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Perasto, ”fedelissima gonfaloniera” di Venezia (Voce del Popolo 12 set)

Dei fasti del tempo in cui Venezia le concedette il titolo di “Fedelissima gonfaloniera” rimagono gli edifici, decisamente imponenti per una località così piccola, le torri difensive, le numerose chiese. Oggi Perasto (Perast) è un’incantevole cittadina affacciata sulle Bocche di Cattaro con soli 360 abitanti la cui suggestiva bellezza è purtroppo offuscata da un degrado avvertibile a colpo d’occhio: tetti sfondati, preziose bifore come tante occhiaie cupe su interni crollati, scaloni rovinati sopra antiche calli. Eppure se ne avverte la spiccata signorilità; è un’antica e aristocratica cittadina decaduta sebbene qualche palazzo sia stato ricostruito e altri si restaurino. Gli edifici, secolari e orgogliosi testimoni di vecchie glorie, risalgono al XVII e XVIII secolo. In compenso la meravigliosa flora mediterranea ne esalta l’immagine paesaggistica. Sulla riva una chiesa importante con uno spazioso sagrato delimitato da palme; alle spalle torrette e case di pietra bianca che si arrampicano sulle pendici dell’impressionante massiccio montagnoso che degrada in mare, spaccato dalla strada costiera.

Una perla barocca

La cittadina annega nel biancore dei suoi palazzi le cui ombreggiature disegnano fantastici arabeschi nel verdeazzurro del mare. Facente capo alla municipalità di Cattaro, da cui dista soli 12 chilometri, è dichiarata città monumento sotto tutela perchè tutta costruita in pietra; costituisce la più importante testimonianza di architettura barocca della costa orientale dell’Adriatico. Da qui si dipana la trasversale alpina per il monte Lovčen. I primi cenni sull’esistenza della città risalgono al 168 a. C. In una grande e scolorita lapide infissa sulla facciata di un ristorante sulla riva distinguiamo il cognome degli Zrinski, i conti Frangipane, signori feudali dell’Adriatico settentrionale ma non riusciamo a farci spiegare il nesso tra loro e questo lembo di terra montenegrina.

Protetta da nove torri

Perasto, stretta nel bacino più interno delle Bocche di Cattaro, sorge su di un promontorio che divide la baia di Risano da quella del capoluogo, esattamente di fronte allo Stretto delle Catene. La sua è una storia antichissima, perchè remote sono le sue origini ma è nel Medioevo con la sudditanza alla Repubblica di Venezia, cui appartenne ininterrottamente dal 1420 al 1797, che conosce ricchezza e notorietà. Le cronache del tempo citano 12 importanti “Casade”, ossia famiglie di notabili. Il periodo di maggior splendore risale appunto al Settecento allorchè Perasto contava quattro cantieri navali, una quarantina di imbarcazioni mercantili e una flotta militare di circa cento navi su 1.700 abitanti. Sono pertanto dell’epoca della Serenissima le nove torri difensive che cingono la cittadina la quale, sebbene non dotata di mura di cinta non fu mai espugnata dai Turchi, la Fortezza di Santa Croce (1570), i sedici palazzi barocchi e le diciannove chiese, di cui due ortodosse. È a Perasto che nel Diciasettesimo secolo funziona anche il primo Istituto Nautico diretto dal capitano Marko Martinović (1663-1716) alla cui scuola di formavano i marinai russi di Pietro il Grande.

«Ti con nu, nu con ti»

Il titolo di “Fedelissima gonfaloniera” se lo meritò nel 1368 per l’aiuto dato alla flotta veneta e per riscontro la città ebbe l’onore e il privilegio di custodire il gonfalone di guerra della Serenissima: dodici Gonfalonieri di Perasto costituivano la guardia personale del Doge durante le battaglie e avevano il compito di difendere lo stendardo sulla nave ammiraglia. Nella battaglia di Lepanto ne perirono otto. La storia ricorda che la devozione della cittadina alla Repubblica di Venezia non venne meno neppure alla caduta della Serenissima e mentre il 12 maggio 1797 il Doge deponeva le insegne di San Marco, i perastini giurarono di rimanere veneziani e ressero autonomamente la città fino all’arrivo delle truppe austriache. I vessilli veneti garrirono al vento fino al 23 agosto di quell’anno, giorno in cui vennero sepolti nel corso di una solenne crimonia sotto l’altare del Duomo. Gli antichi documenti riportano che il Capitano della Guardia, conte Giuseppe Viscovich nel consegnare il gonfalone veneto ai sacerdoti pronunciò al cospetto di tutto il popolo un commovente e struggente discorso di commiato. Un discorso in cui viene esaltata la fedeltà a Venezia, passato alla storia col titolo di “Ti con nu, nu con ti”. Da questo doloroso addio a una realtà brutalmente spezzata, Luciano Brunelli ha composto la canzone “Perasto 1797” che qualcuno ha definito un’opera d’arte e che è una delle più commoventi testimonianze d’amore che Venezia abbia mai avuto, composizione musicale vincitrice di svariati premi. Tra questi il Premio Torricella 1998, il Leone D’oro di Venezia 1999 e la Gondola d’oro 1999.

 

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