ANVGD_cover-post-no-img

UE ai Balcani: da noi si entra per merito (Il Piccolo 03 giu)

di PIER PAOLO GAROFALO

TRIESTE Un principio meritocratico nell’ingresso nell’Ue, finalmente enunciato chiaramente ma in attesa di un riscontro oggettivo; la ”coabitazione” allo stesso tavolo di Serbia e Kosovo; la smentita da parte dei Ventisette di una ventilata ”stanchezza” anche dovuta alal crisi economica nel processo di allargamento e assorbimento di nuovi Stati nella ”casa comune”: queste le linee-base che alla fine hanno tratteggiato la Conferenza Ue-Balcani di ieri a Sarajevo.

Un summit sul quale il ministro degli Esteri Franco Frattini rivendica, e a ragione, una sorta di copyright tricolore: «Un impegno e una tessitura che aiutano e incoraggiano il compimento della riunificazione dei Balcani all'Europa, altrimenti incompiuta. L’abbiamo fatto e lo faremo anche per le centinaia di migliaia di morti e i milioni di rifugiati, il tragico prodotto delle guerre balcaniche, che videro l'Europa spettatrice silenziosa appena 15 anni fa». E a proposito di guerre, è stata anche la ”prima volta” di Serbia e Kosovo a dialogare, seppure indirettamente, allo stesso tavolo. I ministri degli Esteri Vuk Jeremic e Skender Hyseny erano seduti lontani per ragioni di opportunità e identificati solo dal nome e non dal Paese d’appartenenza – con i colleghi dei Ventisette, dei Paesi dell'area e dei rappresentanti di Usa, Russia e Turchia.

Tanti Vip a riaffermare che, pure con un percorso a ostacoli, tutti i Balcani Occidentali – prima o poi – saranno portati nell’Ue. Ma con un importante distinguo dopo tanto credito ”a fondo perduto” erogato da Bruxelles come da Roma e da quasi tutte le capitali occidentali. I progressi di ciascun Paese della regione verso l'Unione «dipenderanno dai propri meriti» recita infatti il documento finale della Conferenza.

Le nazioni che aspirano all’adesione sono Serbia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Kosovo e Albania. Per ora – è stato dichiarato – vi sono la certezza della liberalizzazione dei visti per Bosnia-Erzegovina e Albania, entro Natale, e gli impegni di cooperazione regionale. È il significato politico della Conferenza che però ne ha un altro, simbolico e altrettanto forte. «Kosovo e Serbia si sono sedute assieme. Mi auguro che questo sia l'antipasto di una ripresa d’impegno di entrambi al dialogo bilaterale» ha commentato Frattini. Un auspicio quanto mai necessario, con ancora lo scorso fine settimana scontri di piazza a Mitrovica, la ”Berlino dei Balcani” kosovara divisa tra serbi e albanesi, e una missione Ue nel neonato Stato, la ”Eulex” per ora con efficacia molto limitata e che incorre in ripetute ”gaffe”, minando la sua obiettività. Per di più con le stesse funzioni che la ”sorella” Onu, l’Unmik presente in Kosovo da ormai 10 anni, sembra a questo punto non avere mai completato. Il titolare della Farnesina, autentico ”motore” della Conferenza, ha raccolto il pubblico apprezzamento del ministro degli Esteri spagnolo Moratinos (Madrid ha la Presidenza di turno Ue) e Ashton, la britannica responsabile Ue per la politica estera. Gli ”aspiranti all’Ue” hanno comunque sfide da raccogliere – secondo la dichiarazione finale – «sullo stato di diritto, le riforme del sistema giudiziario e amministrativo, la lotta a corruzione e criminalità organizzata». Intanto ci si augura che Zagabria entri nell’Unione nel 2011.

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.