24.08.2025 – Persiste ancora il tema del silenzio dei profughi giuliano-dalmati. Ciò è causato dalla mancata comunicazione ai discendenti riguardo ai fatti storici dell’esodo dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia. Dalla metà del Novecento al silenzio personale del singolo profugo e dei parenti si aggiunse quello della politica e degli apparati di stato in campo nazionale e quello della diplomazia in campo internazionale. Per le autorità era meglio parlare della ricostruzione, della ripresa economica e dato che c’era la guerra fredda, era meglio assecondare i nuovi rapporti al confine orientale con Tito, dittatore della Jugoslavia, espulso da Stalin dal Cominform nel 1948.
In seguito alla caduta del Muro di Berlino, del 1989, cambiò molto, soprattutto dal 2004, dopo l’approvazione della legge sul Giorno del Ricordo. Molti esuli iniziarono a parlare, a raccontare le violenze subite dai titini ed altri patimenti passati sull’italico suol. Oggi si fanno avanti i figli e, persino, i nipoti dei profughi per sapere, per riferire quanto vissuto dai propri cari in pubbliche riunioni promosse dagli enti locali. C’è ancora chi preferisce non esporsi in prima persona, tuttavia, per tutelare i parenti e i discendenti. È il caso del signor Armando S., nato a Gallignana, in Istria. È stato con la famiglia nel Centro smistamento profughi (Csp) di Udine dal 1958, ma non vuole parlarne. Nello stesso anno e sito d’accoglienza Iginio Covacich ricorda “una stanzetta senza finestre, letti a castello e materassi che… i spusava de piss [urina]”.
Renata Budicin, di Rovigno, nel 1949 era una bambina, ma ricorda bene che a Bologna, nel tragitto in treno tra il Csp di Udine e il Crp di Laterina, fu detto dagli altoparlanti di non scendere dal treno dei profughi. Così era l’accoglienza dell’Italia matrigna in quel periodo poi, per fortuna, mutò. Dal Csp di Udine transitarono oltre 100 mila individui per essere sventagliati in più di 140 Crp del Bel Paese. Al Crp di Laterina ne finirono oltre 10 mila, sistemati nelle 20 baracche, fino al 1963, quando chiuse i battenti (PESCA G. ET ALII 2021) (VARUTTI E 2021 : 25).
Da Villa del Nevoso in Friuli – Pure Silvana A. è parsa in bilico tra oblio e memoria dell’esodo. “I miei genitori raccontavano poco dell’esodo e dell’Istria” – ha detto. Lei venne via bambina da Villa del Nevoso, o Bisterza, nel 1944, con la famiglia e il papà Italo, del Corpo forestale dello stato, che aveva capito cosa stava succedendo agli italiani. Senza passare dai campi profughi, si ritrovarono sfollati a Bagnarola, frazione del comune di Sesto al Reghena, allora in provincia di Udine, oggi nel Pordenonese.

Poi la famiglia, con le sorelle Benni, Liana e la mamma Elena Zadcovich, nata a Castelnuovo d’Istria nel 1913, si trasferì a Anduins (PN), Cormons (GO) e Venzone (UD) sempre per il lavoro del papà Italo, guardia forestale. “Invece la zia Anna Zadcovich con due figlie lo zio Giuseppe Antonovich, apprezzato sarto – ha aggiunto Silvana A. – furono profughi per anni al Crp del Silos, a Trieste, poi nel 1954 riuscirono a partire per l’Australia, dove oggi stanno i discendenti miei parenti”.
Alla fine degli anni ’50 e nei primi anni ’60 la signora Silvana lavorò, come educatrice, al Convitto e scuola elementare del Villaggio giuliano dalmata all’EUR di Roma. “Ricordo la direttrice Rabusin, una istriana – ha detto la testimone – poi ho conosciuto Aldo Clemente, segretario generale dell’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati e l’istriano Amedeo Colella, vicesegretario nazionale dello stesso organismo, ricordo poi la signora Lucchetta, direttrice della colonia estiva per i nipoti dei profughi a Sistiana (TS), ho lavorato anche alla colonia estiva di Pescara, trovandomi sempre bene con le ragazze e gli operatori”.
