Con una cerimonia organizzata a Capodistria, davanti alla targa che ne rievoca le gesta, è stato ricordato il centenario della nascita di Giordano Viezzoli detto ”Marcelino”, l’aviatore triestino morto a soli 26 anni nel 1936 in Spagna, durante i combattimenti contro il regime di Franco.
Nato in una famiglia di tradizioni repubblicane e irredentiste, Viezzoli era emigrato in Francia assieme al padre Giuliano e al fratello Romano dopo l’affermazione di Mussolini, proseguendo fuori dall’Italia l’attività di propaganda antifascista. Un’attività che, già nel 1930, gli costa un processo e una condanna dal parte del Tribunale speciale per un tentativo di lancio di volantini da un aereo.
L’impegno e le doti di bravo aviatore, fanno ben presto di Viezzoli una risorsa importante nella lotta contro il franchismo. Nell’agosto del ’36, nel pieno della Guerra civile spagnola, l’aviatore triestino vola ogni giorno, a volte anche quattro-cinque volte al giorno, partecipando ad azioni contro postazioni ed aerei franchisti al fianco di altri repubblicani, rivoluzionari e anarchici. E proprio in cielo, un mese più tardi, trova la morte. Il 30 settembre 1936, mentre partecipava ad una missione, ”Marcelino” viene raggiunto dai colpi partiti da un Fiat C.R. 32 dell’Aviazione Legionaria fascista italiana. Il suo aereo fa appena in tempo ad arrivare a terra avvolto nelle fiamme.
Il funerale di Viezzoli nella Madrid assediata è il tributo finale dei tanti antifascisti che ne avevano apprezzato lo slancio e l’impegno. A Parigi ”Giustizia e libertà”, il foglio diretto da Carlo Rosselli, lo ricorda con grande stima e affetto. La sezione parigina della Lega italiana per i diritti dell’uomo, l’organismo di difesa giuridica e materiale dei rifugiati antifascisti, prende addirittura il suo nome.
La targa posizionata a Capodistria ricorda oggi il suo sacrificio di ”volontario delle brigate internazionali dell’esercito repubblicano spagnolo”.
