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Trieste: pericolo ”rosso” e spie sul confine orientale (Il Piccolo 10 dic)

Se oggi è la divisione tra Nord e Sud a spaccare in due l’Italia, dal 1918 e fino alla caduta del muro c’era un’altra frattura a dividere a metà il mondo e il nostro Paese, quella tra Est e Ovest. Al centro di questa frattura e di una serie di trame oscure, rosse e nere, si trovava Trieste, che per posizione geografica è stata al confine tra due mondi, quello comunista e quello capitalista, con il fascismo a fare da spartiacque per un lungo periodo di tempo. Delle trame oscure intessute dai servizi segreti italiani e stranieri in territorio triestino si è discusso ieri, in occasione della presentazione del saggio del giornalista Silvio Maranzana ”La (dis)unità d’Italia” ovvero ”Guerra anticomunista sul fronte orientale dagli Arditi a Gladio” (ed. Italo Svevo), con due ospiti d’eccezione: il generale Paolo Inzerilli, ultimo comandante di Gladio e capo di Stato maggiore del Sismi fino al 1991, e Stojan Spetic, già senatore del Partito comunista e componente della Commissione Mitrokhin. Per Spetic «quella combattuta nella seconda metà del secolo scorso da servizi segreti italiani e stranieri, organizzazioni come Gladio e da gruppi di estrema destra e sinistra fu una guerra a bassa intensità, il cui pretesto fu la difesa dell’italianità dei territori e dei confini di Stato. Si trattò solo di un pretesto, perché i confini erano immodificabili fin dal Trattato di pace del ’47 e il rischio di un’invasione da Est non era sostanziale». «Fino agli anni ‘90 – dice invece Inzerilli – la pianificazione operativa italiana ha sempre concepito come territorio a rischio la Bassa friulana e come direttrice principale di una possibile invasione il passaggio per le Alpi dall’Austria. Inoltre il pericolo jugoslavo esisteva, perché anche se la Jugoslavia era fuoriuscita dal Patto di Varsavia sapevamo che almeno il 50% della forze armate jugoslave era pro Urss». La pensa diversamente Spetic, secondo il quale «dopo lo scontro tra Tito e Stalin, la Jugoslavia divenne a tutti gli effetti un alleato dei Paesi occidentali. I servizi segreti, che agivano nei limiti della legalità e oltre, avevano come reale avversario il Pci».

Giulia Basso

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