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Trieste slovena, Istria italiana (Voce del Popolo 21 nov)

di Milan Rakovac

Immagino che vi chiederete: “Che cosa voleva mai dire con questo titolo?”

Ebbene, volendo essere sincero fino in fondo, devo dirvi che non vedo l’ora di non dover più esibire il passaporto né al valico sul Dragogna, né lungo il percorso che da Pola mi porterà, ad esempio, a Narvik o piuttosto fino al Finis Terrae. E allora?

Ma quel bel giorno vivrò davvero in un Europa senza confini? In altre parole, potrò a quel punto (ad esempio nel 2011 – un anno che per la Croazia rappresenta una pietra miliare), ad esempio, fondare a Trieste un partito denominato “Trieste è nostra”, e candidarmi alle elezioni italiane e a quelle europee, e potrà a quel punto essere fondato a Pola un partito denominato ISTRIA ITALIANA (caso mai; italianissima) sulle cui liste verrà eletto un parlamentare al Sabor croato e anche nell’europarlamento?

Mi sento invitato a speculare su questi temi a causa del polverone che si è sollevato attorno a un film innocuo, ma ancor più a causa del dibattito divampato attorno a due film la cui realizzazione è stata soltanto annunciata; Goran Vojnović (autore del famoso romanzo “Čefurji raus” – che se podessi tradur come „Fora i s’ciavi“) dovrebbe fare un film sull’esodo “Piran Pirano”, e Žiga Virc il film “L’Istria è nostra”, sì lo stesso Žiga Virc che ha provocato in Italia reazioni incredibili con il film “Trieste è nostra” – reazioni indignate provocate da una pellicola che nessuno in Italia ha visto! Evidentemente già il titolo “basta e avanza”…

Rimango stupito di fronte al fatto che, purtroppo, su “alcuni temi” evidentemente non si può scherzare, o almeno non lo si può fare nell’area compresa tra l’Isonzo e il Dragogna. Non si può farlo “perché questi temi sono sacri, dolorosi, storici, nazionali etc. etc. etc. etc. per tutti noi!”. Ovvio, il concetto “alcuni temi” è un concetto variegato – non esiste neanche un solo tema che sia comune ai Croati, agli Italiani e agli Sloveni (elenco rispettando l’ordine alfabetico!. E se “su alcuni temi” da queste parti non si può scherzare (e credetemi non si può farlo né a Trieste, né a Capodistria, né a Pola!) è inutile che scompaiano i confini!

Stranamente l’unico fatto nuovo degno di nota sull’Adriatico è viaggio di Stjepan Mesić in Italia, un viaggio durante il quale, finalmente, il presidente croato ha incontrato Napolitano. Dico finalmente perché dopo che per anni i presidenti di tre Stati (Croazia, Italia, Slovenia – prego di prestare nuovamente attenzione all’ordine alfabetico!) hanno cercato di raggiungere un accordo sull’incontro di riconciliazione, adesso abbiamo assistito perlomeno a un cordiale colloquio tra due presidenti… E l’incontro trilaterale davanti a una foiba, a un campo di concentramento, o in un Paese arso dalle fiamme? O almeno un incontro bilaterale? Credo proprio che non lo vedremo mai!

Sorrisi tirati davanti agli obiettivi e alle telecamere e tradizionale cordialità protoccolare – punto e basta. Credo che i rapporti sull’Adriatico siano freddi e superficiali come non avveniva da oramai moltissimo tempo.

Mi spiego.

La Slovenia mantiene ferma la sua protesta contro il rigassificatore nel Golfo di Trieste. Stranamente la Croazia rimane in silenzio, ma protesta contro il rigassificatore sull’isola di Veglia. Un tema rispetto al quale l’Italia non esprime alcun commento e anche la Slovenia rimane in assoluto silenzio. Santi egoismi! La riconciliazione storica, della quale si parlava come di una cosa oramai fatta, dov’è finita? Ad acta. E la tutela interstatale dell’Adriatico, la strategia che doveva riguardare l’ecologia, la pesca, la sicurezza? Di tutto questo non si è fatto proprio niente…

Ma come mai?! I rapporti fra l’Italia e la Jugoslavia erano ottimi, i due Paesi erano riusciti a risolvere TUTTI i problemi bilaterali. Avevano una collaborazione perfetta a tutti i livelli… Mi chiedo, pertanto, come mai nonostante le dichiarazioni secondo le quali “sono tutto rose&fiori”, l’Italia, la Croazia e la Slovenia attuano politiche molto diverse l’una dall’altra! È per questo motivo che Roma ignora Lubiana e Zagabria per dedicarsi con attenzione a Belgrado, e concordare che lo stabilimento di Kragujevac riprenderà a produrre le automobili della Fiat? È per questo, è a causa del fatto che il dialogo con Washington è migliore di quello con Roma, che fra Lubiana e Zagabria i rapporti sono costantemente a rischio?

È difficile capacitarsi del livello di primitivismo e di banalità che si respira nell’aria, è difficile comprendere come questi possono colmare i nostri orgogliosi cuori di sentimenti nazionali (cuori croati, italiani e sloveni, cioè!); ad esempio, prima i pescatori croati (istriani) minacciano il proprio Paese e i propri giornalisti e il mondo intero, poi viene proiettato il film “Trieste è nostra”, e la Voce pubblica un ottimo reportage di Stefano Lusa, che l’ha visto a Sezana, e che afferma senza mezzi termini che il film (un filmino, un progetto ironico dello studente Virc) nulla centra né con Trieste, né con l’Italia. Inutilmente!

Ho scritto in lungo e in largo di un fatto assolutamente poco importante, vero?

Ma voi credete davvero che un giorno (uno qualsiasi! Diciamo tra cinquant’anni!) a Trieste si potrà fondare un partito croato che chiederà che Trieste sia croata, e un partito italiano a Pola che chiederà che l’Istria entri a far parte dell’Italia?

Ecco, è per questo motivo che non vedo l’ora che uno “straniero”, un autore di etnia serba faccia un film sulla Pirano dei tempi dell’esodo. Mi chiedo come sarà il film che questo giovanotto farà dopo la “conquista” di Trieste, mi chiedo come sarà il film sulla “conquista” dell’Istria da parte della Slovenia! E come sarebbe se questo ragazzo (mantenendo il titolo “L’Istria è nostra”) avesse il coraggio di fare un film nel quale ironizza sulle idee che sull’Istria hanno gli esuli? Come reagirebbero a quel punto Zignate, Di Piazza, Frattini?

Ecco perché i rapporti sull’Adriatico sono semplicemente – patetici! Semplicemente perché non osiamo scherzare su noi stessi, non osa farlo nessuno di questi popoli! Povero il nostro Adriatico, nostro – di chi?

 

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