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Per gli Esuli solo la memoria (Il Piccolo 15 gen)

LETTERE

Tempo fa passeggiando sul lungomare ai limiti di un boschetto vicino Mareda con un gruppetto di amici piranesi, Lucia mi si avvicina e, seria seria, mi fa: «Te sa Marino, che el mio povero papà el me parlava spesso del nostro Piran, el me diseva de sentir tanto la mancansa de la nostra casetta, del suo tocheto de tera». E mi, ingropada, ghe rispondevo: «Ma dai papà!, no far cussì, anca qua te ga el tuo quartierin, sta bon dai!». E lui, pensieroso, dopo un poco: «Te ga ragion sa, ma xe più forte de mi!». Alcuni minuti dopo Lucia continuò così: «Te sa Marino, che adesso anca mi scomincio a sentir la mancansa de la mia caseta». Non riuscii a replicare dato che stavolta fui io a «ingroparmi». Questo raccontino verissimo la dice lunga sul nostro essere esuli, sulle sofferenze che nonostante gli anni trascorsi dalla fuga ci perseguitano. Ormai siamo giunti ai soli ricordi su ciò che fu la nostra terra, la nostra semplice vita, anche se gli slavi perseverano nel tentativo di cambiarne la storia con interventi anche stupidi come cancellare le testimonianze dei miei avi scalpellando le scritte in latino e gli stemmi delle famiglie piranesi dalle statue di pietra della cisterna del mio Portadomo.

Marino Trani

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