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Via via, vieni via con me (Voce del Popolo 31 ott)

Ieri ho passato la serata in un pub di Capodistria. Uno di quei pub irlandesi che vanno di moda, che ormai ci hanno un po' stufato, che li trovi in tutti i quartieri storici delle città europee. Li trovi in Trastevere e Lungarno, sulle rive impegnative della Senna e quelle più modeste della Ljubljanica. Nel pub c'erano i soliti rumori che ci sono in un bar e c'era la solita gente che si comporta come di solito ci si comporta in un bar. Il sottofondo era musicale, come è giusto che sia. Dal bancone lungo e lindo, rattristato dalla mancanza del fumo delle sigarette, usciva la voce rauca e canzonatoria di Paolo Conte che cantava: Via via vieni via con me, entra in questo mondo buio…

Fa sempre un certo effetto sentire Paolo Conte. L'effetto è anche più dirompente, dal punto di vista emotivo, quando lo ascolti in un pub irlandese a Capodistria, in una calda serata di fine ottobre. Fuori, l'Istria era buia, sciroccata e umida. Né multiculturale né plurilingue, ma muta e refrattaria ai rumori, come lo è la terra rossa e bagnata d'autunno. Brutalmente reale. La brutalità della vita si esplica sempre in un modo scarno e silenzioso. Succede dietro i riflettori, dietro i banconi lindi e tristi, dietro i buoni propositi di chi si appropria della nostra attenzione.

"La brutalità e la violenza che ci metti nel linguaggio per descrivere l'Istria di oggi, le sue genti e le loro storie, è casuale o è frutto di una scelta ponderata e precisa? "Più o meno è questa la domanda che mi ha fatto un giorno un amico. Per chi scrive, la lingua è la cosa più importante, è lo strumento essenziale per creare un mondo rispecchiando un mondo che già esiste, non solamente nel suo accadere. Per chi scrive nella lingua di una minoranza, cioè in una lingua che non è dominante sul territorio oppure convive con altre lingue, la scrittura è un'operazione più complessa. È l'anelito verso una spontaneità espressiva dura da conquistare e, nel contempo, la ricerca di un'affinità con la realtà che lo circonda, che è spesso ostile ed estranea. Lo hanno sperimentato sulla propria pelle grandi scrittori di confine, come Svevo, Saba e Slataper nella loro strenua ricerca della contrapposizione fra le cose e le parole, del loro amore e odio nei confronti della letteratura contrapposta alla realtà dura, brutale, di tutti i giorni.

Una realtà, oggi, volgarizzata dallo spettacolo delle vanità e del consumismo, brutalizzata dai politici e sfrattata dalla forza evocatrice del mistero.

Via via vieni via con me…

 

Aljoša Curavić

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