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Predolin a Magenta inaugura Parco Martiri delle Foibe

L’Amministrazione comunale di Magenta (Milano) ha voluto suggellare al meglio un percorso di pacificazione e di ricostruzione della memoria storica, iniziato sei anni fa con la commemorazione della Giornata del Ricordo (Legge 30 marzo 2004). Così, giovedì pomeriggio, il Sindaco Luca Del Gobbo, insieme al suo Vice Sindaco Marco Maerna ed ad altri esponenti della Giunta Del Gobbo, e alla presenza di Roberto Predolin (consigliere nazionale dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) ha inaugurato il Parco di Via Melzi, intitolato ai ‘Martiri delle Foibe’.

Una cerimonia sentita, perché vivo è nella comunità magentina il sentimento di vicinanza e di solidarietà per quei 350 mila sfollati e ‘cancellati’ dal regime comunista di Tito e, per troppi anni, non considerati alla stregua di normali cittadini da parte dei nostri Governi del secondo Dopoguerra.

La manifestazione è stata accompagnata dalla presenza della Fanfara dei Bersaglieri ‘Nino Garavaglia’.

Del Gobbo ha garantito che questo è solo il primo tassello di un Parco dove verranno inserite anche testimonianze storiche di una vicenda troppo a lungo disconosciuta dai libri di scuola.

La seconda parte della manifestazione si è svolta nella Sala di Casa Giacobbe, dove accanto al Vice Sindaco Marco Maerna, sono intervenuti i cugini Predolin – Roberto di cui abbiamo detto sopra con Marco noto presentatore televisivo – e Marco Valle giornalista.

Il dibattito è stato moderato da Emanuele Torreggiani, giornalista e scrittore, che ha visto da vicino gli orrori della guerra nell’ex Jugoslavia, durante un viaggio reportage condotto alla metà degli anni Novanta.

In prima fila il Vice Presidente Umberto Novo Maerna che nel suo intervento, ha inteso sottolineare come a Palazzo Isimbardi, prima della venuta della Giunta Podestà, non fosse consuetudine celebrare la Giornata del Ricordo.

“Noi anche quest’anno – ha sottolineato – abbiamo organizzato un’interessante mostra, ma non lo abbiamo fatto con lo spirito di chi vuole spargere odio e divisioni tra i giovani. Semplicemente riteniamo che con questi ‘buchi’ storici non sia possibile completare il percorso di riconciliazione nazionale”. Presenti anche diversi esponenti dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci che hanno letto messaggi commossi e hanno inviato un forte augurio al loro Presidente Augusto Balzarotti ricoverato in ospedale.

Il dibattito è stato aperto dallo storico e giornalista Valle, che è partito dall’immagine che campeggia nella sala del Caminetto di Magenta con l’austriaco e l’italiano che brindano insieme. “Un’immagine di riconciliazione – ha osservato Valle – che però al di là dell’ex cortina di ferro, ancora oggi, non è possibile esportare”. Perché nell’ex Croazia sono state 100 mila le salme rinvenute nelle fosse comuni e altre 50-60 mila nell’ex Slovenia. Un genocidio di massa, una pulizia etnica che tuttora tiene lontani i Paesi dell’ex Jugoslavia dall’ingresso nell’Unione Europea.

”Ma a sinistra – ha attaccato Valle – di queste cose si fatica a parlarne. Eppure, basterebbe leggere un bellissimo libro “Frontiera Rossa” edito da una casa editrice goriziana per capire come gli stessi comunisti italiani furono traditi da quelli di Tito”.

“Non si può perdonare quegli orrori – ha detto Roberto Predolin oggi Assessore del Libero Comune di Zara in esilio – Quando venni a Milano con la mia famiglia, non mi parlavano neanche in Italiano, perché erano convinti che io fossi slavo”. “Ma la Jugoslavia è un falso storico – ha concluso Predolin prima di cedere la parola al cugino, famoso presentatore del piccolo schermo – basti vedere l’implosione di questo Stato costruito a tavolino dagli Americani alla fine della Prima Guerra Mondiale”. Predolin ha citato altri particolari raccapriccianti. “La paura della notte, quando, arrivavano e portavano via i propri cari dalle abitazioni. A Trieste, in 40 giorni di occupazione Titina, sparirono 5.000 triestini finiti nelle cavità carsiche”.

Raggelante anche la testimonianza del cugino Marco – ‘il fidanzato d’Italia’ come lo ha definito Roberto per sdrammatizzare le parole di quei tristi racconti – con l’immagine, tratta dai racconti della zia Ida, dei 53 bombardamenti su Zara, città completamente rasa al suolo da un progetto di distruzione culturale prima ancora che politico. ”Quel che è peggio di tutta questa vicenda – ha concluso – è che dopo 60 anni siamo ancora qui a lottare per doverci far riconoscere. Siamo peggio peggio degli Indiani d’America!!!”.

La chiosa è stata all’insegna della diffidenza verso chi – Croati e Slavi – è ancora troppo morbido nella condanna di quei crimini contro l'umanità. “Per loro non è pentimento vero, è solo una questione politica per entrare in Europa…”.

da Fabrizio Valenti su www.cittaoggiweb.it
 

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