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Presidenziali slovene, governo esplode in mille pezzi (Il Piccolo 16 set)

Signore e signori, il caos politico è servito. Le elezioni presidenziali slovene sparigliano le carte al punto che la Lista Virant (Lv), formazione della coalizione di governo di centrodestra annuncia il suo appoggio al candidato dell’ala più sinistrorsa dei socialdemocratici (Sd), ossia l’ex premier Borut Pahor. Ma il presidente del Parlamento e leader dell’omonima formazione politica, Gregor Virant dipinge l’ex primo ministro come un candidato moderato e di centro, favorevole alle riforme così come le sta predisponendo il governo Janša e il Paese, secondo Virant, ha bisogno di un capo dello Stato che appoggi le riforme. Riforme assolutamente necessarie «affinché la Slovenia diventi “una vicenda a lieto fine”, così come è stata definita in passato». E Pahor, secondo Virant, si è dimostrato più volte più vicino alla linea di pensiero della Lista che a quella dei socialdemocratici. E, infine, cosa assolutamente da non sottovalutare: Pahor è una persona integra, ossia lontana (per ora) da qualsiasi ombra di scandali o polemiche.

 

Lui, Pahor, ovviamente ringrazia e definisce l’appoggio della Lista Virant come «una boccata d’ossigeno» e qualcosa di nuovo sullo scenario politico nazionale visto che finora Sd e Lv non hanno collaborato. Lui, Pahor fa un volo lirico nel ricordare come «lo slancio» della Slovenia fu fondamentale nel momento dell’indipendenza, «slancio» che in questi tempi è andato perduto e che deve invece essere ritrovato «per non mancare le finestre della storia che si stanno aprendo». Certo in tutto questo “balletto” c’è qualcosa che non quadra. Non fosse altro per il rumoroso silenzio del premier Janša per il quale la posizione di Virant dovrebbe rappresentare un ceffone politico visto che i suoi democratici con Nuova Slovenia (Nsi) sostengono il candidato di centrodestra Milan Zver. Una chiave di lettura in questo senso viene data da Franco Juri di Zares il quale senza patemi definisce l’appoggio di Virant a Pahor come di un «gioco delle parti». Per Juri, infatti, la più grande sconfitta per Janša sarebbe l’elezione di Danilo Türk (presidente uscente) già al primo turno e proprio per questo cerca di correre ai ripari facendo scendere nell’arena elettorale due cavalli, Zver e Pahor per l’appunto.

 

Chi invece va oltre qualsiasi gioco di prestigio parapolitico è il Partito dei pensionati (Desus) che, pur facendo parte della coalizione di centrodestra, ha deciso di appoggiare la candidatura alle presidenziali di Danilo Türk, “nemico” numero uno del premier Janša. «Abbiamo valutato – ha detto il presidente di Desus nonché ministro degli Esteri Karl Erjavec – che Türk fosse un candidato migliore di Pahor e per questo lo sosteniamo così come abbiamo fatto del resto già 5 anni fa». E il candidato di centrodestra Zver? Manco menzionato. E in tutto questo bailamme arrivano inesorabili i sondaggi. Il Politbarometer commissionato dal Centro di ricerca dell’opinione pubblica per la Rtv di Lubiana ha emesso una “sentenza” alquanto chiara. Danilo Türk guida il terzetto che si giocherà la poltrona di capo dello Stato con il 44% delle preferenze. Alle sue spalle, ma distanziato alla grande con appena il 19%, c’è Borut Pahor. A un’incollatura, ossia al 17%, il candidato di centrodestra Milan Zver. Türk annovera il nocciolo duro del suo elettorato tra gli studenti e gli abitanti di Lubiana e Maribor facendo il pieno dunque negli stessi ambienti in cui ha costruito il proprio patrimonio politico Slovenia positiva del sindaco Zoran Jankovic che, non a caso, appoggia proprio la candidatura Türk.

 

Sempre secondo il sondaggio un eventuale ballottaggio Türk avrebbe la meglio sia che il suo avversario fosse Pahor o Zver. Tra Zver e Pahor la spunterebbe invece quest’ultimo. Insomma per Janša e il suo governo una vera e propria Caporetto se si pensa che il 73% degli interpellati dal sondaggio ha inesorabilmente bocciato il governo in carica.

 

Mauro Manzin

“Il Piccolo” 16 settembre 2012

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