Successo per la seconda edizione del seminario “Le due rive: Venezia – Istria Fiume Dalmazia”

Si è conclusa a Capodistria la seconda edizione di “Le due rive: Venezia – Istria Fiume Dalmazia”, seminario di studio frutto del protocollo sottoscritto dalla Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati con la Regione Veneto e realizzato con la collaborazione dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, dell’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto e dell’Unione Italiana.

Presso la Comunità degli Italiani “Santorio Santorio” si è appunto svolta la sessione del seminario dedicata in particolare alla formazione dei docenti veneti ed istriani che vi hanno preso parte dopo aver svolto la prima giornata nel buiese.

A fare gli onori di casa è stato Mario Steffè, sia in qualità di Presidente della CI sia come vicesindaco di Capodistria, evidenziando che le organizzazioni della comunità italiana autoctona non preservano solamente l’identità nazionale, ma anche l’anima istroveneta, che rappresenta, assieme a lapidi, palazzi e monumenti, un plurisecolare legame dell’Istria con Venezia. A tal proposito è stato importante il riconoscimento che sia la Slovenia che la Croazia hanno effettuato inserendo l’istroveneto appunto tra i beni immateriali da tutelare.

Renato Boraso (Assessore alla Mobilità del Comune di Venezia sempre sensibile a queste tematiche) ha ribadito che «le pietre parlano e ci raccontano del rapporto tra l’Istria e Venezia»: proprio Capodistria è la località istriana che ha conservato il maggior numero di leoni marciani. A suggello e rinnovo di questa relazione che attraversa l’Adriatico ed i secoli, Boraso ha consegnato a Steffè il leone di San Marco simbolo della Città di Venezia.

La Fameia Capodistriana è l’associazione che raccoglie gli esuli da Capodistria ed il suo Presidente Piero Sardos Albertini ha voluto essere presente al seminario, portando un messaggio di saluto in cui ha riconosciuto che, pur nella tristezza dell’abbandono della città da parte della maggioranza dei suoi abitanti italiani, è maturata da tempo la consapevolezza che chi è rimasto ne ha conservato l’identità ed è ormai da tempo che esuli e “rimasti” capodistriani collaborano proficuamente.

La prima relazione è stata svolta da Lorenzo Salimbeni (responsabile della comunicazione dell’ANVGD): “La tragedia nazionale rimossa”, con riferimento ai decenni in cui le Foibe e l’Esodo sono state un argomento tabù in Italia fino all’istituzione del Giorno del Ricordo proprio 20 anni fa. Nella sua esposizione ha evidenziato le tappe che hanno segnato l’uscita delle terre del confine orientale italiano dall’interesse nazionale e dall’attenzione dell’opinione pubblica. A partire dall’8 settembre 1943 (collasso dello Stato e vuoto di potere che scatena la prima ondata di stragi nelle foibe), per proseguire con il 25 aprile 1945 (Liberazione in tutta Italia mentre nella Venezia Giulia e a Fiume iniziano il primo maggio 40 giorni di occupazione jugoslava, nuove stragi nelle foibe e violenta epurazione politica) e culminare con il 2 giugno 1946, allorchè a giuliani, fiumani e zaratini non fu consentito partecipare alle votazioni per il Referendum istituzionale e l’Assemblea Costituente. Il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 avrebbe ratificato con i nuovi confini questo strappo e solamente la questione di Trieste rimasta in bilico fino al 26 ottobre 1954 (ritorno dell’amministrazione civile italiana) avrebbe tenuto ancora desta l’attenzione italiana nei confronti dell’Alto Adriatico. Il Trattato di Osimo con cui l’Italia nel 1975 rinunciò all’ex Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste venne approvato nell’indifferenza generale, restando limitate a Trieste le manifestazioni di protesta.

“Nazario Sauro, il patriota di Capodistria” è invece stato l’argomento affrontato da Kristjan Knez (direttore del Centro Italiano Carlo Combi di Capodistria), il quale ha evidenziato come una vulgata diffusa in ambienti nazionalisti sloveni consideri il martire irredentista un fascista la cui memoria è esecrabile e da non divulgare. La dotta e documentata lezione di Knez ha ben dimostrato la falsità di tali insinuazioni, evidenziando il carattere popolare e genuinamente patriottico dell’illustre capodistriano, la cui militanza irredentista si inseriva in un solco che partiva da lontano. Davvero prezioso è stato a riguardo l’excursus su patrioti, combattenti volontari e garibaldini istriani che ha illustrato il fermento che già in età risorgimentale aveva attraversato l’Istria, da Carlo Combi combattente sulle barricate delle Cinque Giornate di Milano a Tommaso Luciani che auspicava l’unione amministrativa dell’Istria col Veneto al fine di seguirne la sorte in caso di annessione al Regno d’Italia. Tale fermento aveva il suo epicentro proprio a Capodistria, ove non a caso sorse negli anni prima della Grande guerra il Fascio Giovanile Istriano, organizzazione di matrice mazziniana dai cui ranghi uscirono numerosi combattenti volontari irredenti. Ripercorsa la carriera militare di Sauro, poi fatto prigioniero al termine di una sfortunata incursione nel Carnaro del sommergibile Pullino ed impiccato come traditore dagli austriaci a Pola il 10 agosto 1916, è stata quindi rilevata la grande popolarità di cui godette il suo ricordo fin dall’immediato dopoguerra.

La professoressa Rossella Zanni ha quindi illustrato la nuova aera dedicata alla storia della frontiera adriatica nello spazio EDU di M9, il Museo del ‘900 con sede a Mestre (VE). Dalla collaborazione del primo museo dedicato alla storia del Novecento italiano con il Tavolo di lavoro Ministero dell’Istruzione e del Merito – Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati non è scaturito solamente questo spazio espositivo multimediale. Due quaderni operativi (destinati rispettivamente a scuola primaria e secondaria) ispirati alla logica del metalibro, cioè un testo interattivo con app e qrcode, hanno recepito e sviluppato con esempi di progetti didattici le Linee guida ministeriali per la frontiera adriatica. A quanto pare è già in cantiere un terzo fascicolo, ispirato alla medesima linea editoriale, che sarà dedicato all’Esodo giuliano-dalmata. La professoressa Zanni, pur insegnando tedesco, si è appassionata alla questione del confine orientale al punto da diventare coautrice di queste pubblicazioni preziosissime dal punto di vista della didattica e disponibili anche digitalizzate sul sito internet Scuola e Confine orientale.

Stefano Antonini (vicepresidente ANVGD Venezia e punto di riferimento organizzativo del progetto Le due rive) ha infine dato la parola a Italia Giacca, coordinatrice ANVGD del Veneto, la quale ha espresso la sua emozione nel trovarsi in Istria, un’emozione che l’accompagna anche se non si reca nella natia Stridone.

Nel primo pomeriggio ancora Knez ha guidato i partecipanti al seminario in un percorso attraverso i palazzi, i monumenti e le lapidi più importanti nella storia capodistriana, con particolare riferimento ai rapporti con la Serenissima ed all’attivismo risorgimentale ed irredentista, dando così possibilità di visualizzare molti particolari cui aveva fatto riferimento nella relazione mattutina.

Grande soddisfazione per organizzatori e partecipanti al momento della partenza da Capodistria per raggiungere l’altra riva dell’Adriatico, con l’accresciuta consapevolezza che questo mare le due rive le unisce da secoli in maniera indissolubile. [LS]

La Voce del Popolo – 13/04/2024

 

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