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Possamai a Menia: ma Trieste non può aspettare (Il Piccolo 17 lug)

Tralascio l’esercizio della polemica e della risposta punto su punto. Ma noto che Roberto Menia pone una serie di domande, le pone in una logica retorica e tuttavia sono tout court quesiti (e non a tutti nemmeno il sottosegretario darebbe risposte granitiche). Domande sulle quali la grande maggioranza della popolazione ha dimostrato di essere più avanti di buona parte del ceto politico triestino, proprio come come si vede dal sondaggio voluto dal Centro di documentazione multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata. Ma su un paio di punti vorrei insistere. Menia sostiene che i gesti compiuti all'ex hotel Balkan e al monumento all'esodo degli istriani sono ìmpari, rimarca che ben altro significato avrebbe avuto una visita alla foiba di Basovizza.

Osservo che l'elaborazione dell'esito del secondo conflitto mondiale sul confine giuliano, e delle sue pesantissime eredità, è durata decenni in Italia. Può essere che il percorso di analisi di quelle vicende storiche, e in particolare degli scontri che hanno nella foiba il loro terrificante dato simbolico, sia nell'ex Jugoslavia meno maturo di quanto sia in Italia. Ma attendere un perfetto allineamento tra il pensiero politico prevalente in Italia e in Slovenia, cogliere insomma una dimensione di reciprocità millimetrica implicava la spesa di un tempo indefinibile. E invece Trieste aveva e ha urgenza di superare la forma mentis del contrasto, che ha prodotto lo stallo e il declino degli ultimi decenni. L'incontro tra i tre presidenti d'Italia, Slovenia e Croazia all'ex Balkan e al monumento all'esodo è un punto di svolta politico e, insieme, la consegna agli storici della materia del contendere.

Rilancio a Menia la provocazione che gli ho rivolto prima del concerto di Riccardo Muti: se ama davvero Trieste e la patria italiana, metta la sua intrapresa e la sua intelligenza politica al servizio del futuro. E definisca situazioni di materiale co-operazione tra popoli e Stati divisi fino a ieri da una linea di confine, superata oggi dall'idea stessa di unione in Europa.

Paolo Possamai

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