ANVGD_cover-post-no-img

Nino Benvenuti: portiamo in Italia il vecchio Griffith (Il Piccolo 17 dic)

di BRUNO LUBIS

TRIESTE Nessuno come lui ha disputato 330 round con titoli mondiali in palio nelle categorie dei welter e dei medi. Ha fatto 112 incontri da professionista: mica uno scherzo. È stato campione mondiale nei pesi welter e nei pesi medi, praticamente imbattibile nella sua categoria dei 66 chili; veloce ma troppo basso (anche un minore allungo) per un peso medio, maestro nelle schivate muovendo il busto come un capitone ma senza il pugno che tramortiva. Usava il destro e il sinistro con uguale bravura, praticamente demoliva con pugni in serie gli avversari.

Adesso a 72 anni Emile Griffith ha bisogno di cure e di assistenza perché è aggredito dal morbo di Alzheimer, la fortuna accumulata (qualche milione di dollari) è stata spartita già dai bei tempi tra i famigliari, la mitica mamma Emelda che lo seguiva pittoresca a bordo ring, e gli otto tra fratelli e sorelle che hanno continuato ad abitare nelle Isole Vergini. Lui, Emile Griffith, aveva tenuto per sé un appartamento a New York, dove sono passati innumerevoli amanti.

Nel momento del bisogno si è fatto vivo un amico, l’avversario che più d’ogni altro ha valorizzato la carriera di quel formidabile pugilatore dalla pelle scura, dai capelli crespi, dalla resistenza alla fatica sovrumana e dalla velocità non comune. Nino Benvenuti (istriano) si è fatto promoter del vecchio fighter contro il quale ha scambiato pugni in tre formidabili occasioni, negli Stati Uniti tre il 1967 e 1968, al Madison Squadre Garden e allo Shea Stadium. Griffith era il campione mondiale dei pesi medi e Neeno (così scrivevano il suo nome i giornali d’Oltreoceano e i tabelloni delle reclame) la speranza bianca. Gli Stati Uniti erano molto più razzisti di oggidì, un negro sul trono dei massimi (Patterson, poi Sonny Liston, Cassius Clay che diventa Muhamad Ali) o dei pesi medi (Griffith) non era facilmente accettato. Erano anni nei quali trovava comprensione il Ku Klux Klan, i razzisti che bruciavano negri negli Stati del Sud.

La società Wasp (White, anglo, saxon, protestant) aspettava un bianco che la facesse vedere a quei negri che osavano bastonare giovanotti della classe dominante. Nei massimi si confidava in George Chuvalo, nei medi Nino Benvenuti era quello che ci voleva per conciare per le feste quel ragazzotto delle Isole Vergini (neanche nato negli Usa) che bastonava tutti, addirittura aveva mandato in coma con alcuni pugni di troppo sul ring (e poi era arrivata la morte dopo nove giorni di incoscienza) il cubano Benny Kid Paret che l’aveva scoperto omosessuale e aveva reso pubblica la notizia. L’America puritana aveva condannato senza motivo Hurricane Carter (cantato in una ballata da Bob Dylan) solo perché negro di successo, così Benvenuti era stato accolto da messia. E l’America era ai suoi piedi dopo che aveva battuto nettamente ai punti Emile Griffith. Non s’era accorto, il campione americano, che il biondo ed elegante italiano teneva il sinistro davanti, in guardia normale, e usava il jab di sbarramento ma portava il gancio mortifero con lo stesso braccio, da mancino camuffato. Griffith era finito addirittura al tappeto, contato per 8 secondi.

Nino non aveva sfruttato per bene la favorevole situazione perché problemi familiari non lo lasciavano tranquillo e non poteva presentarsi a New York da uomo divorziato. Benvenuti aveva proseguito la sua epoca d’oro come campione iridato dei medi in Europa, con Griffith (perduta la rivincita allo Shea Stadium e vinta la bella) era rimasto un rapporto umano fatto di tanto rispetto come si deve a un avversario cavalleresco e davvero bravissimo. Benvenuti ha passato un periodo sentimentale piuttosto movimentato e chiudeva la carriera assieme al matrimonio. Oggi vive a Roma e si è vestito da promoter (come si usava dire un tempo nel mondo della boxe) dell’antico antagonista. «Sapevo dei problemi di Emile Griffith perché lo incontravo nei miei viaggi Oltreoceano e lui è anche venuto in Italia qualche volta, l’ho anche portato a Trieste. Sono in contatto col figlio di Emile, Louis, una persona gentile, squisita, attento a suo padre. Louis ha una quarantina d’anni e assieme abbiamo studiato un modo per aiutare Emile. Lo faremo arrivare in Italia probabilmente a febbraio, lo accompagnerò a Roma e a Milano, gli sto organizzando serate di gala, banchetti con tanti ospiti e lui sarà l’attrazione degli appuntamenti. A pagamento, ovviamente. Così Emile tornerà a casa con qualche decina di migliaia di euro che valgono molto più dei dollari. Così potrà curarsi e vivere meglio».

Benvenuti si sta muovendo anche con le case editrici perché Griffith ha firmato una sua autobiografia dal titolo «Eight, nine, ten…and out» nella quale lo stesso ex campione racconta della sua condizione di omosessuale. Non esclusivamente omosex se ha avuto un figlio, Louis appunto.

Qualche mese fa, il vecchio Emile, in uno dei momenti di lucidità, era andato a trovare Bill Gallo, reporter del ”New York Daily News” per raccontargli la sua storia di povertà e di emarginazione. Quello che era stato Fighter of the Year 1964 adesso viveva con il sussidio pubblico e non aveva denaro sufficiente per le medicine che gli servono per tamponare l’Alzheimer. Aveva incantato le folle con i suoi pugni sul ring a confrontarsi con Carter, Dick Tiger, Monzon, Mantequilla Napoles, Nino Benvenuti e il grande pubblico l’aveva dimenticato. Bill Gallo ne ha scritto sul giornale nuovayorchese mentre in Italia già Benvenuti se ne stava facendo carico.

Gallo ha scritto: «È una storia comune a tanti pugili, che soffrono di Alzheimer, che non sono riusciti a salvare il loro denaro a causa di cattivi investimenti o del gioco d’azzardo. Griffith invece ha spartito con i quattro fratelli e le quattro sorelle i guadagni delle borse. Dopo la morte di mamma Emelda, Griffith andò a vivere in un piccolo appartamento. Adesso è lui che ha bisogno dell’aiuto degli amici».

Per fortuna ne ha uno nella lontana Italia: 40 e più anni or sono l’ha preso a pugni, tra un paio di mesi potrebbe procurargli un viaggio in Italia e un gruzzolo di euro che gli saranno utili come l’aria che si respira.

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.