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TAV italo-slovena: si firma (Il Piccolo 14 set)

di ROBERTA GIANI

TRIESTE «Abbiamo evitato la ”nostra” Val di Susa». Riccardo Riccardi, assessore regionale alle Infrastrutture, non minimizza il pericolo. Ma lo giudica ormai scampato: Italia e Slovenia sono pronte alla firma ufficiale. Quella che ratificherà il nuovo tracciato destinato a unire, nel segno dell’alta velocità e capacità ferroviaria, Trieste e Divaccia. Il gran giorno è fissato: i due governi si incontreranno, a meno di contrattempi, il 12 ottobre. A Trieste. E sposeranno la ”variante alta” che, bypassando la Val Rosandra e le proteste, tocca Villa Opicina e Sesana. Poi, a dicembre, la commissione intergovernativa italo-slovena completerà l’iter.

La corsa contro il tempo, però, non è vinta. Niente affatto: la tratta transfrontaliera è uno dei nodi, non l’unico. L’altro, ancor più spinoso, è tutto italiano: l’Unione europea pretende che la Tav nordestina prenda finalmente forma, con il progetto preliminare, entro il 31 dicembre. Ma il tracciato veneto è ancora nel limbo e Laurens Jan Brinkhorst, il coordinatore del progetto prioritario 6 e cioé del corridoio ferroviario destinato ad abbattere i tempi di percorrenza tra Lione e l’Ucraina, torna alla carica: caldeggia un vertice chiarificatore con i governatori di Veneto e Friuli Venezia Giulia, Luca Zaia e Renzo Tondo, ma denuncia la difficoltà a organizzarlo. E allora chiede aiuto al Comitato promotore Transpadana nato vent’anni fa con l’obiettivo di ”spingere” la Tav, oggi presieduto da Antonio Paoletti e Luigi Rossi di Montelera: «Ci siamo incontrati a Torino e il coordinatore europeo ha chiesto il nostro supporto» conferma Ida Cappelletti, responsabile operativo del Comitato. Detto e (quasi) fatto: il 13 ottobre, all’indomani dell’incontro italo-sloveno cui Brinkhorst non intende mancare, ci dovrebbe essere l’atteso rendez vous a tre. Sempre a Trieste: «Siamo in attesa di conferme. Contiamo di avere anche i presidenti di Confindustria e Unioncamere di Friuli Venezia Giulia e Veneto».

”Mr Corridoio V”, in verità, non è l’unico ad essere preoccupato: le associazioni imprenditoriali del Friuli Venezia Giulia, con il pieno appoggio del Comitato e del suo presidente Paoletti, scendono in campo a sostegno della Tav nordestina. A Trieste, in Camera di commercio, dodici associazioni tra cui Confcommercio, Confartigianato, Confindustria, Coldiretti, spedizionieri, terminalisti portuali, piccoli imprenditori e mondo cooperativo firmano infatti una dichiarazione congiunta in cui ribadiscono l’urgenza di progettare la tratta Venezia-Divaccia, chiedendo al governo e ai parlamentari il massimo sforzo, nonché il rispetto del cronoprogramma. La lunga dichiarazione, come sintetizza Paoletti, mette a nudo i punti più critici: sollecita una soluzione condivisa della tratta veneta, perora una progettazione più veloce della Ronchi sud-Trieste, intima l’avanti tutta sulla variante alta della tratta transfrontaliera, con annesso collegamento diretto con il porto di Trieste e raccordo con quello di Capodistria.
Le associazioni ricordano che la posta in palio è altissima: i fondi europei sono a rischio, se le scadenze ormai ravvicinate non vengono rispettate.

In tempo reale arrivano le prime rassicurazioni. Le istituzioni, in Camera di commercio, non mancano: c’è la Provincia di Trieste con Vittorio Zollia, c’è il Comune con Paolo Rovis, ci sono gli europarlamentari Debora Serracchiani e Antonio Cancian, in prima linea in commissione Trasporti a Bruxelles e, naturalmente, c’è la Regione. Tutti, seppur con accenti diversi, ripetono il concetto: la Tav è strategica e l’ultimo treno non si può perdere. Gli europarlamentari, nonostante l’una sia nel Pd e l’altro nel Pdl, lavorano da tempo in tandem. E ricordano la battaglia (non ancora vinta) sul Corridoio Adriatico-Baltico. «Sulle infrastrutture è fondamentale fare un gioco di squadra se non vogliamo che il Friuli Venezia Giulia rischi l’isolamento. Tondo e Zaia devono parlarsi e fare pressing sul governo. E tutti dobbiamo cercare la condivisione del territorio: a ottobre vedremo i no-Tav» afferma Serracchiani. «Sicuramente Zaia crede alla Tav. E, a giorni, emergerà la posizione del Veneto sul tracciato: sono convinto che la soluzione si troverà» assicura Cancian.

Sarà davvero così? Riccardi, pur non ”immischiandosi” nelle beghe venete dove la Tav potrebbe correre più o meno vicina alle spiagge, mentre in Friuli Venezia Giulia affiancherà l’autostrada, è ottimista. Assicura che si sta lavorando alacremente «per recepire le prescrizioni ambientali» sulla Ronchi sud-Trieste. Annuncia, soddisfatto, che sulla Trieste-Divaccia si sta andando avanti a pieno ritmo. E, infine, sulla Meolo-Ronchi sud ricorda che «Friuli Venezia Giulia e Veneto si sono impegnati a presentare il progetto preliminare entro dicembre. L’obiettivo è alla portata». L’assessore regionale, raccogliendo il plauso di Zollia, si spinge tuttavia oltre: la Tav è fondamentale, ma non basta. La rete esistente va riqualificata, e subito: «Dobbiamo mettere mano ai nodi ferroviari di Campo Marzio a Trieste e San Polo a Monfalcone in modo da aumentare la capacità di movimentazione delle merci». E, mentre Paoletti conferma l’interesse di «molti operatori» a entrare nel superporto Unicredit che (forse) verrà, Riccardi si leva l’ultimo sassolino: Italferr ha sollevato la ditta che, incaricata delle operazioni di carotaggio preliminari alla Tav, si è mossa senza autorizzazioni. Scatenando un piccolo, grande putiferio.
 

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