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Petizioni per salvare i consolati di Spalato e Capodistria – 06ago13

Se qualcuno pensava che la Comunità nazionale italiana e gli esuli giuliano-dalmati avrebbero assistito in silenzio e con le mani in mano alla chiusura dei Consolati italiani a Spalato e Capodistria si sbagliava di grosso.

La reazione dalmata

Immediatamente dopo aver appreso la notizia relativa alla possibile chiusura del Consolato italiano nella città di San Doimo (prevista per il 1.mo dicembre 2013), gli attivisti della Comunità degli Italiani di Spalato si sono “rimboccati le maniche”. Hanno promosso una petizione a sostegno del Consolato italiano e creato un gruppo Facebook per illustrare a tutte le persone interessate le ragioni della propria “battaglia”. Nell’arco di pochi giorni il gruppo Sosteniamo il Consolato italiano di Spalato (www.facebook.com/groups/1398383977045191/) ha raccolto oltre 230 adesioni.

Il presidente del sodalizio di via Baiamonti, Damiano Cosimo D’Ambra, nella lettera d’accompagnamento alla petizione ha sottolineato le gravi ripercussioni che la chiusura del Consolato avrebbe non solo per gli italiani e croati, residenti o di passaggio, non solo a Spalato, bensì in tutta la Dalmazia del centro-sud. “Le porte delle comunicazioni e degli interscambi culturali, socioeconomici esistenti e futuri, praticamente saranno chiuse per sempre. Pertanto il presidente della Comunità degli italiani di Spalato indice una petizione affinché la chiusura del Consolato non avvenga, data la sua posizione strategica, importante per la Croazia e l’Italia”, si legge nella nota di Damiano Cosimo D’Ambra.

La petizione può essere sottoscritta inviando per posta i propri dati personali (nome e cognome, numero di un documento d’identità, firma e data della compilazione del modulo) alla CI di Spalato (Via Bajamonti 4, 21000 Spalato – Croazia).

La petizione on line

Un’iniziativa analoga è stata promossa anche sul sito Change.org, una piattaforma on-line gratuita di campagne sociali. La petizione in questione è rivolta direttamente al ministro italiano degli Affari esteri, Emma Bonino, allo scopo di evitare la chiusura non solo del Consolato italiano di Spalato, ma pure quella del Consolato generale d’Italia a Capodistria.

I promotori di questa iniziativa si sono premurati di porre in evidenza il fatto che la presenza italiana in Istria, Quarnero e Dalmazia ha radici storiche millenarie. “Ancora oggi queste terre sono in buona parte bilingui, abitate da una nutrita comunità di italiani a cui si aggiungono i tantissimi esuli nati in quelle regioni e costretti ad abbandonare le proprie case e a rifugiarsi in Italia in seguito al Trattato di Pace e al Memorandum di Londra del 1954, ma ancora legati alla propria terra d’origine.

I consolati italiani in Istria, Quarnero e Dalmazia rappresentano un punto di riferimento culturale e sociale importantissimo per la comunità italiana del posto, e un insopprimibile baluardo a difesa dell’identità italiana in terre già così colpite dai fatti storici.

Inoltre l’Italia esercita da sempre un importante ruolo culturale e commerciale nell’area balcanica e adriatica, reso possibile anche dalla presenza delle sedi consolari e delle comunità locali: i tagli di spesa non possono colpire realtà così importanti per i nostri connazionali, cruciali anche ai fini dell’interesse nazionale”, si legge nel messaggio che introduce la petizione. La petizione, sottoscrivibile on line all’indirizzo Internet www.change.org/it/petizioni/ministero-degli-affari-esteri-impedire-la-chiusura-dei-consolati-italiani-a-capodistria-e-a-spalato ha raccolto 268 adesioni (dato aggiornato al 5 agosto).

Un’opportunità per il futuro

Ma forse più del numero delle firme in questo caso contano le ragioni che hanno motivato i sottoscriventi ad aderire all’iniziativa lanciata su Change.org. Antonella Tudor Tomas di Spalato, ad esempio ha osservato che in seguito all’adesione della Croazia all’UE gli scambi commerciali tra le due sponde dell’Adriatico sono destinati a intensificarsi. “Il Consolato è importante sia per il passato, ma anche e soprattutto per il futuro”, ha chiarito Antonella Tudor Tomas. Mentre Carla Cace, nipote di esuli dalmati di Castel Fusano (Roma), ha rilevato l’imperativo morale di non cancellare la storia.

da “la Voce del Popolo” del 6 agosto 2013

 

 

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