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Sgarbi a Trieste: masserizie istriane al magazzino 26

 

Si potrebbe dire che ufficialmente è partita la corsa, ad ostacoli, per riuscire a tenere aperto il cancello di quella che in molti chiamano “la città proibita”. Anche questa volta a metterci “lo zampino” è Vittorio Sgarbi che ieri ha fatto una delle sue incursioni in Porto Vecchio. Al centro del “salvataggio” ci sono le masserizie degli esuli che, temporaneamente, si trovano ammassate nell’ormai fatiscente Magazzino 18. E perché non trasferirle a pochi passi nel vicino Magazzino 26? Che ha a disposizione decine di migliaia di metri quadrati vuoti, visto che a fine novembre chiuderanno anche i battenti della Biennale diffusa, e potrebbero quindi essere nuovamente riempiti di contenuti.

A fare da accompagnatore a Vittorio Sgarbi il direttore dell‘Istituto regionale per la cultura fiumana, istriana e dalmata. Piero Delbello ha raccontato come nel corso degli anni dell’esodo dall’Istria, in porto sono stati riuniti gli oggetti personali, compresa una grande quantità di mobili, di proprietà delle migliaia di persone che hanno lasciato quelle terre per raggiungere i campi profughi sparsi in tutta Italia. “Un patrimonio che andrebbe valorizzato, una possibilità in più per riuscire a tenere aperto quel varco per continuare a fare del Porto Vecchio un luogo vivo attraversato anche dalla storia, dalla cultura e dalle tradizioni delle terre istriane”, ha detto Delbello.

Inutile negare che a Vittorio Sgarbi l’idea sia piaciuta. Del resto fu lui a rispolverare dai magazzini di Palazzo Venezia, una decina d’anni fa, le opere di Tiepolo e Paolo Veneziano che durante la seconda guerra mondiale erano state portate dall’Istria in Italia per motivi di sicurezza. «Al Magazzino 26 si potrebbe pensare di realizzare un prolungamento del museo della Civiltà istriana, fiumana e dalmata – spiega Sgarbi. Se ora sono in mostra delle opere, quelle della Biennale, perché non esporre anche degli oggetti. Si deve approfittare di questa opportunità, di uno spazio da poco ristrutturato che deve diventare una struttura museale stabile». Per ora si tratta di un’ipotesi, di un’idea, ma nulla è stato definito considerando anche che i cancelli del Porto Vecchio si chiuderanno molto probabilmente il 30 novembre, quando scadrà la deroga al regime di Punto franco stabilita dal Prefetto per consentire l’accesso alla Biennale. Ma non si può pensare di buttare via un patrimonio dice Piero Delbello: «le masserizie esistono e quindi bisogna decidere cosa fare di loro». A rilanciare sulle possibilità di sviluppo delle attività in Porto Vecchio anche l’assessore regionale alla Cultura Elio De Anna. «Questo è un esempio non solo di memoria storica – dice De Anna – ma anche delle tradizioni della civiltà contadina. La Regione sta facendo un percorso di recupero delle culture popolari, e questi oggetti devono essere valorizzati come patrimonio di queste terre. Trasferirli nel Magazzino 26 potrebbe consentire l’utilizzo permanente di quegli spazi».

 

Ivana Gherbaz

“Il Piccolo” 20 ottobre 2011

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