiva turistica, è conosciuta anche all’estero.

All’ interessante visita ha fatto seguito il pranzo allo “Spacio della batana”, situato nel rione “Drio Castel” proprio in quella parte di Rovigno dove la case cadono a picco sul mare. Questo caratteristico ambiente, in sintonia con l’antica tradizione e forse un tempo deposito di barche, conserva un’impronta rustica con quelle grandi botti disposte  in uno dei lati lunghi, con quel soppalco da dove i nostri ospiti, il Gruppo Folk Batana, ci hanno allietati con canti rovignesi, istriani, napoletani, accompagnandosi con chitarra, mandolino e tamburelli. Tutti, esuli e simpatizzanti, coinvolti in questa atmosfera veramente effervescente, hanno partecipato in allegria, cantando le belle canzoni di un tempo, gustando e apprezzando  il buon pesce fresco preparato con abilità e maestrìa e innaffiato di buon vino istriano, il malvasia.

E’ stata un viaggio piacevolissimo e divertente con un risvolto di significativo spessore culturale che a noi tutti interessa coltivare per mantenere vivo il nostro passato e farlo conoscere ad altri.

F.D.

 

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