Ricordati i goriziani deportati dai partigiani jugoslavi a guerra finita

 

 

Un luogo che non deve essere di odio ma di ricordo. Le parole di Laura Stanta, presidente del Comitato dei congiunti dei deportati in Jugoslavia, hanno aperto con un appello forte a non dimenticare la commemorazione di questa sera, davanti al Lapidario di Gorizia di Parco della Rimembranza, iniziata alle 18. Un monumento ritornato nuovamente nell’occhio delle polemiche nei mesi scorsi, su cui finalmente il presidente locale della Lega Nazionale, Luca Urizio, ha ufficializzato la data per l’inaugurazione della nuova parte, prevista già a maggio: sarà l’11 giugno.

Un giorno simbolico per le famiglie di chi perse un caro a seguito della liberazione, poiché l’indomani terminò proprio l’amministrazione titina della città. Negli ultimi anni il 12 giugno è diventata così la giornata regionale di ricordo della liberazione di Gorizia e Trieste, riaccendendo lo scontro su una ferita ancora non sopita dopo 78 anni. La nuova struttura, quindi, sarà eretta a destra dell’attuale stele che riporta il numero di 665 deportati, alcuni dei quali effettivamente riusciti a tornare.

Persone, quest’ultime, ricordate dall’assessore al welfare Silvana Romano nel suo saluto: “Alcuni sono ritornati, con il dolore che si sono portati dentro tutta la vita per non essere stati riconosciuti come deportati. Questo è quanto noi dobbiamo ai nostri cittadini e ai loro parenti. Chi è ritornato ha raccontato sottovoce, perché non volevano parlare ad alta voce perché tutt’oggi hanno paura”. Ritornando al progetto della Lega Nazionale, che ha raccolto oltre 20mila euro tra donazioni e contributi, i lavori partiranno tra pochi giorni.

La cerimonia è peraltro iniziata con la deposizione di fiori da parte di Romano davanti al monumento dedicato ai giornalisti uccisi in guerra, posto accanto al percorso che corre alla fontana monumentale. Al momento di ricordo hanno preso parte i labari e rappresentanti di Lega Nazionale, Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, associazioni alpini, forestali, vittime di guerra, carabinieri, paracadutisti, bersaglieri e associazione del fante. Prima dei discorsi, la presidente dell’Angvd, Maria Grazia Ziberna ha deposto una corona davanti al monumento insieme a Urizio.

“Oggi viviamo in un periodo storico – le parole di Stanta – nel quale, con la tecnologia avanzata, siamo tutti controllati e rintracciabili. Ma su questa tragedia insiste il silenzio con una pervicacia transnazionale. Qua non esiste la tecnologia, tutto è scomparso e nessuno sa più niente”. Il compito è quindi quello di “ricordare il sacrificio estremo dei cittadini goriziani”, in particolare ai giovani, auspicando che anche gli studenti delle scuole superiori vengano qui in visita “per far capire che le conseguenze delle guerre sono altre tragedie”.
Nel suo discorso, Urizio ha quindi sottolineato come l’obiettivo dei partigiani comunisti accusati era di “colpire coscientemente la collettività italiana in tutti i suoi più validi elementi”, citando anche l’arresto di due componenti del Comitato di liberazione nazionale goriziano, Licurgo Olivi e Augusto Sverzutti, nonché dirigenti degli uffici comunali, il presidente della Provincia Gino Morassi, il direttore della Cassa di risparmio Emilio Furlani e tanti altri. “Oggi abbiamo lo sguardo rivolto al futuro, ma nella piena consapevolezza di voler conservare la memoria”.

Necessità di non covare odio è stata rimarcata anche da don Ignazio Sudoso, parroco di Ronchi chiamato a benedire, anche se “nelle parole di oggi si respira ancora il dolore e l’amarezza, che possono essere l’anticamera della rabbia nei confronti di ciò che è accaduto”. Dal canto suo, l’assessore regionale al patrimonio, Sebastiano Callari, ha parlato di “grandi italiani, perché coloro che hanno vissuto quei tragici momenti sono più italiani che in altri posti”. Per il prefetto, Raffaele Ricciardi, “dietro a 665 nomi ci sono 665 famiglie, migliaia di persone”.

“Nomi fondamentali per questo territorio – ancora il commissario di governo – ed ecco perché è importantissimo ricordare. Ogni anno dobbiamo essere qui”. Il nuovo monumento, quindi, conterà ulteriori 101 nomi di persone che vennero prelevate dai partigiani jugoslavi, con la dicitura “Nel ricordo delle tante vite spezzate dalle deportazioni in Jugoslavia per mano di partigiani comunisti filo-Jugoslavia il loro sacrificio sia da invito a vivere in un clima di pacifica convivenza ad imperitura memoria”. A inaugurarlo ci saranno anche esponenti del governo.

Timothy Dissegna
Fonte: Il Goriziano – 03/05/2023
Il Piccolo – 04/05/2023
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