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Pola: l’isola dei Frati torna alla città (Il Piccolo 10 gen)

POLA L’Isola dei Frati o semplicemente Scoio Frati, che si trova di rimpetto all’elegante Albergo Histria, è tornata a essere proprietà della città di Pola che ha vinto un contenzioso giuridico con lo Stato. Ai tempi dell’ex Jugoslavia l’isolotto è stato sempre un luogo aperto per lo sport e il tempo libero dei cittadini e delle società sportive.

Con l’avvento della Croazia sovrana e indipendente Zagabria ha fatto la voce grossa, ”scippando” l’isola alla città per scongiurare il pericolo della cementificazione. E forse ha fatto bene. Pola però non si è mai rassegnata alla perdita dell’immobile ed è ricorsa alle vie legali, vincendo la causa. Scoio Frati è stato ora affidato alla gestione della Società di pesca sportiva Bunarina. L’isolotto continuerà dunque a essere il ritrovo estivo dei pescatori, delle famiglie dei polesani, diverse delle quali nei mesi caldi vi piantano le tende. Molto interessante la storia di questo suggestivo angolo di paradiso. I documenti più antichi dicono che nel 1690 per volere del Senato, sull’Isola di Veruda (così si chiamava all’epoca) venne aperto un osservatorio per il controllo delle navi che arrivavano o che lasciavano Pola. Più che di un controllo merceologico si trattava di un controllo di carattere sanitario degli equipaggi, onde evitare contagi ed epidemie. Si narra tra l'altro di un cancelliere, Giacomo Antonio Lombardo, che nel 1782 perse con tutta probabilità il suo alto incarico per una noncuranza amministrativa, ossia per avere lasciato navigare in acque polesi senza i dovuti controlli sanitari le imbarcazioni di tali Antonio Marzola di Cherso e Niccolò Albanese di Veglia. Che cosa centrano i frati? Nel 18.o secolo i Francescani della Provincia zaratina costruirono qui il loro convento e da qui l'origine del nome dell'isola. Il convento venne soppresso nel 1806, ai tempi di Napoleone quando furono chiusi numerosi altri conventi, chiese e confraternite. I frati francescani sono tornati a Pola nel 20.o secolo, all'epoca della costruzione della Chiesa di Sant'Antonio di Padova (benedetta il 1.o novembre 1931) e del convento adiacente. Dopo la Seconda guerra mondiale l'isolotto acquistò la sua attuale funzione, di luogo di scampagnate all'aria aperta, magari per raccogliere asparagi in primavere. E qui si snocciolano tantissime microstorie e vicende dei polesani che hanno offerto lo spunto per poesie e racconti letterari.

(p.r)

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