TRIESTE «La storia siamo noi», canta Francesco De Gregori. E per noi, gente di confine, era fatta anche di quella quotidiana o saltuaria ritualità del “passare oltre”, che spesso equivaleva a riuscire a oltrepassare proibizioni e divieti, chiusure reali o mentali, controlli di finanza e polizia di frontiera. «Qualcosa da dichiarare? Nulla!», ovvero storie di confine e dal confine, è uno dei filmati con cui la Tv Transfrontaliera festeggia il decennale del suo magazine mensile ”Lynx”, che vede coinvolte le strutture di programmazione in lingua italiana e slovena della Sede regionale Rai del Friuli Venezia Giulia e del Centro televisivo Koper-Capodistria.
Il documentario di Martina Repinc andrà in onda in lingua italiana questa sera, alle ore 22.30, su Tv Koper-Capodistria, con replica domenica prossima 7 febbraio, alle ore 9.45, su Raitre regionale.
In ”Qualcosa da dichiarare? Nulla!” si susseguono memorie, aneddoti, stralci di storia, voci di persone che spaziano dal Tarvisiano alle Valli del Natisone, a Gorizia, al Friuli, al Carso, a Trieste, fino a Capodistria.
Avvalendosi delle riprese di Andrea Sivini e del montaggio di Žarko Šuc, Martina Repinc ha composto un racconto orale arricchito da immagini di repertorio e foto di archivi privati. Al posto di blocco si andava e si veniva con l’arguzia nascosta fra le pagine della prepustnica, del lasciapassare, per riuscire a far migrare da una sponda all’altra grappa, sigarette, biciclette, carne, burro, zucchero nascosto nelle bottiglie del latte, persino un paio di chili di funghi essicati cuciti dentro a delle sacche, attaccate poi alla sottogonna. Oppure galline, che a Trieste venivano richieste ”vive”, e, affinché non schiamazzassero passando dinanzi al doganiere, nascoste nei borsoni, venivano stordite da qualche goccia di grappa diluita in acqua.
Rimettendo in moto due auto d’epoca, la 750 Coupè e la Zastava 750, una mini-fiction in bianco e nero con Mario Mirasola, Katerina Citter e Boris Devetak sorride sul confine, che era soprattutto uno stile di vita.
Maria Cristina Vilardo
