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Una frontiera contesa dal 1991 (Il Piccolo 07 giu)

LUBIANA La disputa sul confine nel Nord Adriatico fra Croazia e Slovenia, sulla quale i due Paesi dell’ex Jugoslavia hanno raggiunto un’intesa, va avanti da 19 anni, da quando il 25 giugno 1991 Zagabria e Lubiana dichiararono l'indipendenza dalla capitale federale Belgrado.

L'origine del contenzioso va ricercata nel 1954, quando l'ex Territorio libero di Trieste (Tlt) venne diviso tra Italia e Jugoslavia socialista, che ottenne l'Istria Nordoccidentale.

Quell'area fu poi divisa fra le due repubbliche di Slovenia e Croazia ma non venne mai tracciata una precisa linea di confine, dal momento che entrambe le repubbliche facevano parte di un unico Stato federale.

Con l'indipendenza di Croazia e Slovenia, le acque del Golfo di Pirano – una trentina di kmq di mare – e alcuni brevi tratti di confine terrestre diventano oggetto della disputa.

Negli Anni novanta la Croazia a più riprese propose di dividere il Golfo a metà, o di andare davanti a un Tribunale internazionale, ma la Slovenia ha sempre rifiutato ogni tipo di soluzione che le potrebbe precludere l'accesso diretto alle acque internazionali nel Nord Adriatico. La Croazia sostiene che la Slovenia non può avere diritto a più della metà del Golfo e che le leggi internazionali garantiscono comunque alla Slovenia il libero e indisturbato accesso alle sue coste tramite le acque croate o italiane.

Nel dicembre del 2008, in un momento molto importante e delicato delle trattative della Croazia con l’Ue, Lubiana mise il suo veto al proseguimento del negoziato europeo di Zagabria, affermando che nei documenti inviati da Zagabria a Bruxelles vi erano elementi che pregiudicavano il confine conteso. La Slovenia ha in questo modo usato la sua posizione di membro dell'Unione per costringere Zagabria a trovare una soluzione per il contenzioso bilaterale. Dopo una serie di mediazioni fallite, lo scorso settembre i due governi hanno raggiunto un compromesso che prevede l'istituzione di un Arbitrato internazionale, composto da cinque arbitri ”ad hoc”, con il mandato di garantire alla Slovenia un «legame con le acque internazionali» nell’Alto Adriatico. Il parlamento croato ha ratificato l'accordo nel dicembre del 2009. Il termine «contatto» (junction nel testo inglese), sconosciuto alla terminologia del Diritto internazionale, non ha convinto l'opposizione di centrodestra in Slovenia che sostiene che il loro Paese resterà senza un accesso diretto al mare e ha per questo chiesto un referendum.

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