camera 1

Vergarolla, aprire gli archivi, istituire una commissione d’inchiesta – 16giu14

 

Rendere accessibili gli archivi internazionali e istituire una commissione di inchiesta, questi gli appelli condivisi dai rappresentanti delle Istituzioni, dagli storici e dal pubblico di esuli intervenuti il 13 giugno alla presentazione, a Palazzo Montecitorio, del saggio di Gaetano Dato dedicato, in parte, al vile attentato di Vergarolla, che il 18 agosto 1946,amministrata Pola dagli alleati e sotto la minaccia di una prossima occupazione jugoslava, causò oltre 60 morti, tutti civili, e un numero esorbitante di feriti. Non di tutti si riuscì a rinvenire i corpi,tanto fu spietata l’esplosione avvenuta sulla vicina spiaggia di Vergarolla in un giorno che vedeva la cittadinanza polesana assistere ad una gara sportiva.
Da quel tragico accadimento, per parere unanime degli storici, si fece più pressante,angosciosa e chiara, negli animi già provati degli italiani, la irrimediabilità della scelta dell’esodo quale unica via di salvezza dal rischio, acutamente percepito, di poter cadere sotto il regime titoista,le cui manifestazioni politiche pubbliche gravìde di minacce e l’uso indiscriminato della violenza e dell’intimidazione erano ormai ben note presso gli istriani sin dalla prima ondata di deportazioni e infoibamenti del 1943.
Con quella deflagrazione, è stato rilevato, si è rotta l’anima della città, il suo spirito non si è più riconosciuto nelle sue antiche e nobili mura. Poi, con l’esodo in massa e nei complessi e controversi scenari del dopoguerra il ricordo di quella strage – la prima nell’Italia post bellica – andò rapidamente affievolendosi sino a scomparire del tutto dalla coscienza nazionale, coltivata pressoché esclusivamente daiprofughi istriani: ma quell’attentato, con tutta chiarezza concepito a fine intimidatorio contro la popolazione italiana di Pola, determinò comunque in via definitiva la convinzione che l’esodo fosse la sola possibilità di salvezza da un contesto che andava facendosi più precario e inquietante nell’alternanza di speranze non suffragate dai fatti e concrete percezioni di un prossimo futuro di soggezione ad un regime del quale già si erano conosciute le modalità di operare. Vergarolla insomma indicò, per così dire, la via di un’unica e drammatica «strategia di sopravvivenza», ovvero l’abbandono forzato delle terre natali condiviso con gli altri italiani della Venezia Giulia occupata e poi ceduta alla Jugoslavia.
A questo persistente oblio ha voluto rendere una prima giustizia la commemorazione svoltasi il 13 giugno nella Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati, alla presenza del vicepresidente Marina Sereni, del deputato europeo Laura Garavini, del presidente dell’UPT Fabrizio Somma, di Lino Vivoda, testimone ed esponente dell’associazionismo giuliano-dalmato, del prof. Roberto Spazzali, dell’autore del volume, Gaetano Dato, e di Livio Dorigo, presidente del Circolo Istria di Trieste. Ma nelle prime file anche i dirigenti delle associazioni dell’esodo, quali il presidente dell’ANVGD Antonio Ballarin, il suo presidente onorario Lucio Toth, il presidente di “Coordinamento Adriatico” Giuseppe de Vergottini con l’avv. Davide Rossi, l’arch. Tullio Canevari sindaco del Libero Comune di Pola in esilio; e giornalisti tra i quali Jan Bernas, coautore con Simone Cristicchi di «Magazzino 18», e tanti esuli, polesani e non.
Una commemorazione, la prima di così elevato grado istituzionale, maturata certamente a seguito di un lungo e costante impegno delle associazioni presso le Istituzioni, e sulla cui rilevanza morale e storica ha richiamato l’attenzione la vicepresidente Sereni nel suo intervento di saluto e di introduzione.
Molto attesa naturalmente la relazione di Dato, autore di alcune nuove – ma non asseverate – ipotesi circa la paternità della strage, attribuita unanimemente dalla pubblica opinione alla polizia politica jugoslava per il suo chiaro intento anti-italiano. Egli ha definito quella di Vergarolla «una strage di guerra», avvenuta in un frangente in cui l’opzione armata dell’Italia anche in difesa della regione giulia non era stata ancora abbandonata, come dimostra la resistenza non comunista raccoltasi intorno al foglio clandestino “Il grido
dell’Istria”: ma su quella strage, ha aggiunto, gli alleati non ritennero di indagare moventi e responsabili per non aprire nuovi fronti di contrasto con gli jugoslavi, con i quali i rapporti si erano già deteriorati.

La sensibilità degli esuli nei riguardi di quelle dolorosa vicende ha fornito l’occasione al prof. Spazzali di rilanciare l’invito alle Istituzioni di adoperarsi anche nelle sedi internazionali per aprire gli archivi sinora irraggiungibili, per accedere a fondi ancora occultati, perché soltanto verificando le fonti documentali e ricostruendo storicamente i contesti si potrà pervenire a studi non convenzionali. Sulla strage, ha proseguito Spazzali, è stato comodo stendere una coltre di silenzio, utile al complessivo riposizionamento dell’Italia nel contesto internazionale, senza dimenticare a quante tensioni, da nord a sud, fosse attraversato il Paese a quel tempo.

 

Le foto di Silvana Monti

 

ANVGD nazionale

 

 

 

Camera dei Deputati, il tavolo dei relatori, presente Simone Cristicchi

 

camera 2

 

Il minuto di silenzio osservato in memoria delle vittime della strage di Vergarolla

 

camera 3

 

Il presidente Anvgd Ballarin (secondo da sinistra)

 

camera 4

 

Da sin., Fabrizio Somma, presidente dell’UPT di Trieste, e l’autore del volume, Gaetano Dato

 

camera 5

 

Da sin., Lino Vivoda, Livio Dorigo e Rovberto Spazzali

 

camera 6

 

Parte del folto pubblico accorso

 

 

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.