Diplomata all’Istituto Isef di Perugia, la professoressa Silvana A. ha insegnato Educazione fisica nelle scuole di Tolmezzo (UD), mettendo su famiglia. Siete mai andati in Jugoslavia nel dopoguerra? “Mio padre mai, per paura – è la risposta – mentre la mia mamma, le sorelle ed io, sì, con la Fiat 500, c’erano controlli ossessivi degli jugoslavi nei primi anni ’60, ma si faceva lo sforzo pur di vedere la nonna Maria Grubissa Zadcovich rimasta sola nella casa vicino a quella bruciata dai nazisti, perché di nonno Antonio, emigrato negli anni ’20 negli USA, non si seppe nulla. La nonna aveva animali da cortile, il frutteto con le susine buone e ci spediva il prosciutto, quando macellava il maiale. Poi avevamo altri nonni in Toscana a Pratovecchio (AR), pure quel nonno era della Forestale e si occupò di rimboschire i colli di Stia, nell’Aretino”.

Foto di copertina: la famiglia Zadcovich a Castelnuovo d’Istria, anni Trenta.
Fonti orali – Le interviste, se non altrimenti indicato, sono state condotte a Udine da Elio Varutti, con penna taccuino e macchina fotografica. Le richieste abbreviazioni dei cognomi sono per salvaguardare la riservatezza degli interessati.
– A. Silvana, Villa del Nevoso 1941, int. del 4 luglio 2025, con la collaborazione di Bruno Bonetti. Autorizzazione alla diffusione e pubblicazione del 12 luglio 2025 con telefonata all’A.
– Budicin Renata, Rovigno 1946, esule a Montevarchi (AR), int. telefonica del 19 settembre 2024 in presenza di Claudio Ausilio. Autorizzazione alla diffusione e pubblicazione del 21 settembre 2024.
– Covacich Iginio, Parenzo, post in Facebook del 13 marzo 2024.
– S. Armando, Gallignana 1940, esule a Udine; int. del 12 luglio 2022. Ringrazio per il contatto Maria Piovesana.
– Spitz Paolo, Verteneglio 1945, esule a Zoppola (PN); int. a Zoppola del 18 febbraio 2025.
– Z. Rosalba, Zara 1952, esule a Firenze; e-mail del 18 maggio 2025, con la collaborazione di Claudio Ausilio, esule di Fiume a Montevarchi (AR).
Collezione familiare – A. Silvana, Udine, fotografie, cartoline, santino
Per i validi suggerimenti bibliografici un grande riconoscimento vada al pittore Carlo Mihalich, esule di Fiume a Martellago (VE). Grazie a Stefano Di Giusto.
– Louis Althusser, Ideologie et appareils ideologiques d’Etat, 1970.
– Amedeo Colella (a cura di), L’esodo dalle terre adriatiche. Rilevazioni statistiche, Roma, Opera per l’assistenza ai profughi giuliani e dalmati, 1958.
– Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica, Roma, Ministero dell’Istruzione e del Merito, 2022.
– Giuliana Pesca, Serena Domenici, Giovanni Ruggiero, Tracce d’esilio. Il C.R.P. di Laterina1948-1963. Tra esuli istriano-giuliano-dalmati, rimpatriati e profuganze d’Africa, Città di Castello (PG), Biblioteca del Centro Studi “Mario Pancrazi”, Edizioni NuovaPrhomos, 2021.
– Raoul Pupo, Adriatico amarissimo: una lunga storia di violenza, Bari, Roma, Laterza, 2021.
– Flaminio Rocchi, L’esodo dei 350 mila giuliani fiumani e dalmati, Roma, Associazione Nazionale Difesa Adriatica, 1990.
– Elio Varutti, La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro raccolta profughi Giuliano Dalmati di Laterina 1946-1963, Aska edizioni, Firenze, 2021. In formato e-book dal 2022. Seconda edizione cartacea del 2023 (esaurita).
– E. Varutti, La patria cercata. Ricordi di italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia in Toscana, Firenze, Aska, 2025.
– Annamaria Zennaro Marsi, Vita a Palazzo Silos, Trieste, White Cocal Press, 2021.
Fonte: ANVGD Udine – 12/07/2025
