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Opposti nazionalismi: la voce slovena (Il Piccolo 10 set)

LETTERE

Non era mia intenzione rispondere alla replica di Stelio Spadaro sul presunto nazionalismo del sottoscritto e del partito di cui sono segretario, in quanto egli si è limitato a ribadire le sue note tesi. Ma l’intervento di Tarcisio Barbo, consigliere comunale del Pd, che ritorna sulle medesime tesi, obbliga alla chiarezza, poiché significa che le idee di Spadaro non sono personali e fanno parte della politica del Pd.

Il sottoscritto non ha svolto alcuna difesa d’ufficio, perché la difesa presuppone un’accusa, mentre qui si tratta di pensieri politici diversi, e non d’ufficio, perché un segretario ha il dovere di esporre le idee del proprio partito. Barbo poi sa che quando mi esprimo, lo faccio con convinzione e non per chiacchierare.

Quanto al mio pensiero sulla visita dei tre presidenti, Tarcisio Barbo ha certo rilevato che ho esplicitato, quindi contestato, gli atti nazionalistici di stampo squadristico compiuti in queste terre. Non so che altri malefici risvolti nazionalistici non ho contestato, spero non ritenga tale l’autodifesa contro il genocidio culturale e fisico perpetrato dal regime fascista, poiché allora mettiamo in discussione anche la Resistenza o i fucilati dai tribunali fascisti. Se poi si vuole solo portare la tesi degli opposti nazionalismi, tanto per fare di ogni erba un fascio, senza raccontare tutta la storia o precisare di quali atti si sta parlando, allora non sono più d’accordo.

La Slovenska skupnost non ha mutato né nome né simbolo né valori e sino al crollo della Jugoslavia veniva ostacolata dal comunismo di quel paese (e dal Pci) con argomenti simili a quelli ora usati da Stelio Spadaro, che però anche contesta al comunismo jugoslavo il nazionalismo antiitaliano. Penso che sia necessaria più chiarezza.

D’accordo invece sull’opera dei presuli triestini da mons. Bellomi in poi per l’armonia tra i fedeli di diversa nazionalità nella chiesa locale e nelle nostre terre. In questo contesto sarebbe bene portare l’attenzione su mons. Karlin, trascinato nel 1919 dai nazionalisti fuori dal palazzo vescovile ed a dare sepoltura con gli altri a mons. Fogar, vittima del nazionalismo, perché difensore di una giusta convivenza, sul quale pesa ancora il veto della politica locale.

Peter Mocnik

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