Un secolo fa la nascita a Cherso di Antonio Bommarco, Arcivescovo di Gorizia

Padre Antonio Vitale Bommarco, arcivescovo di Gorizia dal 1982 al 1999, era nato a Cherso, isola del Quarnero, il 21 settembre 1923. Una persona di spessore quella di padre Bommarco, dalla volontà tenace che fece a lui superare le molte limitazioni fisiche che lo colpirono a causa della malattia di tubercolosi contratta in tempo di guerra e che sembrava irreversibile. Guarì contro ogni previsione – come egli confessò anche nel testamento spirituale – e si diede anima e corpo ai compiti, gravosi, cui l’obbedienza lo chiamò nell’Ordine Francescano dei Conventuali: “La mia malattia e la mia guarigione sono il punto centrale della mia esistenza e lì trovo le spiegazioni di tutto ciò che il Signore ha operato attraverso la mia povera persona”. Superiore nato, resse conventi, diresse con nuove intuizioni l’Editrice “Messaggero di Sant’Antonio” a Padova, fu per tre mandati ministro provinciale dei Conventuali patavini, assurse a guida dell’Ordine, le cui presenze nel mondo dilatò nelle terre di missione, come padre generale per dieci anni. Dopo di ché fu pregato da papa Giovanni Paolo II di assumere la guida dell’arcidiocesi di Gorizia dopo l’improvvisa scomparsa di mons. Cocolin. E di Gorizia, di tutte le sue genti senza distinzioni, volle essere padre: mons. Bommarco, come è stato più volte affermato dopo la sua morte del 16 luglio 2004, “ha tanto amato Gorizia”.

La città gli resta riconoscente e oggi, nell’occasione felice del centenario della nascita, intitola al suo nome, per volontà convinta del sindaco Rodolfo Ziberna, la piazzola di traffico di fronte al sagrato della chiesa del Sacro Cuore.

La cerimonia istituzionale, prevista lo stesso giorno del centenario giovedì 21 settembre alle ore 11, sarà preceduta da un momento storico religioso e di preghiera. Interverranno all’interno della chiesa l’arcivescovo Redaelli, l’arcivescovo padre Gianfranco Agostino Gardin, vescovo emerito di Treviso e già – come Bommarco – ministro provinciale e generale dei Conventuali; indi lo storico goriziano Ivan Portelli. Al di fuori del tempio sarà poi scoperta dal sindaco la tabella indicativa con le date della vita dell’arcivescovo. La benedizione di essa concluderà questa occasione che è di sentimento e pure di reincontro fra le diverse realtà cui padre Bommarco riservò attenzioni: pensiamo ai suoi frati e preti, ma anche alla realtà della città sua natia di Cherso (da dove è attesa una delegazione): a essa padre Bommarco fu congiunto da un amore viscerale, tanto più intenso più fu sofferto a causa del confine chiuso dopo la guerra che lo separò dalla famiglia (giocoforza egli cantò la prima messa dopo l’ordinazione sacerdotale del 1949 qui a Gorizia grazie all’ospitalità di uno zio) e, per ventidue anni, dalla sua isola.

Padre Bommarco seppe però superare le divisioni, grazie anche alla sua profonda fede e assimilazione dei valori universalistici che fondano il cristianesimo, e collaborò attivamente alla riconciliazione fra le nostre genti di qua e di là del confine. Lo fece nel nome della nuova Europa che durante i suoi anni episcopali si andò qui delineando, ma assimilando e sviluppando anche l’eredità plurietnica della Chiesa Madre di Aquileia, chiesa transnazionale e missionaria, del cui patrimonio di fede, cultura e civiltà si fece paladino, come fu promotore di numerose realizzazione concrete, come da indole, in Gorizia e nell’Isontino.

La sua vita, che toccò gli ottant’anni, mai scoraggiati, sempre propositivi nonostante ogni invalidità fisica, è stata una benedizione. Gorizia non dimentica e gliene rende giusto merito.

 

 

 

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