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Storia: ricordare Trieste (oggi7.info 10 dic)

di Gabriella Reho

Un affezionato lettore, il signor Gregorio Monaco (residente a Roseland, New Jersey), ci ha ricordato ancora una volta il forte sentimento di affetto che gli italiani nutrono verso la propria patria d`origine. La vita in una "nuova" patria certamente non cancella i ricordi del proprio passato e gli avvenimenti storici che spesso hanno costretto molti italiani ad emigrare. In particolare il signor Monaco ci ha ricordato, con un`accorata lettera, che lo scorso ottobre è ricorso il cinquantacinquesimo anniversario del ritorno di Trieste all`Italia. Infatti a Trieste lo scorso 27 ottobre si è tenuta una cerimonia che si è svolta alla presenza del Comandante Militare Regionale, Generale Andrea Caso, del Sindaco di Trieste, Roberto di Piazza, delle rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche  e d'Arma, del Gonfalone della città di Trieste, decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare e di una folta rappresentanza di cittadini.
Il signor Monaco, come molti altri istriani, confessa nella sua lettera che ogni anno in questo periodo sente la "malinconia di quei giorni".

La travagliata storia triestina di quegli anni purtroppo è spesso trascurata dai libri di storia, così come spesso passa inosservato l`anniversario del suo ritorno all`Italia.
Vorremmo ripercorrere brevemente insieme al signor Monaco, a tutti i nativi triestini e agli appassionati di storia alcuni degli avvenimenti di quegli anni. Avvenimenti che spinsero molti istriani e non solo, ad abbandonare la propria casa in cerca di un futuro migliore in terre lontane e nuove patrie. Molti di loro emigrarono negli Stati Uniti e in Argentina.

Il 1º maggio del 1945 le truppe jugoslave invadono Trieste. In quelle stesse ore la radio ripete l'annuncio della fucilazione del duce e dell'amante Claretta Petacci sul lago di Como. I comandi alleati riescono a convincere Tito, capo della Repubblica Jugoslava, a porre Trieste sotto il controllo di un Governo militare alleato. Quindi Trieste rimane in mano jugoslava fino al 12 giugno, quando passa sotto il controllo anglo-americano.

Il 2 giugno del 1946 si tiene in Italia il Referendum grazie al quale viene proclamata la nascita della Repubblica, ponendo fine alla dinastia dei Savoia. Ai triestini non viene concesso il diritto di votare, il che suscita proteste un po' ovunque. Umberto II, il Re di maggio, parte in esilio e a difendere l'italianità di quelle terre sarà il leader democristiano, Alcide De Gasperi, il quale aveva vinto i comunisti di Palmiro Togliatti e i socialisti di Pietro Nenni. De Gasperi affronta coraggiosamente l'intricata questione triestina, ma deve cedere al Diktat della Realpolitik imposta dai vincitori, per cui l'Italia perde tutte le colonie oltre mare, eccetto la Somalia, e non vede risolto il problema di Trieste: la città resta divisa in due aree sotto il controllo jugoslavo e alleato.

Nel febbraio del 1947, si ratificano i trattati di pace. Trieste diventa un territorio libero, mentre l'Istria è affidata alla Jugoslavia. A gestire il capoluogo del Friuli per conto dell'Italia fu nominato l'inglese Terence Airey. Esplode la protesta degli italiani ed inizia l`esodo degli istriani oltreoceano: su trentaduemila abitanti, tutti italiani, ben venticinquemila abbandonano Pola. Insieme ai polesi emigrano dai territori dalmati complessivamente più di trecentocinquantamila persone, molte delle quali sono miracolosamente scampate ai massacri e alle foibe.

Il 12 giugno 1949 si svolgono a Trieste le prime elezioni amministrative del dopoguerra. Vince ancora la formula centrista e il democristiano Gianni Bartoli – irriducibile assertore dell'italianità di Trieste – viene eletto sindaco. Intanto la rottura fra Tito e Stalin nel giugno '48 muta il quadro diplomatico della questione di Trieste, rafforzando il peso di Belgrado e logorando la posizione dell'Italia. Trieste è divisa in due zone, A e B la prima italiana e la seconda jugoslava. Nel 1952 parte una nuova rivolta degli istriani contro il governo, ma ancora una volta viene duramente repressa dalla polizia del TLT.

Fra l'agosto e il settembre del 1953, la notizia di un imminente atto di forza da parte di Tito, obbliga il presidente del Consiglio, Giuseppe Pella, a inviare truppe ai confini per frenare gli jugoslavi pronti a occupare la zona A.
La rottura di Tito con Stalin e la cacciata della Jugoslavia dal Cominform sovietico affrettarono la tanto agognata riconciliazione che avviene a Londra il 5 ottobre del 1954. Vi partecipa il nuovo presidente del Consiglio, Mario Scelba (De Gasperi muore in agosto) e con il trattato si stabilisce che la zona A, comprendente Trieste e i cinque piccoli comuni limitrofi – Sgònico, Monrupino, San Dorligo, Duino-Aurisina e Muggia – passa sotto la sovranità italiana, mentre la zona B – Istria, Fiume e Zara – resta alla Jugoslavia.

Il 4 novembre del '54 il secondo presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, si reca nella città friulana per onorarla con la medaglia d'oro al valor civile.

Il 5 ottobre del 1954, con il Trattato, o Memorandum, di Londra, italiani e jugoslavi ponevano fine a uno snervante contenzioso che li teneva in disaccordo per il possesso della città. Dal 1963 Trieste diviene capoluogo della regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia.

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