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Non avere paura di avere coraggio (L’Arena di Pola dic ’11)

Carissimi lettori,

un altro anno della nostra vita associativa sta per concludersi ed è, pertanto, tempo di rivolgere lo sguardo a ciò che è stato e, soprattutto, a ciò che ci aspetta.

Accingendomi a scrivere questo editoriale, sono andato a rivedermi – ed invito anche altri a farlo – tutto quanto ci siamo detti sulle pagine del nostro giornale negli ultimi dodici mesi a partire dal saluto/augurio rivoltovi nel dicembre scorso dal Presidente Argeo Benco che, evidenziando la continuità con il passato, indicava chiaramente quale sarebbe stata la linea d’azione, incentrata sullo svolgimento del nostro Raduno nazionale a Pola, che il LCPE intendeva sviluppare nel corso del 2011 e che con successo e soddisfazione, checché ne dica chi ci vuol male, abbiamo portato a compimento.

Ciò che intendevamo fare, in accoglimento di quanto richiestoci dalla maggioranza dei nostri soci – quantomeno di coloro che hanno fatto sentire la propria voce e che sono, quindi, i soli ad avere il diritto di critica – l’avevamo detto e motivato, dando spazio e rispondendo anche a quanti ci avevano espresso le proprie riserve. Che la maggioranza degli esuli fosse contraria all’auspicato, non solo da noi, riavvicinamento con chi è rimasto è un qualcosa che trova riscontro solo nelle critiche di chi è convinto che la ragione sia dalla parte di chi più alza la voce. La nostra decisione di ritornare da ESULI, ovvero con l’orgoglio di cosa siamo e rappresentiamo, e non da turisti nei luoghi d’origine è stata una scelta autonoma e ponderata. L’abbiamo assunta sulla base dei segnali di mutamento raccolti nei cui confronti, peraltro, non abbiamo mancato, quando è stato il caso, di esprimere riserve e critiche. Continueremo, pertanto, a svilupparla con l’obiettivo di dare sempre maggiore concretezza a ciò che oggi è ancora magari riscontrabile solo a livello di parole e/o buone intenzioni; per farlo siamo pronti ad assumerci la responsabilità di rompere con consolidate convinzioni e con schemi da troppo tempo cristallizzati senza, per questo, minimamente dimenticare o sminuire ciò che è stato.

Dovrebbe, ormai, essere ai più evidente che il pur sacrosanto impegno per la tutela del diritto alla restituzione dei nostri beni e/o al loro risarcimento non è più sufficiente a giustificare il nostro associazionismo; che lo stesso trova una ben più valida motivazione ed un più lungo respiro nella ricerca e nell’approfondimento della verità storica del nostro vissuto, ivi inclusa la scoperta di dove giacciono i nostri morti ed ancora nell’impegno, nostro e dei nostri discendenti, per preservare l’italianità delle terre che amiamo e che visceralmente sentiamo ancora nostre, anche se tali oggi non lo sono – ma potranno esserlo di più domani nel contesto europeo – e sono diverse da come le abbiamo conosciute. È un impegno che si colloca su una linea di assoluta continuità con il passato ma che per concretarsi abbisogna di un nuovo tipo di approccio che, stante l’assoluta sterilità sin qui manifestatasi nel muro contro muro, non può che risiedere in una maggiore disponibilità al dialogo, al confronto, al rispetto anche delle ragioni dell’altro ed alla ricucitura di ciò che la storia ha strappato.

 

In tempo di consuntivi, oltre a volgere lo sguardo all’esterno, è altresì opportuno guardare all’interno del proprio corpo associativo. Ebbene, i riscontri non possono dirsi positivi anzi, pur rientrando nel corso naturale delle cose, direi persino allarmanti.

Nel corso del 2011, più che negli anni passati, abbiamo avvertito il peso del trascorrere degli anni. Molti conterranei ed amici ci hanno definitivamente lasciati ed altri ci hanno scritto per dirci, con rammarico, di non essere più in grado di seguire le nostre cose. Riempire i vuoti che vanno creandosi risulta sempre più difficile sia perché le nostre giovani generazioni sono più portate a guardare al futuro che al passato e sia perché, causa le nostre persistenti divisioni e diatribe, non riusciamo ad esercitare un effettivo potere di attrazione nei confronti di potenziali amici e simpatizzanti. È un qualcosa che dovrebbe indurci tutti a riflettere, a ricompattare le fila ed a puntare su qualcosa di nuovo e di diverso per suscitare nuovi entusiasmi.

Peraltro, un senso di frustrazione e stanchezza per l’impegno profuso, che pur dando qualche soddisfazione ci ha soprattutto procurato amare delusioni, incomincia a pervadere anche coloro che per il loro attivismo hanno sin qui rappresentato un preciso punto di riferimento inducendoli al disimpegno.

Ne cito uno per tutti, perché assai conosciuto e perché, oltre ad essere stato a lungo consigliere del LCPE e per qualche tempo il direttore, è stato un prezioso e fondamentale co-redattore della nostra «Arena»: l’amico Piero Tarticchio che, in una delle sue pagine di questo stesso giornale, prende commiato da tutti noi. Lo faccio con particolare gratitudine perché a lui si deve la salvezza del nostro giornale, allorché l’allora direttore Pasquale de Simone aveva deciso, ormai oltre un decennio fa, ti tirare i remi in barca e nessun altro si era fatto avanti per raccoglierne il testimone; perché con la sua padronanza del nostro dialetto e la sua vena letteraria e artistica ha in tutti questi anni impreziosito la nostra testata; perché da lui molto ho imparato.

Grazie Piero; un grazie che estendo alla memoria della tua cara Pit, a tua figlia Simona ed a tutti i tuoi personali ed affezionati collaboratori. Avvertiremo tutti la tua mancanza e sono certo che non mancherà prossimamente l’occasione di dimostrarti, anche in maniera concreta, il nostro apprezzamento.

 

Per concludere, mi sovviene l’incitamento rivolto a suo tempo ai fedeli da Papa Wojtyla – Non abbiate paura! – successivamente, per così dire, completato dall’attuale Pontefice in: Non abbiate paura di avere coraggio! Coraggio di che cosa? Di guardare al futuro; di affrontare il nuovo; di esprimere liberamente le proprie convinzioni; di stendere la mano al più o meno datato “nemico”; di farsi avanti e impegnarsi per subentrare a chi lascia…

Non è l’oggi a dire chi ha torto e chi ragione… Domani si vedrà!

 

Buon Natale e Felice 2012 a Voi ed ai vostri Cari.

Silvio Mazzaroli

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