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Pacificazione con giustizia (Il Piccolo 10 gen)

LETTERE

Le interviste rilasciate dal presidente croato – «Mesic rilancia la pacificazione con Italia e Slovenia» – e dal ministro Frattini, pubblicata su Il Piccolo del 3 e 5 gennaio, hanno dato il via a una serie di commenti e prese di posizione da parte dei politici triestini. Vediamo in breve cosa hanno dichiarato sullo spinoso tema dei beni degli esuli.

Il presidente Mesic ha affermato che la restituzione dei beni è una questione risolta dai trattati, per cui vale la regola del «pacta sunt servanda», dimenticando che il diritto romano precisa anche che «pacta quae turpem causam continent, non sunt observanda», e ritengo non ci possa essere niente di più turpe del trattato riservato finora agli esuli, prima rapinati dal regime comunista jugoslavo e poi truffati dal governo italiano, che con i loro beni ha pagato le riparazioni di guerra alla Jugoslavia e dopo sessant’anni non ha ancora provveduto a restituire agli esuli l’importo preso in prestito arbitrariamente nel momento del bisogno. Mesic, inoltre, dimentica che la Croazia per prima non ha rispettato i termini dell’Accordo di Roma del 18 febbraio 1983, poiché non ha pagato la sua quota (pari a 37 milioni di dollari) dei 110 milioni di dollari per l’indennizzo globale dei beni della zona B, tanto è vero che, un avvocato croato si è così espresso al riguardo: «L’Italia, sulla base del principio ”pacta sunt
servanda”, ha diritto a denunciare l’Accordo di Roma e di dichiararne la risoluzione per inadempimento della controparte. Quindi la questione dell’indennizzo dei beni della ex Zona B – di cui all’art. 4 del Trattato di Osimo – non può essere considerata risolta da trattati internazionali. Pertanto le domande di restituzione presentate dai cittadini italiani per i beni della ex zona B del Territorio libero di Trieste devono considerarsi valide e non più rigettabili».

L’Italia potrà così ridefinire l’importo irrisorio di 110 milioni di dollari, pari a solo il 5% del valore reale dei beni della ex zona B.

Dal canto suo, il ministro Frattini nell’intervista riconosce il diritto degli esuli al risarcimento: «Cercheremo le risorse economiche e finanziarie». È giusto, ma dovrebbe anche chiedere subito a Zagabria di togliere la discriminazione sulla restituzione dei beni agli esuli, prima dell’apertura del mercato immobiliare croato agli stranieri, affinché non vadano perduti anche gli ultimi beni restituibili. Frattini, afferma inoltre che «la pacificazione è possibile». Sì, è possibile e auspicabile, ma prima deve essere resa giustizia agli esuli, poiché, come il Papa Wojtyla ha sempre sostenuto, non ci può essere pace senza giustizia.

Silvio Stefani

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