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Otto anni fa cadeva il Muro di Gorizia

Otto anni fa la piazza della Transalpina è stata al centro dell’Europa. Per festeggiare l’allargamento dell’Ue, l’allora presidente della Commissione europea Romano Prodi aveva scelto di venire a Gorizia e Nova Gorica e aveva brindato qui, insieme ai primi cittadini Vittorio Brancati e Mirko Brulc, l’ingresso dei 10 nuovi membri. Nel libro del Comune aveva scritto di fronte a un sindaco emozionatissimo: «Oggi è la più bella giornata di tutta la mia vita politica. Da tanti anni aspettavo che cadesse l’ultimo muro. Grazie!». Uscendo dal municipio Prodi aveva poi aggiunto, a voce: «Sono qui perché ho Gorizia nel cuore». I mesi che precedettero quel 30 aprile furono intensi. Per documentare ciò che stava accadendo sulla frontiera italo-slovena si erano mossi i media di tutto il mondo.

Il 21 aprile il francese Le Monde aveva onorato la città della prima pagina. La Cnn aveva mandato una troupe per raccontare, tra le altre cose, il “miracolo” del bus transfrontaliero. Gli occhi di tutti guardavano verso il piazzale della vecchia stazione nord «rimasta di là del confine». I tempi della guerra fredda, delle strisce bianche di calce, dei reticoli di filo spinato, delle graniciari armati, del contrabbando di sigarette erano ormai alle spalle. Anche se c’è stato chi ha listato a lutto il tricolore il giorno dopo la festa, “Il Piccolo” titolava sulla prima pagina del 1° maggio “Cade il muro di Gorizia, è nata la nuova Europa” e in quello stesso giorno, simbolicamente, gli allora leader di Cgil, Cisl e Uil Savino Pezzotta, Luigi Angeletti e Guglielmo Epifani venivano a celebrare la festa nazionale del lavoro proprio a Gorizia. Un fiume di ventimila bandiere sfilò da piazza Vittoria alla Transalpina. Di lì a tre anni, era il 20 dicembre 2007, la Slovenia avrebbe aderito al trattato di Schengen e vennero tolti le sbarre ai valichi confinari.

A sollevare per l’ultima volta la sbarra del valico di Casa Rossa, insieme a Brulc, cinque anni fa, fu Romoli, che da pochi mesi aveva sostituito alla guida della città Brancati. Ma di quell’entusiasmo e di quel fermento che avevano preceduto quegli eventi, oggi, con la crisi dell’euro e dell’Europa sullo sfondo, con i problemi del lavoro e la riforma della sanità regionale in primo piano, cosa rimane? Rimane solo un mosaico, verrebbe da dire, usando il senso comune. Un’opera che incuriosisce sicuramente i turisti, ma che Gorizia e i goriziani non sono mai riusciti davvero a metabolizzare. E sempre usando il senso comune, rimane una collaborazione transfrontaliera basata sul Gect, uno strumento che hanno capito i politici, ma non certo i cittadini. Rimane ancora qualcosa, ma per dire cosa rimanga, bisogna sforzarsi e pensare.

Rimane il bus trasnfrontaliero, rimane qualche manifestazione sportiva, rimane qualche appuntamento culturale, rimane un po’ di shopping transfrontaliero. Ma poco più. Usando il senso comune, s’intende. Usando invece la prospettiva dello storico rimane dell’altro: «La conquista di cui forse oggi non ci rendiamo ancora conto – spiega Lucio Fabi – è la libertà di spostamento che abbiamo ottenuto dopo la caduta dei confini».

Stefano Bizzi

“Il Piccolo” 29 aprile 2012

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