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Soave (VR), Zecchi a scuola per parlare di esuli istriani

Più di 500 studenti delle scuole soavesi hanno accolto martedì mattina il professor Stefano Zecchi, ordinario di estetica all’università statale di Milano, saggista e noto opinionista nei salotti televisivi [insignito dall’Anvgd del Premio Giorno del Ricordo 2012, ndr]. Zecchi è intervenuto all’auditorium della sede Rocca Sveva della Cantina di Soave, per presentare agli alunni il suo ultimo romanzo: «Quando ci batteva forte il cuore». Ha avuto l’inaspettata sorpresa di vedere che il suo libro gli studenti lo conoscevano già molto bene. Gli hanno dimostrato infatti di averlo letto, declamando alcuni passi del suo testo e rappresentando delle scene della fuga di un padre con suo figlio dalla città di Pola, per raggiungere l’Italia come esuli istriani, dopo la fine della seconda guerra mondiale.

 

Una rappresentazione curata dalle professoresse Alice Zago e Loredana Gioseffi [quest’ultima Comitato Anvgd Verona, ndr]. La messa in scena del romanzo di Zecchi – che non aveva ancora fatto nessuno – si è aperta con la frase simbolo del racconto, detta dal bambino protagonista: «La vita era come un sogno che non prevedeva la realtà della guerra». Si è conclusa con tutti che hanno cantato l’inno di Mameli. «Il libro voi lo conoscete meglio di me che l’ho scritto, perché una volta pubblicato, diventa un’opportunità per tutti», ha ammesso Zecchi, «sono orgoglioso di vedere che da una piccola cosa come un romanzo, avete avuto la possibilità di ricordare una pagina di storia così importante». «Perché dimenticare la storia è un reato», ha proseguito Zecchi, «non si tratta di cose lontane, ma di cose che continuano a parlarci per fare memoria di loro stesse, ma anche per una speranza futura. Cosa vuol dire 350 mila esuli? Essi hanno voluto vivere il sentimento della loro italianità. Il mio merito è stato quello di aver coniugato la grande storia, quello dell’esilio dall’Istria e dalla Dalmazia, con la piccola storia, quella di una famiglia. L’educazione in famiglia trasmessa dai padri, che ci legano alle radici delle nostre tradizioni». «Questo è un libro sulla famiglia, ma sopratutto sui padri», ha voluto sottolineare Zecchi. «Famiglia e padri hanno la capacità di non far dimenticare importanti relazioni. Il messaggio del ricordo deve animare poi quell’istituzione fondamentale che è la scuola. Il messaggio del libro è diretto proprio ai giovani. In tal senso sono felice che alcune scuole italiane abbiano accolto il mio invito ad organizzare scambi con le scuole di Pola, Rovigno e Fiume». «Dopo tutto questo tempo, quei ragazzi riconoscono oggi di essere italiani e si sentono tali», ha concluso Zecchi.

 

Dalla fantasia del romanzo, alla realtà, Giuseppe Gioseffi ha raccontato in un cammeo finale ai ragazzi, la sua esperienza di esule da Rovigno nel ’46. L’assessore all’istruzione Ernesto Pasetto ha ringraziato gli insegnanti e sopratutto gli allievi delle elementari di Soave e Cazzano, della scuola media Dal Bene e dell’Istituto alberghiero Berti per quanto hanno saputo trasmettere. «Il libro di Zecchi è adatto per farci un film», ha assicurato al termine Loredana Gioseffi.

 

(fonte “L’Arena” 16 marzo 2012)

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